ROMA – Questa volta non è Matteo Salvini a far stare il premier Giuseppe Conte sotto pressione, ma bensì un vero e proprio “sistema” di poteri forti”, di cui non su conosce la faccia e neanche il nome. Possiamo denominarlo “Deep State“, cioè lo Stato sotterraneo, l’insieme di persone ed apparati che si muovono dietro le quinte o su “pressione” delle classi dirigenti, per lanciare messaggi per soli addetti ai lavori, mandare avvertimenti in codice. Il “Russiagate” sta lentamente mettendo in crisi il presidente del Consiglio Conte, costringendolo a renderne conto presentandosi davanti al Copasir .
Tutto questo ha origine da un gioco di minacce velate e rivelazioni incrociate, che servono a tenere costantemente sotto scacco il governo e chi lo guida. L’hashtag è il solito: #Giuseppistaisereno. Ma stavolta il mittente non è solo Matteo Renzi. Russiagate
Un quadro d’insieme, per ricostruire la vicenda. I “Russiagate” in realtà sono almeno quattro. Due negli Stati Uniti, due in Italia. Negli Stati Uniti il primo “Russiagate“ ufficiale lo apre il procuratore federale Müller che vuole appurare se dietro l’hackeraggio delle mail riservate di Hillary Clinton da parte dei russi, alla vigilia delle presidenziali del 2016, ci sia stato o meno lo zampino di Donald Trump, intenzionato a sabotare la candidata democratica. Il secondo “Russiagate“ lo ha aperto lo stesso Trump che a sua volta vuole istruire una contro-inchiesta, per dimostrare che in realtà quel sabotaggio informatico russo nasconde una congiura contro di lui, ordita proprio dai democratici, intenzionati a sabotare la sua elezione alla Casa Bianca.
La ragione per la quale Trump ha inviato in Europa il suo ministro della Giustizia William Barr è molto semplice e chiara: raccogliere informazioni “riservate” di primo mano dai governi amici. Si arriva così ai due “Russiagate made in Italy“. Il primo Russiagate tricolore, viene aperto da Conte: nell’agosto durante la crisi del governo gialloverde, senza darne conto a nessuno, il premier ha autorizzato i vertici dei nostri servizi di “Intelligence” (il Generale delle Fiamme Gialle Gennaro Vecchione, attualmente al vertice del Dis, il capo dell’Aise Luciano Carta e quello dell’Aisi Mario Parente) a incontrare per ben due volte Barr ed il procuratore americano John Durham, ed a cedere loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno. Resta il fatto che Barr è un esponente politico dell’amministrazione statunitense e quindi bisognerà accertare come mai Conte abbia ritenuto opportuno di assecondare tale richiesta a dir poco anomala.
Sul piano giuridico è un atto legittimo in quanto il premier Conte ha mantenuto per se la delega ai servizi segreti, ma molto discutibile e criticabile sul terreno politico. E non a caso la politica gliene chiede conto e giustificazioni.
Passiamo quindi al secondo Russiagate italiano: ad aprirlo è stato Matteo Salvini, che su questa mancanza di trasparenza del premier Conte lo assedia ed incalza. Quanto sinora accaduto induce ad alcune domande conseguenziali ed importanti La prima è: perché Conte, che è anche un avvocato, compie questa imperdonabile leggerezza? Una risposta probabilmente si trova nel tweet cinguettato al mondo da Donald Trump “Giuseppi Conte è un grande, merita di essere confermato alla presidenza del Consiglio” con il quale a fine agosto, all’apice della crisi di governo, il presidente degli USA lo ricompensa della sua obbedienza.
L’ altra domanda è: chi ha fatto filtrare la notizia degli incontri segreti dei nostri 007, con Barr tra agosto e settembre, gestiti ed autorizzati da Conte, e sopratutto perchè è stata fatta trapelare ? La risposta ci riporta come il gioco del Monopoli al punto di partenza: qualcuno del “Deep State”, che non sappiamo e non sapremo mai chi sia, ha voluto lanciare un segnale forte e chiaro a “Giuseppi“, della serie: non ti montare la testa, stai attento a come ti muovi, sei sotto osservazione .
Probabilmente c’è qualcosa che non conosciamo, e chissà, forse un giorno verrà alla luce . L’audizione convocata per la prossima settimana, davanti al Copasir, forse attenuerà le polemiche. Ma forse per Conte ed il suo governo tutto ciò è solo una navigazione notturna nel buio e silenzio del mare, dove a volta si può incontrare qualche scoglio sconosciuto alle mappe. E la barca può colare a picco