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30 Dicembre 2024 16:52

I rapporti fra pm e stampa “amica” ed il giro di veline illegali

L'ex magistrato Federico Cafiero de Raho, ora senatore del M5S, guidava l'ufficio da dove partivano i dossier richiesti dai giornalisti "amici". Ed ora potrebbe scoprire le indagini che in qualche modo lo coinvolgono
di Antonello de Gennaro

L’ iniziativa inaspettata di Raffaele Cantone alla guida della Procura di Perugia di richiedere l’arresto di Antonio Laudati, ex sostituto della Direzione Nazionale Antimafia, e del tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, anche se non tutto torna, e non tutto è chiaro, aiuta in ogni caso a decifrare e capire più di qualcosa, e cioè la gravità delle prove a carico dei due indagati, che è ancora più pesante e grande di quanto si fosse appreso e capito sinora.

I due indagati hanno lasciato le proprie inequivocabili tracce dei loro accessi alle banche dati segrete, e persino lasciato traccia dei documenti passati illegalmente ai giornalisti “amici”, e trasformati , diventati quasi sotto una regia in diretta, degli articoli contro gli avversari politici di turno da colpire ed azzoppare. Ma il peggio è hanno lasciato traccia persino dei tentativi di Laudati e Striano, dopo essere finiti sotto indagine, di insabbiare le prove contro di loro così manipolando di fatto l’indagine della procura di Perugia a loro carico.

Ma non solo. C’è anche altro, che riguarda due aspetti non indifferenti: le coperture e complicità di cui godevano i due indagati, ed i veri obiettivi sui quali si era incardinata l’alleanza tra Laudati, Striano e la stampa amica “a disposizione”. Esiste un dato inequivocabile sulle “coperture” di Laudati : il fiume di notizie segrete che finivano nelle mani dei giornalisti del quotidiano il Domani, editore Carlo De Benedetti, da mesi era sotto gli occhi di chiunque, ed era molto chiaro che le notizie avevano origine quasi esclusivamente dalle Sos, le segnalazioni di operazioni sospette gestite dall’ufficio diretto dal pm Antonio Laudati e gestito dal tenente Pasquale Striano.

Quando si è insediato alla Direzione Nazionale Antimafia il nuovo capo Giovanni Melillo (al posto del predecessore Federico De Raho andato in pensione), è bastata mezz’ora per individuare il canale d’uscita illecita di quelle informazioni, ed ha immediatamente chiuso l’ufficio dove la fuoriuscita di notizie, documenti interrogazioni alle banche dati procedeva indisturbato sotto gli occhi silenti ( o disattenti…) di Federico Cafiero de Raho, attualmente senatore del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione Antimafia. Cafiero de Raho era semplicemente disattento ? No, secondo Antonio Laudati che lo scorso 18 marzo in una delle sue rare dichiarazioni pubbliche, disse a Repubblica: “Non c’è mai stato nulla che ho fatto per ragioni personali” aggiungendo “tutto quello che è uscito dalla Direzione nazionale antimafia aveva la firma del procuratore nazionale”. Un’ affermazione grave e pesante,che da sola basterebbe ed avanzerebbe per rimuovere Cafiero De Raho dal suo attuale incarico istituzionale.

Ma anche il diretto superiore di Laudati, cioè il magistrato Giovanni Russo (ora promosso e passato al Dap) che in tutti questi anni non si è mai accorto di ciò che accadeva nell’ufficio Sos e delle 40.000 ricerche fatte da Striano, molte volte “con leggerezza“, “alla carlona“, per usare le parole dello stesso finanziere Striano in un colloquio con un quotidiano: la sua difesa mediatica visto che a differenza di Laudati ha scelto per il momento di non rispondere alle domande dei pm.

La circostanza che tra i bersagli preferiti dei dossier confezionati da Striano ci fossero esponenti politici (dal centrodestra a Matteo Renzi) invisi al Movimento 5 Stelle, cioè il partito che arruola e candida Cafiero de Raho appena finito il mandato, probabilmente non è una coincidenza accidentale o fortuita. Ma sembrerebbe che di tutto ciò la Procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone non si è occupato. Il problema esiste in Parlamento, ed è bello pesante. La Commissione Antimafia guidata dalla deputata Chiara Colosimo (FdI) si è occupata approfonditamente della vicenda, mediante l’audizione in commissione sia di Melillo che di Cantone, il quale ha parlato di “numeri mostruosi“, di un “mercato che non si è fermato“, e ha sostenuto e spiegato che “Striano non ha agito da solo“.

Adesso il nuovo sviluppo documentato d’indagine, e parliamo di migliaia di documenti raccolti dai pm di Perugia, come annunciato nel comunicato di ieri del procuratore Cantone, stanno per essere depositate anche alla Commissione Antimafia, ma la circostanza più controversa ed imbarazzante è che a questo punto il sen. Cafiero de Raho potrebbe avere visione di questi documenti che riguardano la sua gestione della Dna. Qualcosa di folle ed inaccettabile, su cui tuona il senatore Maurizio Gasparri, componente della Commissione per Forza Italia: “Niente affatto, lo diciamo da mesi, Cafiero De Raho se ne deve andare“.

Sara Giudice e Nello Trocchia

Ma c’è anche qualcos’altro che contribuisce a complicare la situazione, e cioè l’indagine in corso condotta dalla pm Barbara Trotta della procura di Roma nei confronti del giornalista Nello Trocchia del quotidiano il Domani, che è uno dei tre giornalisti del Domani che ricevano ed utilizzavano dei dossier di Laudati , indagato insieme alla moglie Sara Giudice per violenza sessuale ai danni di un’altra giornalista G.P. collaboratrice della redazione di Report (Rai3) . “Viviamo in un mondo stranissimo – dice Gasparri al quotidiano Il Giornale le indagini per violenza sessuale vanno avanti per anni, ora si scopre che un giornalista che riceveva i dossier da un magistrato è stato a sua volta indagato ma è stata chiesta l’archiviazione dell’indagine senza nemmeno interrogare la vittima. E senza nemmeno sequestrare il cellulare di Trocchia: che negli stessi mesi in cui era indagato per stupro avrebbe potuto anche raccontare qualcosa di interessante anche sul mercato dei dossier della DNA. Ma adesso è troppo tardi. Legittimo chiedersi se si tratti di una “svista” giudiziaria, di una “leggerezza” casuale o voluta.

Nel frattempo la pm Trotta e l’aggiunto Prestipino dopo aver archiviato la denuncia, a cui ha fatto seguito opposizione della presunta parte lesa, adesso si accontentano di disporre l’incidente probatorio sulle urine della giornalista denunciante, nelle quali il centro di analisi “Altamedica” di viale Liegi a Roma ha rilevato la presenza di GHB, acido gamma-idrossibutirrico che ha velocemente trovato un ampio numero di utilizzi illegali come droga d’abuso.

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Grazie, Antonello de Gennaro

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