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5 Novembre 2024 09:21

I sindacati protestano sotto la Regione Puglia contro il ricorso al Tar di Emiliano e Melucci sull’ ILVA

Ilva, la gaffe del sindaco di Taranto Cita Sparta ma non sa chi è Leonida. Il primo cittadino Melucci: «Il loro problema è che non sanno chi eravamo, sangue di Sparta, e lo stanno risvegliando...». Il ministro Calenda risponde citando Leonida e la battaglia delle Termopili e il sindaco replica: non ricordi il mio nome, non sono Leonida

ROMA – Le segreterie Cisl Taranto Brindisi e Uil Taranto insieme con i rispettivi Coordinamenti Industria, Appalto e Indotto Ilva, hanno manifestano in via Capruzzi dinnanzi alla sede del Consiglio Regionale di Puglia in concomitanza con lo svolgimento dello stesso Consiglio, con striscioni e bandiere, condivisione e pieno sostegno alla vertenza che vede direttamente impegnate le federazioni di categoria Fim e Uilm. “Il lavoro non si tocca” e “Salute, ambiente, occupazione, senza divisione” sono gli slogan scanditi ripetutamente dagli oltre 200 lavoratori che sono andati a manifestare .

 “Manifestiamo oggi perché dobbiamo dire a gran voce a Emiliano che fare ricorso non è fare il bene della città“, afferma Valerio Dalò, segretario generale Fim Cisl Taranto.Eravamo ad un passo dall’inizio delle opere e della copertura dei parchi minerari – aggiunge – ma così non facciamo altro che allungare i tempi. Abbiamo lavoratori a casa da tre anni, circa 850 unità che a gennaio sarebbero rientrati e invece così restano ancora fuori“.

“Non siamo qui per protestare, ma per cercare un dialogo” sottolinea Antonio Talò, segretario generale Uilm Taranto. “Non siamo con Calenda o con chiunque altro – osserva – ma con la fabbrica e con i lavoratori. Dopo 50 anni abbiamo finalmente una occasione per cambiare le sorti della città. Il ricorso è un errore strategico perché blocca le trattative e allunga i tempi per i lavoratori e anche perché i nostri bambini possano tornare a scuola nelle giornate di vento”.

Una posizione quella della Regione Puglia e del Comune di Taranto , che vede incredibilmente affiancati il Ministro dello Sviluppo Economico, i sindacati , insieme alla InvestCo Italia, la cordata guidata dalla multinazionale franco-indiana Arcelor-Mittal che ha rilevato l’ ILVA , su cui è intervenuta anche la segretaria Cgil, Susanna Camusso, che intervistata questa mattina nel programma Coffee Break su La 7, ha detto che  “è legittimo pensare che il piano ambientale per l’Ilva di Taranto non sia sufficiente ma è stato conquistato un tavolo di confronto con il Governo e quello è il luogo per discutere.

“E’ intorno a quel tavolo che si definiscono le soluzioni – ha detto la Camusso  –  diciamo al presidente della Regione Puglia che quel ricorso non va bene e diciamo al ministro Calenda di non sospendere il tavolo“. Secondo la Camusso il ricorso presentato dalla Regione Puglia e dal sindaco di Taranto contro il piano del governo “è un gioco da bambini, un modo di far saltare l’asta di vendita, Emiliano – ha concluso  – si assuma la responsabilità di venire al tavolo per discutere le soluzioni”.

Nella giornata di ieri ArcelorMittal ha espresso con una nota la propria “preoccupazione a proposito del ricorso al Tar” contro il decreto sull’Ilvain consonanza con le dichiarazioni del Governo – rilasciate dal Ministro Calenda e da altri Ministri – e delle organizzazioni sindacali in merito all’impatto che tale ricorso potrebbe avere su Ilva, i suoi lavoratori, le comunità locali e gli altri stakeholder” aggiungendo che “è un vero e grande peccato che la nostra volontà e capacità di realizzare” gli investimenti previsti “possano essere pregiudicate da questo ricorso“. ArcelorMittal ha conferma inoltre “la propria volontà di procedere rapidamente nel processo di negoziazione con le organizzazioni sindacali, qualora le condizioni generali lo consentano e quando e qualora il Ministro Calenda decidesse di riattivarle“. La società che si dice anche “disponibile a procedere con il dialogo intrapreso con le istituzioni locali interessate agli impianti di Ilva“.

Nel  braccio di ferro sull’Ilva tra la Regione Puglia ed il Comune di Taranto e da una parte e governo dall’altra,  irrompe l’origine e cultura spartana di Taranto che fa incorrere il sindaco Rinaldo Melucci in una ennesima gaffe immediatamente evidenziata e ridicolizzata dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. A  richiamare l’antica Grecia era stato il Sindaco di Taranto, con un suo tweet (molto probabilmente scritto dalla sua “staffista” del cuore) : “Il loro problema è che non sanno chi eravamo, sangue di Sparta, e lo stanno risvegliando... “, seguita da una frase in greco che significa “Vittoria o morte – con lo scudo o sullo scudo“.

Nell’immediata replica. sempre via Twitter, il ministro  Calenda ha “etichettato” Melucci come “novello” re di Sparta, rifiutando il ruolo di imperatore persiano: “Leonida queste non sono le Termopili e io non sono Serse. Ci sono in ballo posti di lavoro e investimenti per l’ambiente. Vi prego di non mettere a rischio Ilva. Ritirate il ricorso e venite al tavolo su Taranto. Fate proposte ragionevoli e il governo vi supporterà“.

Nonostante le vantate origini spartane, destituite di fondamento essendo Melucci originario e residente a Crispiano una città di campagna in provincia di Taranto, il sindaco di Taranto è incorso in una nuova figuraccia: “So che ti occupi molto di @micheleemiliano mentre non ricordi il mio nome, ma il sindaco non si chiama Leonida. @CarloCalenda inizia a rispettare Taranto e convoca il tavolo esattamente come te l’ho chiesto, vedrai che il mio dialogo non mancherà”.

Lapidaria e velenosa la controrisposta di Calenda: “Rinaldo non ti offendere mi riferivo a Leonida il re spartano!! Ma non eri “sangue di Sparta”?”.

 


ecco cosa direbbe Emilio Fede…..
 

 

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