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22 Dicembre 2024 15:44

I soldati russi al fronte in Ucraina intercettati al telefono: “Prima si interrogano i soldati prigionieri, poi si spara”

Le  intercettazioni tedesche, sono state visionate da Der Spiegel, confermano un modus operandi che lascia capire che le stragi immaginate sui corpi dei cadaveri di Bucha e Borodyanka non sono affatto il risultato di schegge impazzite o reparti fuori controllo.

Le milizie russe al servizio di Vladimir Putin spesso utilizzano radio non criptate per comunicare tra loro e semplici telefonini per parlare con casa. Per i servizi segreti occidentali è stato facile intercettare comandi tattici e trasmetterli in tempo reale agli ucraini. Per le compagnie telefoniche ucraine è stato molto più semplice monitorare ed intercettare le sim che chiamavano numeri russi. Quello che ne esce è un quadro a dir poco sconvolgente che conferma i russi come veri e propri carnefici della guerra.

L’uomo in bicicletta

I servizi segreti tedeschi della Bnd, sono riusciti a collegare le loro intercettazioni radio con un video registrato da un drone che aveva già sconvolto il mondo. La geolocalizzazione e l’orario combaciano . Il filmato mostra un carro armato russo che mira e centra un civile ucraina che procede innocuo in bicicletta tra le macerie del villaggio. Ha le mani sul manubrio della bicicletta, e quindi non appare minimamente in grado di nuocere al corazzato che invece gli spara e lo uccide. Dalle immagini mute in bianco e nero, si assiste ad un’esecuzione crudele e ingiustificata ad opera dei russi.

L’intercettazione tedesca rende ancora più assurdo quella morte: pochi secondi o minuti dopo l’orario segnato sul film del drone, dallo stesso luogo, un soldato comunica euforico ad un collega “abbiamo sparato a un ciclista”. Come si trattasse di un successo al tiro a segno in un poligono.

Interrogatori russi = omicidi annunciati

Le intercettazioni tedesche, sono state visionate da Der Spiegel, confermano un modus operandi che lascia capire che le stragi immaginate sui corpi dei cadaveri di Bucha e Borodyanka non sono affatto il risultato di schegge impazzite o reparti fuori controllo. Ascoltando gli accenti ed i nomi dei soldati russi intercettati, si ha la conferma che affianco ai militari molto giovani, sono arrivati anche elementi più esperti ed anziani, probabilmente ceceni e mercenari del gruppo Wagner. 

Nelle conversazioni dei soldati le atrocità russe vengono descritte come giochi o come banali ordini eseguiti. Una violenza che ha seminato terrore diventando un arma di guerra utilizzata per piegare la volontà di resistenza del popolo e dei militari ucraini. Da un soldato all’altro, viene spiegata la regola russa: “prima si interrogano i soldati prigionieri, poi gli si spara“.

L’intelligence ucraina apprende dalle conversazioni dei cellulari dei soldati russi, conversazioni e racconti di un abbruttimento umano che lascia senza parole e commenti. Un soldato delle milizie indipendentiste filorusse telefona alla compagna che sembra vivere in un’area occupata dalle truppe di Mosca. Lui parla in russo, lei piangendo gli risponde in ucraino. “Serghey, tu non puoi capire quel che sta succedendo qui. I soldati ammazzano, sparano, violentano anche i bambini“. Il russo le chiede: “Lo dici per sentito dire o perché l’hai visto?” e la ragazza confessa: “Non volevo dirtelo, ma non riesco più a stare zitta. Quando sono arrivati, gli abbiamo aperto la porta, gli abbiamo dato pane e salame. Ma poi di notte sono tornati con delle taniche di benzina. Ve le diamo in cambio delle due ragazze. Capisci? Avevano 13 e 15 anni“.Il russo: “Ma chi ha fatto una roba del genere?“. E la sua fidanzata ucraina: “Non lo so. Avevano la fascia rossa”. Il segno distintivo delle milizie filorusse.

I russi chiamano spesso con disprezzo “kholki” gli ucraini. La parola “kholki” È un riferimento all’immagine folklorica degli antichi cosacchi con i baffoni e il ciuffo sulla testa rasata. In un’altra intercettazione un soldato russo telefona a quella che sembra la moglie. Entrambi infilano una parolaccia dietro l’altra che, sono lasciate all’immaginazione. Dice il soldato russo: “Questi khokli ci fanno soffrire“.
E la moglie: «Ho paura, guarda che sono già andata al funerale di tre tuoi coscritti. Non farti fregare».
«A me lo dici? Il comandante ha detto che meritiamo la medaglia, ma io gli ho risposto di tenersela e di rimandarmi a casa».gli risponde il soldato. «Ma perché non li sterminate tutti questi khokli?» dice la moglie «Credi sia facile? Non è mica un film questo. Da quando sono qui, non ho visto ancora un soldato ucraino. Gli spariamo le cannonate. Mica è semplice beccarli».

La telefonata choc della moglie al soldato russo: «Ci serve un pc, ruba tutto ciò che puoi»

«Ho preso delle cose per te, dei cosmetici» «Amore mio, tutto per la famiglia, in fondo che uomo russo non ruberebbe tutto? Sophia andrà a scuola presto, un computer le servirebbe, va avanti, prendi tutto quello che puoi» È il contenuto choc di una telefonata fra un soldato russo in Ucraina e sua moglie in patria, intercettata dai servizi di sicurezza di Kiev. A riportarla la giornalista ucraina Anastasiia Lapatina del Kyev Independent  che ha diffuso su Twitter alcune conversazioni scatenando un’ondata di indignazione popolare.

Nelle conversazioni arrivate alla stampa sembra che la rapina ai danni degli ucraini sia la norma nei territori occupati e che il soldato russo sia molto sorpreso dal tenore di vita degli ucraini. La donna infatti domanda al marito se anche gli altri stanno depredando i negozi nelle aree occupate e il marito conferma, lamentandosi di non avere «un sacco» come i suoi commilitoni, per poter portar via più cose.

Poi il soldato descrive l’abitazione dove sta compiendo i furti ed esprime ammirazione per
gli inquilini: «Devono essere gente atletica, hanno un sacco di vitamine costose, anche le maglie da calcio sono incredibili..» e continua «Sono rimasto sorpreso dalla roba di qualità che hanno». Dopo queste parole, arriva il commento della moglie: «Pensa come vivevano loro e come viviamo noi, forse è per questo che combattono, mentre noi che schifo di vita facciamo?». 

Alla fine, il bottino di guerra è piuttosto magro: «Ti ho preso del makeup, poi ci sono delle scarpe da ginnastica, sono carine, numero 38, qui hanno roba di qualità… » dice l’uomo. «Vanno bene per Sophia» osserva la moglie che continua «hanno detto che tornerete presto». Il marito conferma, spiegando che dovrebbero passare per la Bielorussia e quindi per Smolensk. «Ma qui nessuno ci dice niente» conclude sconfortato.

«Ho paura, spariamo anche ai civili»

Questo il tragico scambio di sms tra un soldato russo e la mamma. La chat è stata letta dall’ambasciatore ucraino all’Onu Sergiy Kyslytsya durante la riunione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale: «Mamma, sono in Ucraina» inizia così la chat di un soldato russo inviato sul fronte: «Qui sta infuriando una vera guerra. Ho paura. Stiamo bombardando tutte le città…anche colpendo civili», continua la chat.  Il testo integrale che l’ambasciatore attribuisce a un militare fa cenno anche a come immaginava sarebbe andata questa missione: «Ci avevano detto che ci avrebbero accolti felicemente invece si gettano sotto i carri». Una sorta di ammissione di colpa per quanto riguarda bombardamenti e civili.

La mamma spiega che vorrebbe inviargli qualcosa e non sa dove trovarlo. La risposta del figlio, soldato russo, è drammatica: «Vorrei solo andare via. Che pacco vuoi inviarmi. Siamo in Ucraina… ci chiamano fascisti, mamma! È molto dura». Il Cremlino ha sempre detto che non avrebbe preso di mira i civili, ma le immagini e queste parole sembrano smentire. 

I servizi segreti ucraini hanno rilasciato nelle ultime ore alcune intercettazioni dei militari russi in azione in Ucraina. Negli audio le forze russe esprimono frustrazione, stanchezza, ma non solo. Le conversazioni frammentarie raccontano momenti di alta tensione, confusione, litigi e soprattutto rivelazioni vergognose sui crimini contro i civili inermi.

Si possono ascoltare soldati russi angosciati costretti dai superiori a bombardare villaggi fino a “raderli al suolo” o uccidere tutti i civili in maniera indiscriminata. C’è anche la testimonianza di un soldato dello stupro da parte di tre carristi russi di una ragazza sedicenne. Alcuni militari sperano solo di andare via, di non volere medaglie da Putin. Altri si confessano con i commilitoni dicendo di aver addirittura macellato e mangiato un cane.      

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