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22 Novembre 2024 03:59

I soldi per gli stipendi ILVA non sono finiti, come racconta qualche giornalista…

Un disinformato giornalista del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno ha letteralmente seminato il panico fra i lavoratori dell’ ILVA, a seguito di un suo “articoletto” in cui sostiene che l’azienda commissariato dal Governo, non abbia i soldi per pagare gli stipendi di dicembre, circostanza contraria al vero, in quanto la gestione commissariale può contare sulla seconda tranche del prestito ponte messo a disposizione dalle banche, ed ottenuto certamente non sulla parola, come si usa fare nelle piccole banche paesane con cui qualcuno… è solito interloquire.

Schermata 2014-11-12 alle 02.44.34Queste notizie distorte provengono dai sindacalisti tarantini e da alcune associazioni pseudo-ambientali specializzate esclusivamente nel cercare del facile protagonismo mediatico, peraltro senza avere alcun titolo di rappresentanza istituzionale, nonostante si siano più volte candidati alle elezioni senza alcun risultato.

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Il quotidiano barese (ma in realtà ora di proprietà di un gruppo editoriale siciliano n.d.r.) sostiene che “La Commissione europea ritiene che il trasferimento dei soldi da Milano a Taranto costituisca un indebito aiuto di Stato e che aiuto di Stato sia addirittura anche il prestito ponte concesso da un pool di banche a Gnudi l’estate scorso. Il commissario trattò un prestito di 250 milioni di euro, incassando soltanto la prima tranche da 125 milioni, servita per pagare stipendi e fornitori. L’erogazione della seconda rata del prestito non è più così scontata e così probabilmente sarà lo stesso Gnudi nell’incontro con i sindacati metalmeccanici convocato per mercoledì prossimo a illustrare la situazione che allo stato, senza l’arrivo di soldi freschi, non assicura il pagamento a dicembre dello stipendio di novembre, della tredicesima mensilità e della quota parte del premio di produzione“.  

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A dire il vero non è la Commissione Europea a sostenerlo, ma bensì la solita associazione pseudo-ambientalista tarantina guidata da dilettanti allo sbaraglio e “professorini” di scuole medie, specializzata in comunicati stampa e dissertazioni di ogni e qualsiasi genere !  In realtà la Commissione Europea a seguito dei soliti esposti dei soliti ben noti “agitatori” di professione, ha chiesto come giusto che sia alla gestione commissariale dell’ ILVA semplicemente dei chiarimenti cioè di ricevere una risposta entro il 20 novembre, atto che è ben altra cosa da un’ingiunzione al Governo italiano di fornire le informazioni richieste . Solo in mancanza dei “chiarimenti” richiesti in via formale, si potrebbe aprire una procedura d’investigazione formale, che allo stato attuale non esiste !

Degli stretti collaboratori del commissario Gnudi, infatti smentiscono quanto sostenuto dalla Gazzetta del Mezzogiorno,  in quanto la decisione del Tribunale di Milano non è quella di un organismo governativo e quindi statale, ed infatti il Gip Fabrizio D’Arcangelo ha garantito che i soldi vengano utilizzati con tutte le cautele del caso a seguito di una causa ancora in corso con il Gruppo Riva.

I soldi (un miliardo e 200 milioni di euro) sequestrati ai Riva,  serviranno per un aumento di capitale vincolato all’adeguamento dello stabilimento pugliese alle prescrizioni del piano ambientale di luglio, che ha ampliato il range di interventi già previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), ovvero le norme da seguire per evitare che l’acciaieria continui a inquinare. E non solo ! Questi interventi sono imprescindibili per riportare in piena operatività il grande stabilimento pugliese e poter consentirne la vendita ad uno dei gruppi che si sono candidati per l’acquisto.

Tribunale di Milano
nella foto il Tribunale di Milano

Le azioni derivanti dall’aumento di capitale saranno intestate al Fondo unico giustizia e, per esso, a Equitalia Giustizia. La cura prescritta dal piano ambientale supera gli 1,8 miliardi di euro: 250 milioni sono già stati investiti, i 1,2 miliardi trasferiti oggi ne copriranno gran parte . La possibilità di usare nell’ambientalizzazione i soldi sequestrati ai Riva era già prevista dalla legge Ilva-Terra dei Fuochi dello scorso febbraio ed è stata poi confermata nell’ultima Legge dell’estate scorsa.

Come abbiamo già scritto, e lo spieghiamo nuovamente, con 1,2 miliardi a disposizione, il commissario Gnudi è ora nelle condizioni di affrontare più agevolmente l’enorme partita del risanamento del siderurgico dell’ ILVA di Taranto considerato che l’azienda non aveva in cassa i soldi per i costi dell’ Aia pari a 1,8 miliardi di euro. Quindi non si tratta di aiuti di Stato, ma semplicemente di utilizzare i soldi sequestrati per effettuare i risanamenti che i Riva hanno sempre omesso di attuare.! 


Qualcuno della redazione di Taranto della Gazzetta del Mezzogiorno ignora, o meglio non capisce tali accortezze previste del Tribunale di Milano, e quindi poverino….dimentica di dire che il gip del Tribunale di Milano ha rigettato “per manifesta infodatezza” le eccezioni di incostituzionalità mosse nell’udienza del 17 ottobre dai difensori di Adriano Riva – fratello dell’industriale Emilio Riva scomparso qualche mese fa – e ha proceduto a disporre ed ordinare il trasferimento delle somme. 

Sarebbe interessante anche che qualcuno spiegasse all’estensore dell’articolo-terroristico  (dal punto di vista psicologico per i dipendenti) sull ‘ ILVA ed ai suoi ormai sparuti lettori le ragioni e le fonti che lo inducono ad azzardare affermazioni campate in aria e prive di alcun fondamento, sulla circostanza che “l’erogazione della seconda rata del prestito non è più così scontata“. Ha per caso il giornalista in questione contattato le banche ? Perchè se così non fosse,  tali affermazioni potrebbero configurare una violazione del “segreto bancario” previsto dalle nostre Leggi.

Ciliegina sulla torta….il solito ventaglio di opzioni annunciate sull’esito delle trattative in corso fra il commissario Pietro Gnudi ed i gruppi che hanno manifestato interesse per rilevare lo stabilimento siderurgico tarantino. Ma che grande novità…

Schermata 2014-11-12 alle 02.57.39Evidentemente poverini, alla redazione tarantina della  Gazzetta del Mezzogiorno non sanno più come riempire le pagine del loro giornale, sempre più in crisi, e dove attualmente i giornalisti che vi lavorano in redazione, scrivono ancora soltanto grazie all’ applicazione del contratto di solidarietà, che permette di evitare i licenziamenti individuali e collettivi, distribuendo il risparmio di ore lavorate sulla totalità della forza-lavoro, con il cosiddetto “lavorare meno per lavorare tutti”. Uno strumento contrattuale per evitare la chiusura o la delocalizzazione. Come è possibile quindi a leggere lezioni di imprenditorialità, politica e gestione manageriale, da chi a sua volta non è capace di attrarre lettori,  di far vendere copia del proprio giornale. Tutto ciò non è solo imbarazzante, ma è dir poco ridicolo !

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