Una delle prime disposizioni impartite con una circolare dal capitano di vascello Giovanni Di Guardo al suo arrivo al comando della Direzione di Commissariato della Marina Militare (Maricommi) nella base navale di Taranto , era improntata sulla massima trasparenza con un un richiamo ai “principi normativi sull’integrità” ed al “codice di comportamento dei dipendenti pubblici”.
L’ ordine del giorno firmato da Di Guardo il 23 ottobre 2015 n. 99, riportava nell’oggetto “Piano triennale per la prevenzione della corruzione 2015/2017 Ministero della Difesa – Marina – Massima diffusione presso tutto il personale militare e civile”. Il nuovo direttore di Maricommi arrivato alla base navale di Taranto con l’espresso compito di prevenire altri casi di corruzione, a seguito dell’ondata di arresti effettuati dai Carabinieri di Taranto del suo predecessore, il capitano di fregata Roberto La Gioia e dei 6 ufficiali, un maresciallo e un dipendente civile della base navale di Taranto, i quali a partire dal 12 marzo 2014 vennero spediti in carcere dal Pm Maurizio Carbone, tutti coinvolti nello scandalo che aveva svelato l’esistenza di un vero e proprio “sistema” di tangenti richieste agli imprenditori aggiudicatari degli appalti e per le forniture nella base tarantina della Marina Militare .
Il capitano di vascello Di Guardo aveva dato inoltre disposizione di rendere nota la sua disposizione a tutto il personale dipendente attraverso la pubblicazione della sua “circolare” sul sito intranet della Direzione di Commissariato e disposto anche la creazione di un “link” di collegamento alle pagine dedicate all’ anticorruzione del sito del Ministero della Difesa. Il nuovo comandante di Maricommi Taranto aveva disposto anche che “tutto il personale a cura dei singoli Capi reparto sia sensibilizzato alla lettura dei documenti in esse contenute, in particolare sulla conoscenza del c.d. “codice di comportamento dei dipendenti pubblici” e persino che “il Capo Sezione Affari generali” si attivasse ad organizzare “una serie dedicata di conferenze a favore di tutto il personale civile e militare con cadenza quindicinale con lo scopo divulgativo dei principi normativi sull’integrità“.
Anche questa volta è arrivato il comunicato immancabile ed imbarazzante della Marina Militare che ribadendo la litania del “proprio pieno sostegno all’azione della magistratura” si è dichiarata (a parole…) pronta ad “incrementare le attività ispettive e di controllo al proprio interno al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della corruzione“. Il comunicato della Marina continua: “Dagli approfondimenti interni condotti risulta che nessun atto amministrativo di impegno da parte della Marina Militare é stato assunto in quanto la gara in questione non si è svolta e l’appalto non è stato aggiudicato. L’intervento dello Stato ha quindi scongiurato il compimento di ulteriori reati che avrebbero portato a maggior nocumento per la pubblica amministrazione” e conclude “L’emergere di questi fatti, per i quali la responsabilità è personale, testimonia che le Istituzioni funzionano e hanno la meglio sul malaffare e su chi crede di poter tradire il giuramento prestato“. Sarebbe interessante sapere chi ha disposto l’ incarico al capitano di vascello Di Guardo a direttore di Maricommi Taranto, ma questo la Marina Militare non lo dice…
L’ intervento dello Stato in realtà è stato della Guardia di Finanza e non certamente della Marina Militare che ha persino un servizio segreto interno ! E dove erano, cosa facevano i due funzionari dell’ AISE (il servizio segreto interno) dello Stato Italiano distaccati a Taranto proprio per la presenza della base navale di Taranto, le cui identità sono note persino ai camerieri dei ristoranti ! La verità è che se l’appalto non è stato aggiudicato è stato grazie solo e soltanto della Guardia di Finanza che ha condotto una brillante operazione, e non certamente di chi invia questi comunicati stampa imbarazzanti e persino ridicoli, contenenti parole dense di ipocrisia. Se si fosse intervenuto in tempo dopo gli arresti del 2014, questa ennesima ondata di fango sulla Marina poteva essere evitata.
Ma forse in quel periodo l’ex capo di stato maggiore De Giorgi, era troppo impegnato in altre faccende …..