“Bruno Vespa fuori dalla Rai“. Una manifestazione di protesta è stata inscenata nei giorni scorsi all’ingresso della sede Rai Puglia, in via Dalmazia a Bari, da un gruppo di cittadini dopo le polemiche sollevate dall’intervista del figlio di Totò Riina a “Porta a porta“. Cartelli e slogan invitavano il conduttore a dimettersi. In mattinata Bruno Vespa (che pochi sanno essere stato condannato in Cassazione per diffamazione – vedi QUI ) aveva partecipato a Taranto a un convegno nel corso del quale aveva persino rimproverato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei la Conferenza episcopale italiana, per le critiche al programma. “Sono francamente stupito dalle dichiarazioni di monsignor Galantino – ha detto – perché dice di non aver visto la trasmissione. Se non l’ha vista come fa a dire che le domande sono in ginocchio?“. Tutto ciò senza che nessun giornalista tarantino gli ponesse alcuna domanda scomoda. Chissà forse speravano in un invito in trasmissione !
Salvatore Riina junior, figlio del boss più spietato di Cosa Nostra, aveva risposto alle domande di Vespa come può rispondere un figlio: “Amo mio padre – ha detto – non sono io a doverlo giudicare“. Alla domanda su Falcone e Borsellino non ha voluto rispondere per “evitare strumentalizzazioni”: “Ho rispetto per i morti – ha detto – ho rispetto per tutti i morti”.
Alla luce delle sentenze, semmai, impressiona la sua testimonianza sul giorno dell’attentato di Capaci, il 23 maggio 1992, quando i killer della mafia uccisero Giovanni Falcone, la moglie e la scorta. “Ricordo il fatto, avevo 15 anni, eravamo a Palermo e sentivamo tante ambulanze e sirene, abbiamo cominciato a chiederci il perché è il titolare del bar ci disse che avevano ammazzato Falcone, eravamo tutti ammutoliti. La sera tornai a casa, c’era mio padre che guardava i telegiornali. Non mi venne mai il sospetto che lui potesse essere dietro quell’attentato“.
Vespa ha consentito a Riina jr. di rispondere “Non posso condividere l’arresto di mio padre”. Per me lo Stato è l’entità in cui vivo, rispetto lo Stato, a volte non condivido leggi e sentenze” ed alla domanda sulla considerazione che l’arresto del padre fosse, come sottolineavano i tg di allora, “una vittoria dello Stato“, ha risposto: “Non lo condivido, perché è mio padre, mi hanno portato via mio padre, non potrei condividerlo“.
Maria Falcone sorella del compianto giudice Falcone, ucciso da Cosa Nostra insieme alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti di scorta nella strage di Capaci, aveva commentato di essere “costernata della decisione di far partecipare il figlio di Totò Riina, carnefice di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e centinaia di altri servitori dello Stato, e anch’egli condannato per associazione mafiosa, per la presentazione del proprio libro, alla puntata di ‘Porta a portà “. aggiungendo “Considero incredibile la notizia: da 24 anni – ricorda la professoressa Falcone – mi impegno per portare ai ragazzi di tutta Italia i valori di legalità e giustizia per i quali mio fratello ha affrontato l’estremo sacrificio ed è indegna questa presenza in una emittente che dovrebbe fare servizio pubblico“.
Il segretario generale della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Nunzio Galantino, ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000 ha argomentato “Si può anche far andare il figlio di Riina in televisione ma non devono guidare le danze e fare loro lo show per spiegarci cosa non è la mafia. Bisogna avere giornalisti intelligenti, non inginocchiati, che sappiano fare le domande che la gente vuole fare a queste persone. Non i perbenisti ma la gente che ha avuto danni gravi e parenti ammazzati. Abbiamo avuto tutti dei danni da questa gente“.
L’occasione per i giornalisti tarantini era ghiotta per incalzare Bruno Vespa sulla vicenda che non si è ancora “spenta”, grazie al convegno “Parole giuste, dialogo sul linguaggio del diritto” organizzato dalla sottosezione di Taranto dell’Associazione nazionale Magistrati, Ordine dei Giornalisti della Puglia, con la collaborazione dell’Università di Bari e della Provincia di Taranto, a cui oltre al giornalista televisivo, erano presenti anche l’ ex ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, lo scrittore Gianrico Carofiglio, l’ ex segretario generale dell’Associazione Magistrati Maurizio Carbone, il magistrato Martino Rosati, presidente della sottosezione Anm di Taranto moderati da Giusi Fasano inviata del Corriere della Sera,
Ma i giornalisti locali hanno preferito, come al solito, parlare di ILVA,come per esempio domandare a Vespa ha acquistato dei vigneti in provincia di Taranto, “quindi Taranto non è solo Ilva?“ sentendosi rispondere “non è solo Ilva e non è mai stata solo Ilva. Questa è un’altra deformazione giornalistica: quando c’è una cosa negativa, si parla solo di quella. Speriamo soprattutto che l’Ilva sia indirizzata verso una direzione di sviluppo, sarebbe molto doloroso se venisse rottamata, è un patrimonio industriale del Paese e va rispettato”.
Ma tutto questo i “soliti” giornalisti al servizio delle presunte associazioni ambientalistiche non l’ hanno raccontato, figuriamoci quindi se qualche giornalista aveva la capacità ed il coraggio di fare domande scomode a Vespa. Guardate questo servizio televisivo delle Iene (vedi QUI )
Questa è l’informazione di Taranto. Poi si lamentano quando chiudono giornali, magazine e televisioni….