Il commissario straordinario dell’ ILVA di Taranto ha chiesto alla magistratura milanese Piero Gnudi, di sbloccare e trasferire nelle casse del gruppo di Taranto commissariato dal Governo, il miliardo e 200 milioni di euro che sono sequestrati alla famiglia Riva nel maggio del 2013 nell’ambito dell’indagine dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici nella quale Adriano Riva e due commercialisti rispondono di truffa ai danni dello Stato e di trasferimento fittizio di beni.
La richiesta di Gnudi , è stata presentata recentemente basandosi sulla nuova normativa che prevede l’utilizzo dei fondi sequestrati anche in procedimenti diversi da quello per reati ambientali per il risanamento degli impianti dello stabilimento tarantino. Il commissario straordinario nominato dallo scorso giugno dal Governo Renzi , ha dato seguito al cosiddetto “decreto Ilva” chiedendo di poter usare il miliardo e 200 milioni di euro sequestrati ad Adriano ed Emilio Riva (quest’ultimo deceduto alcuni mesi fa) e per il risanamento dell’azienda. Tutto ciò anche se i soldi e gli strumenti finanziari bloccati preventivamente nel maggio del 2013 dalla Guardia di Finanza fanno parte di un procedimento diverso da quello in cui sono stati ipotizzati i reati ambientali.
Infatti il denaro finito sotto sequestro riguarda un’ indagine condotta dalla Fiamme Gialle , ed ancora in corso, in cui si ipotizza che i soldi sequestrati, in realtà siano provenienti e sottratti dalle casse dell’azienda, e trasferiti all’estero attraverso otto trust gestiti da una fiduciaria, la Ubs Trustee (società del colosso bancario svizzero UBS) nel noto paradiso fiscale dell’isola di Jersey, dopo esser transitati per conti bancari detenuti il Lussemburgo. Questa operazione, secondo la Guardia di Finanza, sarebbe stata gestita dai due commercialisti legati professionalmente ed economicamente ai Riva, ed organizzata per consentire loro di occultare i reali titolari delle disponibilità finanziarie, permettendo quindi alla famiglia Riva di far rientrare in Italia nel 2009 il patrimonio occultato usufruendo dello scudo fiscale.
Sarà quindi abbastanza difficile per Gnudi ottenere il dissequestro nell’udienza fissata per il 17 ottobre dal giudice per le indagini preliminari di Milano, dr. Fabrizio D’Arcangelo che ha convocato le parti .