ROMA – Ancora una volta una Camera di Commercio locale cerca di bloccare la riforma contenuta nel decreto che definiva il nuovo assetto territoriale delle Camere di commercio italiane in attuazione dell’art. 3 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 in attuazione, a sua volta, della delega di cui all’articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. che ridisegnava la geografia nazionale delle CCIAA d’Italia. Il decreto aveva ottenuto anche il semaforo “verde” dalla Corte dei conti , sulla riforma delle Camere di commercio, che porterà ad ulteriori accorpamenti per raggiungere il numero finale di 60 enti camerali sul territorio italiano rispetto ai 105 originari.
Lo scorso 18 giugno 2018 il Tar del Lazio aveva rigettato la sospensiva richiesta dalla Camera di Commercio di Pordenone contro l’accorpamento con la Cciaa di Udine. decisione nei cui confronti è stato presentato ricorso al Consiglio di Stato.
In quell’ occasione il contenzioso era iniziato a seguito dell’impugnazione della Cciaa di Pordenone dinnanzi al Tar del Lazio e che prevedeva la sua unione con quella del capoluogo friulano. Pordenone aveva quindi promosso il ricorso sostenendo che la fusione avrebbe dovuto riguardare tutte e tre le Cciaa della regione e non solo due. Aveva quindi chiesto la sospensione del provvedimento; richiesta bocciata dal Tar del Lazio. La Cciaa di Pordenone ha poi presentato un secondo ricorso al Tar del Lazio su ulteriore decreto ministeriale che teneva presente l’intesa non raggiunta in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ricorso contro il quale si e’ costituita la Cciaa di Udine e il cui esito è stato reso noto ieri.
Analoga situazione era avvenuta per la prevista fusione di un’unica Camera di commercio che avrebbe dovuto riunire quelle di Mantova, Pavia e Cremona, con sede nel capoluogo virgiliano. In quell’occasione il Tar del Lazio ha respinto le richieste di sospensiva del decreto ministeriale di accorpamento e dei successivi atti presi dal commissario ad acta Marco Zanini avanzate con due diversi ricorsi dal mondo economico pavese. Per ora l’unificazione può andare avanti così come disposto da Roma e tradotta in un iter corretto dal commissario Zanini; in novembre i giudici amministrativi entreranno nel merito e prenderanno una decisione. Sempre appellabile al Consiglio di Stato, così come le due pubblicate il 16 magio scorso, mentre resta ancora in sospeso il ricorso della Regione Lombardia, contraria all’unificazione a tre. Il Tar è stato chiaro “Non paiono sussistere i profili incostituzionali” ipotizzati dai ricorrenti, si legge nell’ordinanza e neppure sono presenti “violazioni del principio di leale collaborazione fra Stato e Regioni“.
Con Decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 16 febbraio 2018 era stata istituita la nuova Camera di commercio di Brindisi – Taranto con sede legale a Taranto. Al fine di governare la fase di riordino era stato nominata, Commissario ad Acta, la dr.ssa Claudia Sanesi, Segretario Generale facente funzione della Camera di commercio di Taranto, la quale venne chiamata a svolgere gli adempimenti necessari e propedeutici per l’integrazione delle due strutture ed a gestire le procedure per la costituzione degli Organi del nuovo Ente.
Sin da quel momento però, Alfredo Malcarne presidente dell’ente camerale di Brindisi , aveva annunciato la propria contrarierà, annunciamdo un ricorso al Tar. “Il decreto – sosteneva il presidente Malcarne – è già esecutivo. Hanno bypassato la volontà delle singole Camere di commercio e della Conferenza Stato-Regioni, che non ha dato il proprio consenso. Mentre il Governo, motu proprio, ha approvato il decreto nell’ultimo consiglio dei ministri utile, per far partire la procedura prima delle votazioni. Un colpo di mano, o meglio un colpo di coda”.
Di parere completamente opposto, il presidente nazionale di Unioncamere Ivan Lo Bello che sosteneva la validità della riforma degli enti camerali. “Questo passaggio – diceva – segna la fine dell’iter legislativo iniziato tre anni fa con la riforma della pubblica amministrazione e delinea chiaramente la nuova identità e i nuovi compiti del sistema camerale nel Paese. Per sottolineare la nascita delle nuove Camere di commercio abbiamo lanciato un nuovo logo del sistema camerale, un segno moderno, inclusivo e partecipativo che ben rappresenta il segno di questo cambiamento”. Per Lo Bello, “le Camere di commercio si sono razionalizzate nella presenza sul territorio e sono dotate dalla riforma di nuove funzioni innovative coerenti con i piani di sviluppo del Paese in tema di digitalizzazione, orientamento, formazione, turismo e cultura”.
Il presidente della Camera di Commercio di Brindisi sembra osteggiare questa riforma, avendo presentato un ricorso di sospensiva cautelare al Tar che è stato rigettato. A fronte del rigetto però il presidente Malcarne non ha desistito e si è rivolto al che ieri con una sentenza della 6a sezione, relatore il Consigliere Davide Ponte, ha ritenuto, nell’ambito della delibazione tipica della presente fase cautelare analogamente ad altri precedenti (ad es. ordinanza n. 36552018), che “nel bilanciamento degli opposti interessi prevalenti risultano allo stato quelli della parte ricorrente, volti in sostanza al mantenimento inalterato della situazione sostanziale nell’attesa della delibazione nel merito delle diverse, articolate questioni oggetto di giudizio“; ha preferito accogliere l’istanza acutelare di 1° grado, e sospendere quindi la precedente decisione del Tal Lazio.
“Accogliamo con serenità la decisione del Consiglio di Stato – dichiara il Presidente della CCIAA di Taranto Sportelli – Questa parte della riforma delle Camere di commercio non nasce bene ed è complessa. E’ naturale che a livello locale ci siano posizioni diverse e che possa esserci un’opposizione alle fusioni. Certo, il processo di accorpamento con Brindisi era già in una fase avanzata sotto il profilo delle politiche camerali e si stavano avviando i necessari adeguamenti tecnici, perché le norme sono chiare: le Camere di commercio italiane devono diventare 60 e, in Puglia, Taranto e Brindisi sono destinate a diventare una Camera unica“.
“Ora la sospensiva congela il perfezionamento della riforma – aggiunge Sportelli – Attendiamo il “merito” del Tribunale amministrativo, proseguendo nel positivo dialogo con la Camera di Commercio di Brindisi. Nel frattempo continuiamo a lavorare come Ente singolo, l’attività non si ferma e gli Organi camerali svolgono le loro funzioni“.
Ancora una volta la redazione di Taranto della Gazzetta del Mezzogiorno, ha preso una “cantonata” sostenendo il 25 aprile scorso che “si avvicina sempre più il preannunciato accorpamento delle Camere di Commercio di Brindisi e Taranto“. Capita quando non si conosce l’argomento di cui si scrive, e sopratutto quando non si approfondiscono le vicende basandosi sugli spifferi di campagna… e non sui documenti come facciamo noi !
A questo punto i consigli, giunte e presidenti delle Camere di Commercio di Taranto e Brindisi, restano in carica fino alla nomina del prossimo consiglio, della prossima giunta e del prossimo presidente della Camera di commercio accorpata di Brindisi e Taranto. La decisione finale avverrà nell’udienza di merito dinnanzi al Tar Lazio, e come sempre il CORRIERE DEL GIORNO vi darà puntuale informazione documentale, e non sotto dettatura come altri giornali….
Questa la decisione del Consiglio di Stato:
ricorso CCIAA Ta BR