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30 Novembre 2024 00:52

Il contributo dei Comuni necessario per un rilancio del turismo in Italia

Uno dei comparti economici più peculiari del Paese, dopo un anno e mezzo di crisi profonda, potrebbe tornare a risollevarsi progressivamente. Ma accanto all’iniziativa privata, sono fondamentali politiche pubbliche territoriali a favore del turismo.
di Alessandra Monti

Dopo un lungo periodo di crisi dovuto alla pandemia del Covid, l’inizio dell’estate e l’andamento della campagna vaccinale portano grandi speranze nella stagione turistica, per un comparto importante per il paese, fortemente penalizzato dall’emergenza sanitaria nell’ultimo anno e mezzo. Basti pensare infatti che solo nel 2018 il numero di clienti negli esercizi ricettivi italiani aveva superato le 428 milioni di presenze, di cui oltre 216 milioni 8cioè il 50,5%) erano composte da stranieri.

La storica presenza di turisti non italiani soprattutto nei mesi estivi è crollata nel 2020, a causa delle forti limitazioni agli spostamenti continentali e intercontinentali. Gli operatori del settore nonostante non ci aspetti per le prossime settimane dei livelli di turismo pre-pandemia, sono fiduciosi per il prosieguo dell’estate appena iniziata, grazie anche a un progressivo ritorno dei turisti provenienti da paesi esteri.

La conferma delle stime potrà realizzarsi non solo grazie all’iniziativa economica privata – che nel turismo è elemento fondamentale – ma anche con l’aiuto di politiche pubbliche di sostegno al settore turistico. In questo senso i comuni possono e devono fare la loro parte, investendo risorse a vantaggio dell’attrattività dei territori.

Con un balzo del 32% rispetto allo scorso anno, sono in arrivo in Italia 14,9 milioni di turisti stranieri fra luglio e agosto anche grazie al via libera del Green Pass Ue. È quanto emerge dalle proiezioni di Coldiretti su dati Bankitalia e Isnart in occasione del primo weekend di grande esodo estivo del 2021 favorito dall’arrivo del green pass in Europa. Una previsione che conferma la buona percezione a livello internazionale dell’andamento della campagna vaccinale contro il Covid e della riduzione dei nuovi contagi in Italia, anche se mancano ancora all’appello 8 milioni di turisti stranieri rispetto all’ultimo anno prima della pandemia.

Al mare, in campagna, in montagna e nelle città d’arte c’è attesa per i turisti stranieri anche se la quarantena per i cittadini di molti Paesi ostacola tra l’altro l’arrivo di 2,1 milioni di vacanzieri inglesi, considerato anche il rischio di diffusione della variante Delta del virus che sta mettendo in allarme il mondo. Se le mete privilegiate sono le città d’arte e il mare gli stranieri, prosegue Coldiretti, apprezzano molto anche le campagne italiane e prestano particolare attenzione alla qualità dell’alimentazione per la quale destinano una quota elevata della spesa durante la vacanza.

Il ritorno dei vacanzieri dall’estero in Italia è strategico anche perché i visitatori stranieri hanno tradizionalmente una elevata capacità di spesa per alloggio, alimentazione, trasporti, divertimenti, shopping e souvenir. Circa 1/3 del budget turistico è destinato all’alimentazione tra negozi, bancarelle pizzerie e ristoranti che sono stati gli esercizi più colpiti dalla pandemia Covid.

Proprio il turismo enogastronomico è uno dei punti di forza dell’Italia che può contare sul maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (314), 526 vini Dop/Igp e 5.266 prodotti alimentari tradizionali custoditi lungo tutta la Penisola da generazioni dagli agricoltori. Grazie al cibo l’Italia guida la classifica mondiale del turismo enogastronomico con la ricerca dei prodotti tipici che è diventata un ingrediente irrinunciabile delle vacanze in un Paese che può contare sulla più grande rete mondiale di mercati di agricoltori e fattorie con Campagna Amica dove è possibile trovare le eccellenze locali dei territorio.

Come i comuni possono contribuire al turismo

All’interno dei bilanci comunali è compresa una voce di spesa chiamata “Sviluppo e valorizzazione del turismo. che comprende una serie di azioni volte allo sviluppo dei servizi turistici, per la promozione, la programmazione e il coordinamento delle iniziative. Entrando nel dettaglio, in questa voce sono incluse le spese per sussidi, prestiti e contributi a favore di privati che operano nel settore turistico, ma anche il coordinamento per il trasporto pubblico, il servizio alberghiero o la ristorazione, oltre che le uscite di bilancio per la realizzazione di manifestazioni turistiche.

Alla voce “Sviluppo e valorizzazione del turismo” troviamo inoltre le spese delle amministrazioni locali per gli uffici turistici di competenza, per le campagne pubblicitarie, la produzione e la distribuzione di materiale divulgativo a scopo turistico e volto al miglioramento dell’immagine del territorio. In questa parte del documento di bilancio sono infine considerate anche le spese per gli albi e le professioni turistiche, i contributi per la costruzione o la ristrutturazione di strutture ricettive di proprietà dell’ente (alberghi, villaggi o ostelli per la gioventù), per la promozione del turismo sostenibile, per manifestazioni di vario genere che abbiano come finalità prevalente l’attrazione turistica e per le politiche territoriali in raccordo a finanziamenti provenienti dallo stato o dalle autorità europee.

Bologna e Venezia le grandi città che spendono di più per il turismo

Spesa pro capite per politiche a favore dello sviluppo turistico, nelle città con più di 200mila abitanti (2019)

I dati mostrano la spesa pro capite per cassa riportata nell’apposita voce di bilancio. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Da notare che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa. Tra le città italiane con più di 200mila abitanti, non sono disponibili i dati di Palermo e Catania perché alla data di pubblicazione non risultano accessibili i rispettivi bilanci consuntivi 2019.

FONTE: Openbilanci – consuntivi 2019 (ultimo aggiornamento: martedì 31 Dicembre 2019)

In base agli ultimi bilanci disponibili, quelli relativi all’anno 2019, tra i comuni italiani più popolosi è Bologna quello a investire di più per politiche volte allo sviluppo del turismo: 21,46 euro pro capite. Il capoluogo emiliano è anche il comune che spende di più in Italia in termini assoluti (8,38 milioni di euro). Bologna è seguita da Venezia (20,23). Più distaccate le altre grandi città: Genova (11,69), Bari (10,28) e Trieste (7,68).

Il cattivo esempio del Comune di Taranto

In fondo alla classifica troviamo Messina (1,10 euro pro capite)che spende meno anche di Milano (1,76) e Roma (2,07). Incredibile il dato di Taranto, dove nonostante l’Amministrazione Comunale di centrosinistra dichiara di spendere soldi per attrarre il turismo, in realtà la promozione avviene esclusivamente sul proprio territorio finanziando con pubblicità a pioggia esclusivamente giornali, tv e testate online locali (la prossima primavera si voterà per rinnovare il consiglio comunale n.d.a.), e quindi conseguentemente il riscontro turistico dall’estero e dal resto d’ Italia è praticamente nullo.

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