Se non ci fosse questo Corriere del Giorno, che da circa due anni, cioè dal 1 agosto 2014 state leggendo gratuitamente, che non riceve alcun contributo pubblico e non ha alla spalle un finanziatore, qualcuno se lo dovrebbe inventare. E se il nuovo Procuratore di Taranto, dr. Carlo Maria Capristo fosse davvero il “rigido” ed attento magistrato come molti dicono, chiederebbe (magari sotto mentite spoglie) di incontrare e conoscere chi edita e scrive su questo giornale. Un po’ stiamo scherzando ma in definitiva potrebbe anche essere un’utile provocazione.
L’esistenza di una stampa libera ed indipendente viene sempre vissuta dai politici, dai magistrati, dai poteri forti come un ostacolo, un problema, qualcosa di rischioso di cui sarebbe utile al più presto liberarsi. Nelle dittature o nella corruzione tutto ciò sarebbe comprensibile. La cappa di silenzio sui crimini ed i misfatti, sulle truffe e gli abusi, sui conflitti d’interesse e le “pastette”, siano essi commessi o da ancora commettere, rappresenta il denominatore comune dei sistemi che si basano sulla paura e sull’omertà. Ma nelle democrazie vere, quelle avanzate una censura totale su quelli che vengono definiti a torto o ragione i “poteri forti“, oltre ad essere tecnicamente difficile e quasi impossibile risulterebbe anche a dir poco abbastanza ridicola.
Prendiamo Taranto. Chi vive in questa città conosce molto bene la propensione dell’ informazione locale, sia essa cartacea o televisiva, a piegarsi ai voleri del “sistema”. Accadde ai tempi di Giancarlo Cito, poi a quelli della Di Bello, e sta accadendo ancora oggi con Ippazio Stefàno. Ma se, per pura ipotesi, il primo cittadino stesse per nominare un suo parente o amico fraterno in un ruolo strategico per l’economia o gli affari della città, e se pure la maggioranza dei giornalisti e pennivendoli locali approvassero e “silenziassero” l’operazione ci sarebbero pur sempre qualche giornalista (o qualche sito web) a denunciare la cosa come scorretta e inopportuna. E quella nomina incarico potrebbe anche suscitare l’irritazione delle altre istituzioni, quelle gestite da persone corrette e per bene (ed anche a Taranto qualcuno si salva) finirebbe immediatamente nel cestino delle cattive idee facendo fare a quell’ipotetico “potere forte” una figura barbina.
Cosa converrebbe allora ad un Procuratore capo della repubblica, appena insediatosi ? Una stampa in ginocchio, che dice sempre di sì (ma per farsene cosa? per censurala ?) o sarebbero molto più necessari per il corso della giustizia dei giornalisti fastidiosi che non guardano in faccia a nessuno e cercano di raccontare sempre le verità, ma capaci di metterlo sull’avviso segnalando le anomalie, ingiustizie, abusi, conflitti d’ interesse, comportamenti arroganti ed illegittimi ?
Perciò, se noi fossimo il Procuratore Carlo Maria Capristo, il primo giornale che leggeremmo ogni mattina è il Corriere del Giorno: sicuramente certe notizie su quanto avviene a Taranto, lo farebbero sicuramente balzare sulla poltrona, però così facendo prenderebbe nota di alcune “notizie” delicate (che statene pur certi non troverebbe sugli altri giornali e giornaletti online) in modo da evitare “trappole” e correggere errori, bloccare le illegalità. Quindi se fossimo il Procuratore Capristo chiameremmo un bravo e fidato collaboratore, gli diremmo di munirsi di barba e baffi finti e di entrare in contatto con la nostra redazione di Taranto, per carpire in anticipo tutte le informazioni utili alla giustizia.
La Commissione Giustizia del Senato ha approvato nei giorni scorsi all’unanimità una norma che prevede il carcere fino a nove anni per il giornalista che diffama a mezzo stampa un politico o un magistrato. Chi invece scrive cose sbagliate su un cittadino viene condannato a sei anni di reclusione. Il Comitato esecutivo dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, riunitosi a Roma, ha fatto osservare che così “da un lato si sbandiera come già realizzata (ma di fatto insabbiata) l’abolizione del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, dall’altro, con un blitz, si inaspriscono le pene determinando una disparità di trattamento tra politici e magistrati – che vengono considerati cittadini di serie A – e tutti gli altri”.
“Non può essere giustificabile – prosegue l’Odg – la motivazione secondo cui il provvedimento nasce da una presunta tutela degli amministratori pubblici da intimidazioni, violenze o minacce finalizzate a bloccarne il mandato. Anzi, in realtà si accentua il tentativo di intimidire i giornalisti limitando il diritto dei cittadini ad essere informati”.
Un tentativo già attuato ed in corso nei confronti proprio di questo giornale ed il suo Direttore Editoriale, ma che non ci ha messo o metterà mai a tacere. Per fortuna l’ultima parola in materia di giustizia spetta alla Corte di Cassazione che si trova a Roma. E non certamente in via Marche a Taranto., dove invece per lungo tempo hanno regnato silenzi, illegalità, omertà e “marchette” !
La nostra si chiama “controinformazione” cari magistrati e “pennivendoli” che vivete e prosperate a Taranto in conflitto d’interessi, mentendo spesso e volentieri, ben sapendo di mentire e calpestare le Leggi. Come dicono in Francia: “A la guerre comme à la guerre“. Noi abbiamo appena iniziato.
Una cosa è certa: ne leggerete delle belle e della “balle” (altrui). E si preannuncia un estate molto “calda” dalle parti di Taranto e provincia…