ROMA – Nessuno ha il coraggio di fiatare nel M5s e commentare il caso dell’alloggio dell’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta che non ha restituito infatti allo Stato l’appartamento affidatole nel centro di Roma per coprire il suo incarico a Palazzo Baracchini. Il Movimento 5 Stelle, che della battaglia contro i privilegi della politica aveva fatto una delle sue ragioni fondanti, adesso si trova a dover rispondere di un caso a dir poco vergognoso che riguarda sia il mantenimento dell’alloggio che l’iter per l’assegnazione.
I retroscena
L’ex ministra grillina Elibaetta Trenta è sposata con Claudio Passarelli maggiore dell’ Esercito Italiano, originario di Matrice nel Molise. Entrambi sono proprietari di una casa nella Capitale al quartiere Pigneto. Il protocollo vuole che quando un ministro, già proprietario di un immobile a Roma, assume l’incarico in un ministero, i militari mettono in sicurezza la casa, si assicurano che gli standard di protezione siano funzionanti e la vita domestica prosegue più o meno come prima dell’investitura dal Capo dello Stato.
Quando a giugno 2018 M5s ha dato vita al primo governo Conte, la Trenta, viene nominata senza alcuna competenza specifica ministra della Difesa, spacciata dal Movimento 5 Stelle come “esperta di questioni militari”, fa comunque richiesta di una nuova residenza. Lei è il marito si trasferiscono in un appartamento vicino a piazza San Giovanni in Laterano. Chi l’ha visto – scrive la bene informata e valida collega Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera – ha riferito che si tratta di un appartamento al secondo piano, molto ampio e sopratutto di “alta rappresentanza”. La replica delle Trenta è stata affidata ad una lettera all’autrice dell’articolo ed un post Facebook per respingere ogni accusa: “Tutto in regola, così lo Stato ha risparmiato”.
In mattinata così ha replicato la Trenta: “Da ministro ho chiesto l’alloggio di servizio perché più vicino alla sede lavorativa, nonché per opportune esigenze di sicurezza e riservatezza. L’alloggio è stato assegnato ad aprile 2019, seguendo l’opportuna e necessaria procedura amministrativa, esitata con un provvedimento formale di assegnazione da parte del competente ufficio. Quando ho lasciato l’incarico, avrei avuto, secondo regolamento, tre mesi di tempo per poter lasciare l’appartamento; termine ancora non scaduto (scadenza tre mesi dal giuramento del nuovo governo, vale a dire 5 dicembre 2019)”. e continua ” “Come è noto, mio marito è ufficiale dell’Esercito Italiano con il grado di maggiore e svolge attualmente un incarico di prima fascia, incarico per il quale è prevista l’assegnazione di un alloggio del medesimo livello di quello che era stato a me assegnato (infatti a me non era stato concesso un alloggio Asir – cosiddetto di rappresentanza – ma un alloggio Asi di prima fascia“, aggiunge. Quindi spiega ancora: “Avendo mio marito richiesto un alloggio di servizio, per evitare ulteriori aggravi economici sull’amministrazione (a cui competono le spese di trasloco, etc.), è stato riassegnato lo stesso precedentemente concesso a me, previa richiesta e secondo la medesima procedura”.
E qui iniziano i problemi e le anomalie….
La prima operazione di aggiramento dei regolamenti ministeriali pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, potrebbe essere avvenuta – sono ancora da verificare gli estremi del caso – perché la coppia era già proprietaria di un appartamento al Pigneto, e quindi non aveva diritto a una nuova assegnazione. La Trenta ed il “marito-maggiore” si trasferiscono nella nuova casa assegnata dal ministero: secondo la scala di valutazione utilizzata per classificare gli alloggi pubblici, l’appartamento di San Giovanni è di “livello 1”, cioè il più prestigioso.
È qui viene fuori il secondo “problema“: come mai la Trenta vive ancora nella casa che le è stata data per coprire il suo mandato al ministero della Difesa, benché ministra non lo sia più ormai da un po’ di mesi? Per quale motivo, al momento della concessione, Trenta è riuscita a far assegnare l’appartamento di pregio al marito, Claudio Passarelli. Quindi lei, che adesso non ricopre più un ruolo pubblico, non risulta beneficiaria di alcuna residenza del demanio. L’iter di assegnazione, adesso, è sotto i riflettori ed accertamento in fase di svolgimento da parte del del V reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito guidato dal generale Paolo Raudino.
Ben prima che il governo gialloverde entri in crisi, la ministra decide di rendere definitiva l’assegnazione. E così si stabilisce che l’intestatario sia il marito. In realtà appena due giorni dopo l’arrivo alla Difesa il rapporto tra Trenta e il consorte era stato al centro delle polemiche su un possibile conflitto di interessi. Passarelli era infatti “ufficiale addetto alla segreteria del vice direttore nazionale degli armamenti all’ufficio Affari Generali” circostanza che aveva spinto l’opposizione a sollevare il problema di possibili incompatibilità.
Con una nota ufficiale i collaboratori di Trenta avevano dunque comunicato che “la ministra ha chiesto il trasferimento del maggiore Claudio Passarelli per questioni di opportunità all’ufficio Affari Generali, retto da un dirigente civile, che sovrintende alle esigenze organizzative e logistiche del funzionamento del segretariato generale”. In realtà lo spostamento non risulta mai essere avvenuto, ma evidentemente la Trenta non ritiene che il suo legame familiare possa crearle problemi. Dunque va avanti la procedura relativa all’appartamento. E così quando a fine agosto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte decreta la fine del governo gialloverde, Passarelli risulta intestatario dell’alloggio.
Le criticità riguardano due punti del regolamento del Ministero della Difesa in materia di assegnazione degli alloggi. Primo punto:, il marito della Trenta, con il grado di capitano maggiore, non ha diritto di ricevere un appartamento di “primo livello”, soluzione che spetta a ruoli molto più alti del suo. Secondo punto: c’è da chiarire come la coppia sia potuta entrare in graduatoria, visto che tra i requisiti c’è quello di non avere un’altra abitazione nel Comune dove si risiede per svolgere il proprio incarico per la Difesa. Non è da escludere che la Corte dei Conti sia chiamata a valutare eventuali danni erariali e quella ordinaria debba verificare la regolarità della procedura di assegnazione
Inutile chiedere chiarimenti al M5S, a Casalino, Conte, Di Maio: tutti tacciono. Fino a quando ? Unico esponente del M5S a prendere posizione è stato il vice-ministro dello Sviluppo Economico Stefano Buffagni che così scrive su Facebook: “Il Movimento 5 Stelle è un’altra cosa! Ho letto stamattina la notizia dell’ex Ministro Trenta sull’immobile di pregio assegnato al marito, in cui vive. Ho altresì letto la risposta dell’ex Ministro Trenta: formalmente pare anche ineccepibile, ma non è da 5 stelle”. Il Movimento è nato, scrive, “con un’altra missione, stare nei palazzi rischia sempre di contaminarci, di cambiarci ed è contro questa ‘droga’ che dobbiamo tenere alta l’attenzione”.
“Non sono mai stato estremista ed ho sempre tenuto un po’ di elasticità ed alta tolleranza nelle cose attirandomi anche tante cattiverie nel Movimento – aggiunge – Non sono mai stato un giustizialista e capisco che durante il mandato possano nascere esigenze funzionali. Ma se fosse stato uno del Pd o uno della Lega ad assegnare al marito una casa di quel genere da tenere anche dopo il mandato cosa avremmo detto?”. Quindi Buffagni conclude: “Mi auguro che venga liberato il prima possibile l’appartamento e venga tolto dall’imbarazzo il Movimento 5 Stelle. Poi mi auguro si apra una riflessione su tutti questi immobili, sui loro utilizzi e sugli sprechi che si annidano lì in mezzo. Il Paese vive un momento difficile ed ogni euro risparmiato è un euro per chi soffre, per le imprese e per chi lavora. Abbiamo bisogno di evolverci come M5S perché la sfida del governo impone una maturazione, ma senza rinnegare alcuni capi saldi della nostra identità. Siamo cittadini nelle istituzioni, non privilegiati”.
Sulla vicenda è intervenuto il capogruppo del Pd, Andrea Marcucci. che chiesto alla Trenta di chiarire “velocemente” e aggiunto che “se le indiscrezioni risultassero vere, saremmo di fronte ad un comportamento molto grave, anche perché coinvolgerebbe una esponente di primissimo livello del M5S” e quindi preannunciato un’interrogazione urgente del gruppo Pd.
Per il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia “il grado del maggiore consorte Passarelli non giustifica l’assegnazione del lussuoso appartamento in zona San Giovanni“. Il forzista si appella all’attuale titolare della Difesa, Lorenzo Guerini, “per una risposta sollecita“. “A chi risulta assegnato l’appartamento? – si domanda – È ancora nella disponibilità dell’ex ministro Trenta e dei suoi familiari? Quale canone ha pagato la Trenta quando era ministro e quanto paga il maggiore marito“. Gasparri si chiede infine “se il ministro non ritenga di sgomberare entro oggi l’alloggio di pubblica proprietà. Uno vale uno, Trenta vale zero“.