E’ il pugliese Giovanni Melillo, 61 anni originario di Foggia ed attuale procuratore capo di Napoli il nuovo procuratore nazionale antimafia prevalendo nella votazione del plenum del Csm, per ricoprire il posto lasciato vacante da Federico Cafiero De Raho, in pensione dal febbraio scorso, sul procuratore Nicola Gratteri, al vertice della procura di Catanzaro dopo un duro dibattito polemico, durato circa due ore, che ha letteralmente “spaccato” in due il Consiglio Superiore della Magistratura, che alla fine ha visto prevalere la candidatura di Melillo.
Fondamentale e determinante la posizione assunta in suo favore dai due vertici della Suprema Corte di Cassazione che solitamente non partecipano alle votazioni. Il primo presidente Pietro Curzio, e poi il procuratore generale Giovanni Salvi, hanno espresso oggi la propria preferenza per Melillo, che ha prevalso a Palazzo dei Marescialli con 13 voti in suo favore contro i 7 voti in favore di Nicola Gratteri, e i 5 al procuratore aggiunto della Dna Giovanni Russo.
Il 1° presidente della Cassazione Curzio ha spiegato che sia il suo intervento che quello di Salvi hanno un fondamento istituzionale, visto che la procura nazionale antimafia è un ufficio inquadrato nel vertice della Cassazione. Il loro voto per Melillo è “convinto”, proprio sulla base dell’attività professionale del magistrato, che già per 9 anni ha lavorato alla procura nazionale occupandosi non solo di criminalità organizzata, ma anche di terrorismo. “Ha dedicato la vita a mafia e terrorismo – ha detto il pg della Cassazione Salvi – ed ha ottenuto brillanti risultati“.
Una decisione arrivata nelle stesso momento in cui l’Anm ha deciso il giorno dello sciopero contro la riforma Cartabia che sarà il prossimo 16 maggio. Hanno votato per Melillo i 5 consiglieri di Area Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Alessandra Dal Moro, Mario Suriano e Ciccio Zaccaro , i due membri laici Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati in “quota” al M5S, e il membro laico Michele Cerabona espressione di Forza Italia , noto avvocato del foro di Napoli. Anche i tre i consiglieri “togati” di Unicost, Michele Ciambellini, Carmelo Celentano e Concetta Grillo, che di fatto costituivano l’ago della bilancia, hanno votato per Melillo. Così come i due vertici della Cassazione che l’hanno annunciato nel breve dibattito.
Com’era previsto hanno votato in favore di Nicola Gratteri i tre consiglieri “togati” di Autonomia e indipendenza, Sebastiano Ardita, e l’indipendente Nino Di Matteo, nonché Giuseppe Marra e Ilaria Pepe. Per lui anche i due “laici” indicati dalla Lega Stefano Cavanna ed Emanuele Basile, nonché Fulvio Gigliotti, giurista e calabrese di Catanzaro (in quota M5S) . Sul terzo candidato, Giovanni Russo sono confluiti i quattro voti di Magistratura indipendente e quello del membro “laico” di Forza Italia Alessio Lanzi.
Melillo è stato capo di gabinetto di Andrea Orlando quando era ministro della Giustizia ed in occasione della sua nomina a Procuratore capo di Napoli, venne osteggiato dalla componente della corrente di “Area” al CSM che sosteneva la non-indipendenza di Orlando (peraltro aderente alla corrente di sinistra di Area), per aver lavorato con il guardasigilli Orlando. Dei trascorsi evidenziati nella discussione odierna al Csm, che per alcuni rappresentavano un ostacolo. Senza mai citarlo esplicitamente, ma utilizzata nell’esaltazione del diverso percorso di Gratteri: «indipendenza piena dal potere politico» (Di Matteo), «non ha mai avuto ruoli curiali né a contatto con il potere esecutivo» (Cavanna), «simbolo dei magistrati senza collegamenti con la politica e che fanno carriera senza appartenere ad alcuna corrente» (Marra).
Stranamente però oggi, i membri togati di”Area” al Csm, qualche anno dopo, hanno cambiato idea. Sarebbe interessante conoscerne le ragioni…Con la nomina di Melillo alla guida della Procura Nazionale Antimafia, ora si aprirà la corsa per la guida delle Procura di Napoli, la più grande d’Italia per dimensioni: se Nicola Gratteri concorrerà, sarà anche questa volta tra i candidati più accreditati.
Giovanni Melillo indossa ed onora la propria toga sulle spalle da oltre trentasette anni ed è stato sempre ai vertici, sin da quando, agli inizi degli anni ’90, era il più giovane dei sostituti in forza al pool di Napoli che aveva cominciato a indagare sulle rivelazioni del collaboratore di giustizia Pasquale Galasso e sulle ramificazioni della criminalità organizzata campana nella politica locale e nazionale.
Magistrato dal 1985, ha iniziato la sua carriera nella pretura di Barra, collocata nel cuore della tormentata periferia orientale della città, Melillo ha saputo attraversare brillantemente gli snodi centrali del Palazzo: è stato pm per otto anni alla Direzione nazionale Antimafia , passando a svolgere un’ importante esperienza all’ufficio giuridico del Quirinale, e successivamente è stato capo di gabinetto dell’allora Guardasigilli Andrea Orlando. Lo scorso 2 agosto del 2017, all’età di 57 anni, è arrivato alla guida della Procura di Napoli, un ufficio importante e complesso, con oltre 100 magistrati, storicamente esposto per la complessità del territorio e la vastità degli argomenti trattati dalle inchieste.
A ricordare la figura di Giovanni Falcone, ideatore dell’attuale Dna, è stata la ministra della Giustizia Marta Cartabia nel formulare le congratulazioni al nuovo procuratore: “A trent’anni dalla stagione delle stragi, va ora a Melillo l’alto compito di continuare a proiettare nelle sfide attuali le idee innovatrici di Giovanni Falcone, che progettò una struttura capace di costante rinnovamento e sempre più ampia cooperazione”.
La nomina di Giovanni Melillo potrebbe essere firmata dal Guardasigilli nelle prossime ore, per consentirgli di aprire a Palermo, il primo congresso dei procuratori generali europei, un appuntamento che apre simbolicamente la serie di celebrazioni per il trentennale della strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone sua moglie e gli uomini della scorta.