“Il licenziamento del giornalista Luigi Abbate, è soltanto l’ultimo atto illegittimo adottato dall’editore dell’emittente televisiva tarantina Blustar‘‘. Così tuonava esattamente un anno fa Raffaele Lorusso presidente dell’Assostampa, il sindacato dei giornalisti pugliesi, recentemente “promosso” alla guida della FNSI, parlando del giornalista di Taranto divenuto famoso non per le sue inchieste, ma solo per una domanda scomoda, e il microfono che gli venne allontanato in una conferenza stampa da Girolamo Archinà, responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva, mentre il giornalista cercava di intervistare lo scomparso presidente Emilio Riva.
Lorusso non contento dichiarò anche: “Già un anno fa, nell’assordante silenzio delle istituzioni e delle forze politiche di Taranto, Blustar Tv licenziò quattro giornalisti adducendo quale motivazione il venir meno dei centomila euro annualmente garantiti dall’ Ilva“.
Ma nessuno si chiese come mai le domande “scomode” Luigi Abbate non le faceva quando la sua emittente televisiva ospitava (come le altre tv locali) la pubblicità dell’Ilva ? Dov’era finita l’indipendenza, la professionalità ?
Per il Tribunale del Lavoro di Taranto invece non è andata esattamente come Abbate ed i sindacalisti raccontavano (e non è la prima volta…! ). Il Corriere del Giorno è in grado di pubblicare la sentenza, facendo parlare i documenti, di cui stranamente l’ Assostampa pugliese ed il suo rappresentante tarantino Mimmo Mazza non parlano.
Nessun comunicato. Nessun commento dell’ Assostampa pugliese. I giornalisti-sindacalisti, è ben noto cercano solo le telecamere per manifestazioni e convegni dove sentirsi “vivi” e farsi conoscere. Avete mai visto un “vero” giornalista fare carriera grazie al sindacato ? Noi non lo ricordiamo. Bene che gli vada, i giornalisti-sindacalisti notoriamente vanno a sedersi sulle poltrone lautamente profumate dell’ INPGI (l’ente previdenziale dei giornalisti) o della CASAGIT (la cassa di assistenza dei giornalisti). E poi vediamo come succede. Leggete da soli (clicca qui )
Ecco la sentenza, che non commentiamo. Ma ricordiamo a quei politici che si stracciavano le vesti di dosso, che corteggiavano Abbate, che accusavano l’ on. Michele Pelillo di aver contribuito al licenziamento, che adesso dovrebbero avere il coraggio e la dignità di chiedere scusa per le accuse infondate, e se accettano un consiglio, tacere. Farebbero miglior figura !