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24 Novembre 2024 14:13

Il gip Todisco alla Procura: «L’inquinamento dell’ ILVA continua»

Nella relazione del giudice per le indagini preliminari si segnala e contesta il protrarsi dell’attività criminosa: mai realizzati gli interventi di bonifica

Una relazione è stata inviata dal gip del tribunale Patrizia Todisco, al procuratore capo della repubblica di Taranto Franco Sebastio, all’interno della quale si evidenzia la prosecuzione dell’attività inquinante e illecita dell’ ILVA, la stessa cattività che portò nel luglio del 2012 al sequestro degli impianti a caldo dello stabilimento di Taranto, 

Nella propria lettera,il gip Todisco si riferisce alle relazioni redatte dai tre custodi giudiziari Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento ,  più un quarto custode delegato alle funzioni amministrative-contabili, successivamente ai sopralluoghi effettuati con i Carabinieri del Noe tra febbraio e agosto scorsi nello stabilimento siderurgico di Taranto. I custodi giudiziari hanno periodicamente accertato e documentato all’autorità giudiziaria del loro lavoro lo stato degli impianti sottoposti al sequestro (con facoltà d’uso) e lo stato di attuazione delle prescrizioni previste dalla Via. Emergerebbe dai rapporti  redatti che gli interventi maggiormente significativi necessari e propedeutici per l’interruzione dell’attività illecita, a partire dalla copertura dei parchi minerari, non sarebbero stati realizzati.

CdG inquinamento-atmosfericoI custodi giudiziari nello loro relazioni hanno evidenziato il continuo reiterarsi di accadimenti irregolari con le conseguenti  emissioni incontrollate di polveri non meglio caratterizzate che sembrano essere comunque collegate ai malfunzionamenti ed anomalie nelle acciaierie. Il giudice Todisco si è  quindi rivolta alla Procura della Repubblica, ufficio giudiziario competente ad attivare l’azione penale  ottemperando a quanto previsto dal Codice Penale , tenendo ben presente che l’Unione europea ha “puntato”  i propri riflettori sull’ ILVA di Taranto, sottolineando la violazione reiterata da parte del gruppo RIVA del diritto al rispetto della proprietà,  oltre al doveroso diritto alla vita e al fondamentale rispetto della vita privata, e che di comune accordo e valutazione  i periti incaricati di svolgere l’incidente probatorio sulle emissioni dell’ ILVA, abbiano  ritenuto fondamentale e principale la questione del risanamento ambientale.

Quella effettuata dai custodi giudiziari è stata di fatto attività di controllo analoga all’analoga attività dell’Arpa Puglia e dall’Ispra, istituto quest’ultimo delegato per legge ad accertare l’ attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale. Che gli accertamenti effettuati dai custodi non contenessero riscontri positivi, era peraltro circostanza ben nota.  In merito alle emissioni inquinanti, l’Arpa Puglia ha  affermato in questi mesi ripetutamente che la situazione dalla diossina al benzoapirene per una serie di inquinanti  a Taranto, è sensibilmente migliorata rispetto a quella riscontrata dei due anni precedenti, aggiungendo e precisando però che si tratta di un miglioramento causato alla circostanza che lo stabilimento siderurgico è in attività al di sotto della sua potenzialità e che  a partire dalle cokerie che hanno un maggior impatto, molti impianti sono inattivi.

 Il commissario straordinario Piero Gnudi, ha precisato e ribadito  invece di un impegno finanziario di 583 milioni di euro – in parte proveniente dalla precedente gestione commissariale di Enrico Bondi – e nella sua prima relazione sull’andamento di gestione dell’azienda .  Gnudi, parlando in commissione bicamerale sulle ecomafie ha spiegato che “ai gruppi che si sono affacciati perché interessati all’ ILVA  ho posto due condizioni a cui non si può rinunciare: il rispetto dell’Aia e dei livelli occupazionali“.  Il costo dell’Aia è un macigno che pesa – ha spiegato  il commissario – Siamo aperti a modifiche per diverse soluzioni tecniche ma sul livello di emissioni non ci sono margini di discussione”.

I problemi di inquinamento a Taranto, ha aggiunto Gnudi, “si possono risolvere con volontà e denaro. L’ Aia non dice dove prendere il denaro. C’è speranza, ma non sicurezza, che si potrà prendere il denaro dai Riva. Il problema, però, è il tempo: fra dieci anni i soldi non mi servono, perché l’ Aia dà tempi ristretti”.  Concludendo Gnudi soffermandosi sulla qualità dell’aria,  ha affermato che “attualmente è buona sia per gli interventi fatti sia per la minore produzione.Andremo presto a Bruxelles a chiarire tutti i termini per evitare la procedura di infrazione“, ed in relazione al rispetto dei livelli occupazionali ha spiegato , di non essere disponibile “a una svendita nè ad una liquidazione. Chi compra deve mantenere gli attuali livelli occupazionali”.

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