di REDAZIONE POLITICA
Mentre premier Giuseppe Conte fa finta di niente i ministri Pd e 5Stelle gli chiedono di fare qualcosa contro le manovre di Matteo Renzi che vuole far implodere l’esecutivo dopo il 6 gennaio. La crisi di governo nella calza della Befana. “Presidente, lo hai sentito parlare al Senato? Renzi sta per aprire la crisi di governo. Dobbiamo prevenirne le mosse”, sono le parole con le quali secondo un retroscena di QN-Quotidiano nazionale due ministri(uno del Pd e uno del M5s) avrebbero messo in guardia il presidente del Consiglio . I due membri del Governo suggeriscono a Conte di chiedere un voto di fiducia sul governo in Parlamento, in modo da stanare i renziani. Ma il premier esita.
Dalla corrente Base riformista del Pd, sottolineano che “è chiaro che Conte non conosce Renzi…“, mentre da Italia Viva si gustano la ritrovata centralità politica nonostante un esiguo peso dei consensi elettorali. “All’Epifania al film Conte bis mettiamo la parola the end“, raccontano anonimi esponenti renziani a Qn. Ma in che maniera?
Il preavviso di sfratto per Conte arriverebbe con la lettera di dimissioni della Bellanova e Bonetti, le due ministre di Italia Viva e successivamente, una volta aperta la crisi, si giocherebbe una partita a scacchi con lo spettro della gestione della pandemia. “Da lì, può succedere di tutto. Un Conte bis ‘due’, con gli appetiti di Iv accontentati, un paio di teste che saltano nel Pd (De Micheli) e M5s (Dadone o Azzolina). Un Conte ter, con i due molossi, Di Maio e Orlando, dei due partiti maggiori nel ruolo di vicepremier per arginare Conte e un Renzi che si ‘mangia’ le Infrastrutture e la delega ai Servizi, ottenendo lo scalpo di un Conte dimezzato“, sono le ipotesi in campo.
Ed in caso di elezioni anticipate? Se il presidente dello Repubblica, Sergio Mattarella non trovasse un’altra maggioranza allora “Pd e M5s si giocherebbero la carta di Conte candidato premier. Ma non a capo di un suo partito, come si dice (toglierebbe solo voti a Pd e M5s, un vero harakiri), bensì alla Prodi (leader senza partito) o a capo del M5s. Qui, però, la palla passerà al Capo dello Stato. Davvero Mattarella non vede l’ora di mandare il Paese al voto? Difficile. Cercherà di formare un nuovo governo prima di rassegnarsi alle urne“.
Nel frattempo Sabino Cassese in un suo editoriale pubblicato dal Corriere della Sera ha letteralmente fatto a pezzi il bilancio dello Stato, denunciando la manovra finanziaria sbagliata che il Senato è chiamato ratificare negli ultimi giorni dell’ anno: “450 pagine (senza contare le tabelle), 20 articoli, il primo suddiviso in 1150 commi, è solo formalmente un provvedimento unitario. Vi dominano il settorialismo e la non-pianificazione“.
L’Ufficio parlamentare di bilancio l’ha definito un coacervo di misure senza un disegno, un collage di interventi pubblici di favore. È il frutto di “euforia da deficit” (Carlo Cottarelli, Repubblica, 24 dicembre): infatti, per 24,6 miliardi è finanziato in deficit e porta il disavanzo complessivo al 10,8 per cento e il debito al 158 per cento del Prodotto interno lordo.
Questo repertorio indigesto di norme definisce la complessa nozione di «ristorante italiano», nonché il difficile concetto di «preparazione alimentare», e istituisce la «Conferenza nazionale – Stati generali della ristorazione italiana nel mondo», spingendosi a regolare e finanziare cori, bande e musica jazz, corsi di «formazione turistica esperienziale», recupero della fauna selvatica, veicoli di interesse storico e collezionistico, bonus idrico, l’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe, il voucher per occhiali da vista, fino al «piano nazionale demenze». Persino il ministro dell’economia e delle finanze ha riconosciuto che si tratta di spese «troppo settoriali e specifiche» (voleva forse dire inutili e avrebbe dovuto dire illegittime, perché inserite nella legge di bilancio).
Ma ovviamente il governo guidato dal premier Conte farà finta di nulla come nel suo consueto stile politico di dilettanti allo sbaraglio.