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25 Novembre 2024 05:08

Il grande “fake” su Romano Prodi

L’importante è fornire alibi ai balconisti anonimi al grido di "tutti uguali", magari giovandosi di feticci cui addebitare il falso. Come Romano Prodi.
di Luca Bottura
Nel fantastico mondo giallobruno ( e in quello dei suoi trombettieri) l’esercizio del benaltrismo è una ragione di vita che sopisce, ottunde, giustifica, specie in questi giorni di Finanziaria suicida. L’importante è fornire alibi ai balconisti anonimi al grido di “tutti uguali“, magari giovandosi di feticci cui addebitare il falso. Come Romano Prodi.
Non solo: chi ricordi che i traballanti governi del Prof ridussero il deficit e migliorarono l’avanzo primario, viene accerchiato dalla vulgata social secondo cui dobbiamo a Prodi anche l’esplosione dei prezzi seguita all’introduzione dell’Euro. Una fake history. Che spiega molto di come siamo arrivati a questo grumo di incompetenza e malafede.
Ricapitoliamo. Dopo gli anni craxiani delle Finanziarie in deficit ” per la crescita” — ma guarda — l’Italia rischia di restare fuori dall’Euro e diventare una Grecia ante litteram. Prodi impone una tassa per entrare nella moneta unica promettendo di restituirla. Entriamo. La restituisce. Ma nel 2001 l’innamoramento per il senso di responsabilità è già defunto e alle elezioni stravince Berlusconi (con la Lega!). Come primo atto smantella l’obbligo delle tariffe anche in lire per tre anni e tutti gli organi di controllo prefettizi che dovevano evitare il cambio 1 euro/1000 lire.
È una regalia che il cosiddetto Cavaliere fa al suo elettorato di riferimentoe che gonfia a dismisura, e in pochi mesi, le finanze di commercianti, artigiani, fornitori di servizi, chiunque (anche lo Stato) sia in grado di raddoppiare le tariffe senza pagar dazio. Letteralmente.
Gli italiani a stipendio fisso vengono asfaltati, proprio come accade per i condoni, e nasce una classe media drogata che ritiene proprio diritto un alto tenore di vita. Nel 2008, la crisi. Le fortune accumulate, magari investite a caso (ci sono i truffati dalle banche, ma anche quelli che avevano sepolto 30 zecchini sotto l’albero e ora si lamentano pure) evaporano. L’evasione, ch’era lubrificante per i guadagni dei prezzi gonfiati, diventa ” di sopravvivenza”. Solo che per qualcuno la sopravvivenza è continuare a cambiare il Cayenne a ogni nuovo modello.
C’è ancora il tempo per la musata del tardo Berlusconi(2011), che aveva vinto di nuovo le elezioni berciando contro “l’Euro di Prodi”, e del tripudio che accompagna i passi (obbligati) per il risanamento di Mario Monti. Ma, proprio come dopo Mani Pulite, dei conti in regola, della sobrietà, di rispettare i patti, ci stanchiamo quasi subito. E la colpa è naturalmente dello Stato ladro, di Equitalia, dei comunisti.
Siamo a oggi: chi non ha pagato le tasse, chi ha raddoppiato i prezzi, chi ha cavalcato l’anima più maramalda di questo Paese, straparla contro chi ha provato a metterne in sicurezza le casse. Con una novità: si ritrova a fianco, plaudenti, quelli che ha derubato, che invece di chiedersi perché pagano il doppio di quanto dovevano o perché regalano i servizi agli evasori con le proprie — altissime — tasse, accerchiano gli extracomunitari che portano via loro il lavoro nei campi di pomodori.
Mentre attendiamo di rileggere la Storia del Popolo (e il Def del medesimo) col dovuto distacco critico, una sola preghiera: lasciate in pace Prodi. Almeno chi lo attacca per ignoranza. Non quelli che di mestiere vellicano il Governo. Né la “sinistra” che applaude l’harakiri dei conti pubblici. O quella che voleva cambiar verso e durante la manovra ha investito il professore. Loro andranno avanti comunque. E si somigliano molto più di quel che credono.
*opinione tratta dal quotidiano La Repubblica
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