Il ministro di giustizia Carlo Nordio mette la parola “fine“ sul caso Donzelli e le polemiche scaturite dopo il discorso alla Camera su Alfredo Cospito. Il deputato di Fratelli d’Italia, uno dei più stretti collaboratori del premier Meloni, era finito nel mirino della sinistra per la presunta violazione del segreto sugli atti riguardanti la detenzione dell’anarchico al 41 bis, ma il guardasigilli, tramite una nota, ha smentito che si trattasse di atti classificati: “La comparazione tra le dichiarazioni rilasciate dall’onorevole Giovanni Donzelli e la documentazione in atti disvela che l’affermazione testuale dell’onorevole ‘Dai documenti che sono presenti al ministero della giustizia’ è da riferirsi ad una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda“.
“Quanto al contenuto dei colloqui tra i detenuti Cospito ed altri, riferiti dall’onorevole Donzelli – ha proseguito Nordio -, non sono stati oggetto di un’attività di intercettazione ma frutto di mera attività di vigilanza amministrativa. In conclusione, la natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati. Per altro la rilevata apposizione della dicitura ‘limitata divulgazione’, presente sulla nota di trasmissione della scheda, rappresenta una formulazione che esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge 124/07 e dai Dpcm di attuazione ed esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall’anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria. Tutta la documentazione idonea a spiegare queste conclusioni sarà – la chiosa del Guardasigilli – illustrata in dettaglio, quando le Camere riterranno opportuno“. L’ennesimo tentativo di spallata della sinistra finisce ancora una volta in una bolla di sapone.
La Procura contraria alla revoca del 41 bis
Francesco Saluzzo, procuratore generale di Torino, ha dato parere contrario alla revoca del 41-bis al ministero della Giustizia. Lo rende noto l’agenzia Ansa citando fonti qualificate, secondo le quali il documento conterrebbe dei riferimenti alla necessità di monitorare costantemente le condizioni di salute del detenuto. Alfredo Cospito può restare al 41 bis oppure tornare al regime di alta sicurezza, con tutte però le dovute cautele. Ha una conclusione aperta, che si affida alle valutazioni dell’autorità politica, il parere consegnato dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo al ministro della Giustizia Carlo Nordio. Un documento lungo una decina di pagine che, a quanto si apprende, non dà dunque un’indicazione netta, pur ribadendo che fu fondata la decisione del 5 maggio del 2022 di applicargli il carcere duro.
Chi sono i quattro boss al 41-bis con cui avrebbe potuto parlare Cospito a Sassari
Sono 85 le persone attualmente recluse al regime di 41 bis nel carcere Bancali a Sassari, lo stesso dove fino a tre giorni fa si trovava anche l’anarchico Alfredo Cospito, poi trasferito ad Opera. Solo quattro, sarebbero però i nomi contenuti nella relazione fornita dal DAP il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria all’ufficio di gabinetto del ministero della Giustizia e al sottosegretario con delega alle carceri Andrea Delmastro: oltre a Cospito, le persone citate sarebbero Pietro Rampulla, Pino Cammarata, Francesco Di Maio e Francesco Presta.
Giorgia Meloni: Cospito sparò ancora dopo che ebbe la grazia nel 1991
“Una cosa interessante che non si è notata: Cospito nel 1991, già in carcere, decise di fare lo sciopero della fame, e venne graziato. Lo Stato lo ha graziato ed è andato a sparare a della gente. Non stiamo parlando di una vittima, per come la vedo io. È possibile che oggi ritenga che tornando a fare lo sciopero della fame, potrebbe…”. Lo ha detto la presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni intervenendo su Rete4. “Penso che bisogna fare un po’ di chiarezza – ha proseguito – Chi è Alfredo Cospito? È un anarchico, in carcere perché condannato per il reato di strage e perché tra le altre cose ha sparato alle gambe di un dirigente di Ansaldo nucleare. Cospito finisce al 41 bis perché durante la detenzione mandava o trovava il modo di fare arrivare messaggi agli anarchici che erano fuori dicendo ‘continuate la lotta, organizzatevi’”.
Il 41 bis “è un istituto preciso che viene preso in considerazione in base alla gravità del reato e alla capacità che si ha di comunicare con l’esterno e se c’è una pericolosità in quella comunicazione. Cospito per questo finisce al carcere duro e comincia a fare lo sciopero della fame non solo perché rifiuta il carcere duro ma anche perché rifiuta l’istituzione del carcere” ha aggiunto il premier che ha inoltre fatto notare che “a corredo della situazione” dello sciopero della fame di Alfredo Cospito, “gli anarchici di vario genere in tutta Europa cominciano a minacciare lo Stato italiano, ad avviare una battaglia contro lo Stato, in forza della quale sono saltate in aria auto di nostri diplomatici, di persone che lavorano per lo Stato. Lo Stato deve indietreggiare o no nel momento in cui è minacciato da gente che dice ‘se non togliete il 41 bis, se non togliete Cospito dal 41 bis noi vi facciamo saltare in aria’?“.
La Corte di Cassazione ha anticipato al prossimo 24 febbraio l’udienza in cui discutere il ricorso di Alfredo Cospito contro il regime carcerario del 41 bis. Si tratta di un’ulteriore accelerazione, dopo la stessa Cassazione aveva già anticipato al 7 marzo, rispetto alla data originaria del 20 aprile, l’udienza presentata dal legale di Cospito per l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’anarchico che continua a rifiutare gli integratori. Lo ha riferito al suo legale, Flavio Rossi Albertini, che oggi e’ andato a visitarlo nel carcere di Opera. Una scelta, quella di non assumere un supporto di vitamine e sali, che potrebbe essere pericolosa per la sua salute aggiungendosi al digiuno che si protrae ormai da piu’ di cento giorni.