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22 Novembre 2024 01:44

Il M5S litiga anche con Conte. Arcelor Mittal deposita l’atto per il recesso dell’ ex Ilva di Taranto

Il premier convoca i parlamentari pugliesi del M5S in rivolta per convincerli della necessità dello scudo penale. Di Maio si sfila timoroso di perdere il controllo del movimento (che ha già perso) . Lezzi capofila dei rivoltosi rivolta Premier dice: "Te lo puoi scordare, non lo voteremo mai". Arcelor Mittal va avanti imperterrita nel suo disimpegno dall'ex Ilva. I legali della società hanno depositato in Tribunale a Milano l'atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all'acquisto, dell'ex Ilva,  per l'iscrizione a ruolo

ROMA – Sarebbe stato incandescente l’incontro di oggi tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed i parlamentari pugliesi del M5s. Il presidente del Consiglio ha cercato di farli ragionare sulla possibilità di reinserire lo scudo penale, “per togliere ogni alibi ad ArcelorMittal, anche in vista della battaglia legale che ci attende” avrebbe spiegato il premier ai parlamentari grillini  . Ma Barbara Lezzi, ex- ministra nel primo governo Conte, sarebbe stata fermissima sul punto, ed avrebbe detto: “Non lo voterò mai, puoi scordartelo“.

Il premier li aveva convocati insieme al capo politico del M5S Luigi Di Maio, al ministro dello sviluppo economico  Stefano Patuanelli, ed al ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, cioè colui il quale è chiamato gestire la patata bollente in aula. “Siamo di fronte a una situazione estremamente preoccupante  ne va del nostro Sistema Paese. L’immunità è già desumibile dal codice penale, son lo scudo dobbiamo dare un segnale a Mittal e sgomberare il tavolo dagli alibi” questo il senso del ragionamento del presidente del Consiglio .

l’On. Nunzio Angiola (Movimento 5 Stelle)

Conte si illudeva di poter contare sul buon senso dei partecipanti alla riunione, mentre invece ha trovato le barricate,  anche se non tutti  fra la quarantina degli eletti in Puglia del M5S si è detta contraria. “Per principio lo sarei  ma se è utile a risolvere la situazione non possiamo permetterci di non farlo” ha spiegato l’on. Nunzio Angiola, nativo di Taranto ma eletto nella murgia barese. Uno dei partecipanti ha rivelato sotto promessa di anonimato che pochi dei presenti sarebbero più morbidi e condiviso la sua linea, mentre i tarantini ed i salentini sono stati i più intransigenti .

Angiola  è stato duramente contestato dai colleghi Giovanni Vianello e Gianpaolo Cassese, che sono intervenuti uno dopo l’altro mentre la maggior parte degli altri annuiva. Il problema vero, in realtà , quello vero, sono i tredici senatori. Sarebbe inamovibile, una pattuglia una decina di loro guidata da Barbara Lezzi, fino a qualche mese fa partecipe ai Consiglio dei ministri con l’avvocato-premier. Sarà stata la consuetudine di un anno e mezzo, la Lezzi è stata diretta ai limiti della brutalità: “Te lo puoi scordare, non lo voterò mai. Il premier  avrebbe ribattuto“Barbara come fai a non capire la gravità della situazione?”. Ad aggravare la situazione almeno altrettanti colleghi di altre regioni che li seguirebbero sulle stesse posizioni anti-Premier. Il vero problema di Conte è che al momento non ci sono i numeri al Senato .

La riunione indetta dal Premier Conte si è sciolta con un nulla di fatto, con il premier paradossalmente ancor più preoccupato di prima per l’ingarbugliarsi della situazione. Alcuni segnalano un Luigi Di Maio piuttosto defilato. Il capo politico del Movimento 5 Stelle ha definito “un ricatto” quello di Arcelor Mittal , e ha più volte ribadito una posizione fortemente critica sullo scudo. Eppure è lo stesso che ha dato il via libera nel decreto Salva Imprese al comma che quello stesso scudo ripristinava, e che è stato falciato dalla fronda di Palazzo Madama.

Chi ha incontrato il premier nelle ore successive alla riunione lo descrive su livelli di rabbia mai raggiunta prima. Il problema dei numeri, almeno al Senato, è una vera e proprio frana nella strada da percorrere per portare in sicurezza la questione dell’Ilva. Oltre alla Lezzi, sono otto i deputati grillini pugliesi,  ad aver sottoscritto l’emendamento che ha cancellato le tutele legali ed acceso la miccia che ha portato i franco indiani a far deflagrare la bomba sociale dello stabilimento siderurgico di Taranto ed i problemi connessi alla questione. I firmatari del M5S sono Donno, Romano, Quarto, L’Abbate, Garruti, Pellegrini, Mininno, Dell’Olio. con il rischio che la “truppa” dei congiurati contro Conte,  potrebbe ampliarsi e inglobare colleghi che pugliesi non sono, come   accaduto anche con Gianluigi Paragone. Uno di loro dice: “Se Conte dice che scudo non serve perché lo ripropone? Fa parte di un pacchetto? Ma allora ci sono anche gli esuberi. Perché non ci parla chiaro?”. Un altro invece pone una questione meramente politica: “Cedere al ricatto di un’azienda che ha sottoscritto un contratto con lo stato sarebbe devastante per la tenuta politica del governo”.

Il capo politico del Movimento 5 Stelle sa perfettamente che rischia di perdersi il Movimento per strada. Per questo ai suoi continua a ripetere che su questo tema la linea la deve dare il gruppo, la volontà dei parlamentari non può essere forzata. Una posizione attendista in attesa che il lavorio del premier e di D’Incà per convincere i più riottosi, almeno quelli necessari a non far cadere il governo o a rendere plasticamente necessario trovare maggioranze alternative, faccia breccia. “Alcuni sono più dialoganti – spiega a Huffpost una fonte di governo che si sta occupando del dossier – Potrebbero convincersi che non c’è altra strada”. Il percorso è lungo e accidentato: “Per questo per tutta la settimana si lavorerà in questo senso”.

In gioco è la tenuta del governo, ecco perche Conte vuole salvare l’Ilva ad ogni costo. Il suo problema che lo deve fare senza alterare la maggioranza che lo sostiene. Luigi Di Maio è stato chiaro in proposito: “Se qualcuno forzasse sullo scudo, e passasse con voti decisivi dell’opposizione, la crisi si aprirebbe di fatto”. Il riferimento è chiaramente collegato all’emendamento al decreto fiscale presentato da Italia viva , e alla tentazione che per un istante ha accarezzato il Pd di poter procedere allo stesso modo.

Anche Di Maio è in una strettoia, non è contrario all’immunità, che per altro era entrata nel “decreto Salva imprese” anche con il suo placet, salvo poi essere cancellata dall’ormai famigerato emendamento. E sullo scudo penale non vuole e non può fare alcun braccio di ferro con chiunque, sopratutto per sua convinzione personale. Ma anche perché sa che ne va della tenuta del Movimento. Per questo sono giorni che ripete: “Su questo non possiamo permetterci forzature, decide il gruppo”.

Al momento nell’agenda di Conte non vi è alcun incontro con Mittal, anche se il capo del governo spera che il tempo lavori a suo favore e che avvenga qualcosa. Giovedì in Consiglio dei ministri raccoglierà le proposte per un piano complessivo per il risanamento di Taranto, un tentativo di dare un segnale concreto del lavoro per il risanamento della città in attesa che la matassa si sbrogli. Ma anche un altro modo per dimostrare operatività in una situazione in cui, sul problema dei problemi, ancora non si è capito che pesci pigliare. Una fonte vicina a Palazzo Chigi spiega che un’interlocuzione informale con i vertici dell’azienda sia tessuta lontana dai riflettori incessantemente, ma che finora si sia sempre ritrovata in un vicolo cieco. “Sono certo che il governo tutto saprà lavorare da squadra, con unità e compattezza, per trovare una soluzione concreta per l’Ilva”, dice in una nota Di Maio.

Sa che il Pd si sta schierando dietro il presidente del Consiglio sull’operazione scudo. Il segnale è arrivato con la rinuncia all’emendamento per forzare. “Conte sta lavorando a una soluzione per salvaguardare il polo produttivo”, ha dichiarato Nicola Zingaretti dagli Stati Uniti. Nella nota invece del capo politico del M5S anche un segnale interno: “Tutto il M5s sostiene l’azione di governo”. Un messaggio ambiguo rivolto ai dissidenti, ma anche una maniera per dire a Palazzo Chigi che si procederà anche tenendo conto delle loro posizioni.

Il pontiere è il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli che si è recato a Palazzo Madama, per riunisce i senatori di cui è stato apprezzato capogruppo. Si fa latore di una possibile mediazione: “No a uno scudo penale sine die – commenta la proposta il “grillino” Ugo Grassi –  Meglio invece una norma di diritto speciale, una norma ad hoc che potrebbe essere accettabile se avesse una scadenza temporale. Ma affinché questa scadenza sia accettabile, deve essere agganciata a un programma di decarbonizzazione”.  Proprio nelle stesse ore in cui il ministro Patuanelli si aggirava fra gli uffici del parquet del Senato, la Lezzi ostentava un’inusuale presenza nel Transatlantico di Montecitorio.

Si fermava a parlare con De Lorenzis, Cassese e Ermellino, deputati che condividono la sua posizione, in favor di cronisti. Un onorevole vicino a Di Maio commentava: “Guardali là, un consiglio di guerra”. La proposta della senatrice ribelle è nota: chiudere le aree a caldo del polo siderurgico tarantino, riconvertirle in aree a freddo e destinare gli operai alle opere di bonifica. Equivarrebbe a demolire il piano industriale in atto, quello stesso non considerato da Arcelor Mittal redditizio e dal quale proprio oggi ha avviato giuridicamente l’abbandono.

il cortile interno di Palazzo Chigi

Sono oltre quaranta gli “invitati” al vertice di maggioranza sulla manovra che si riunirà a Palazzo Chigi giovedì sera . Da quanto si apprende, la convocazione alla riunione è stata indetta dal premier Giuseppe Conte,  con una email inviata del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, indirizzata a tutti i sottosegretari all’Economia, ai capigruppo dei quattro partiti di maggioranza, ai capigruppo in commissione, ed ai presidenti di commissione a Carla Ruocco e Daniele Pesco. In totale sono 37 i destinatari della missiva, tra deputati e senatori. A loro si uniranno anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e i capi delegazione al governo dei partiti. La riunione inizierà dopo il Consiglio dei ministri convocato alle 16.30, nel quale Conte avvierà la discussione sui progetti per il “cantiere Taranto”.

La lettera di Conte ai ministri del suo Governo

Palazzo Chigi potrebbe convocare oggi un nuovo vertice per fare il punto della situazione, che, invece di procedere verso una possibile soluzione ha fatto ulteriori passi nel suo ingarbugliarsi. A sera dalla sede della Presidenza del Consiglio esce un collaboratore del premier Conte. Quando gli si nomina la Lezzi la sua non risposta parla da sè ed è molto più eloquente di mille parole.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del Cdm di giovedì 14 novembre ha scritto ai ministri  per invitarli a contribuire in termini di idee e proposte alla ristrutturazione e alla riconversione dell’area industriale di Taranto, in pericolo  dopo l’annunciato addio di ArcelorMittal dello  stabilimento siderurgico ex Ilva. Questa la lettera, che è stata pubblicata dal quotidiano La Repubblica:

“Gentile Ministro,

durante la mia recente visita a Taranto, ho potuto constatare come la vicenda dello stabilimento industriale ex Ilva costituisca solo un aspetto, seppure di assoluto rilievo, di una più generale situazione emergenziale in cui versa la città e la sua popolazione. Il rilancio dell’intera area necessita di un approccio globale e di lungo periodo. La politica deve assumersi la responsabilità di misurarsi con una sfida complessa, che coinvolge valori primari di rango costituzionale, quali il lavoro, la salute e l’ambiente, tutti meritevoli della massima tutela, senza che la difesa dell’uno possa sacrificare gli altri. Per questo, reputo necessario aprire un “Cantiere Taranto”, all’interno del quale definire un piano strategico, che offra ristoro alla comunità ferita e che, per il rilancio del territorio, ponga in essere tutti gli strumenti utili per attrarre investimenti, favorire l’occupazione e avviare la riconversione ambientale”.

“I processi di ristrutturazione o riconversione del tessuto industriale e delle infrastrutture di una determinata area geografica – come dimostrano alcune esperienze in italia e in europa – si portano a compimento solo attraverso politiche coordinate e sinergiche, che coinvolgano tutti gli attori istituzionali – in primis il Governo -, le associazioni di categoria, i comitati locali e tutte le forze produttive del paese. A tal fine, in vista del prossimo Consiglio dei ministri di giovedì 14 novembre, ti invito, nell’ambito delle competenze del tuo dicastero, ad elaborare e, ove fossi nella condizione, a presentare proposte, progetti, soluzioni normative o misure specifiche, sui quali avviare, in quella sede, un primo scambio di idee.

La discussione potrà quindi proseguire all’interno della cabina di regia che ho intenzione di istituire con l’obiettivo di pervenire, con urgenza, a soluzioni eque e sostenibili. Al riguardo, ti anticipo che il ministro della difesa, onorevole Lorenzo Guerini, mi ha comunicato l’intenzione di promuovere un intervento organico per il rilancio dell’Arsenale, mentre il ministro per l’Innovazione, onorevole Paola Pisano, mi ha rappresentato la volontà di realizzare un progetto di ampio respiro, affinchè Taranto possa diventare la prima città italiana interamente digitalizzata”.

“Confidando nella tua collaborazione, ti ringrazio fin d’ora per il contributo che potrai offrire alla definizione di un progetto che considero prioritario per l’azione di Governo”.

Come ampiamente previsto dal nostro giornale e direttore, Arcelor Mittal va avanti imperterrita nel suo disimpegno dall’ex Ilva. I legali della società hanno depositato in Tribunale a Milano l’atto di citazione per il recesso del contratto di affitto, preliminare all’acquisto, dell’ex Ilva,  per l’iscrizione a ruolo . Il documento si trova già sul tavolo del Presidente del Tribunale di Milano Roberto Bichi. Con il deposito, la causa è stata quindi iscritta a ruolo ed ora il presidente Bichi in base a rigidi criteri tabellari dovrà assegnare il procedimento ad una delle due sezioni specializzate in materia di imprese.

L’atto di citazione è il documento con il quale la società del Gruppo Arcelor Mittal ha formalizzato l’espressa volontà di recedere dal contratto di affitto che, secondo l’accordo, avrebbe dovuto portare all’acquisto. previsto il primo maggio 2021. Di fronte al passo formale, ed al mancato incontro dei Mittal con il Premier Conte, i sindacati dei metalmeccanici rimarcano che secondo il loro punto di vista non sussistono le condizioni per la rescissione. Fiom, Fim e Uilm, indicando come “urgente l’incontro ed il confronto per discutere sulle prospettive e sul rispetto degli accordi e degli impegni assunti” ed auspicano che la sede sia il Ministero dello Sviluppo.

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