La trasparenza invocata dal Movimento 5 Stelle incassa un inaspettato stop. La pretesa differenza grillina si trasforma infatti in una vana speranza quando si parla della campagna elettorale dei candidati sindaci e dei finanziamenti ricevuti. Emblematico è il caso Roma e della sindaca Virginia Raggi. Resta, infatti, ignota la gran parte dei finanziatori della campagna elettorale vincente della prima cittadina della capitale.
In diverse occasioni gli esponenti del M5S hanno invocato la casa di vetro per i soldi che alimentano le campagne elettorali o le fondazioni politiche. È successo anche quando Salvatore Buzzi, ras della cooperativa 29 giugno, ha partecipato alla cena di finanziamento dei democratici, prima del coinvolgimento in “Mafia Capitale“. Vicenda più volte sollevata dall’universo grillino per attaccare il Pd sui canali di finanziamento; stesso film anche quando si è trattato di mettere all’indice le fondazioni, quelle vicine ai partiti, vero regno di opacità.
In casa grillina l’operazione casa di vetro è però rimandata. In particolare un cittadino non può conoscere chi ha finanziato (e con quanto) buona parte della campagna elettorale di Virginia Raggi a sindaco di Roma, che da candidata ha raccolto 225 mila euro di contributi.
Va precisato che tutto è avvenuto secondo legge. Nel rendiconto presentato, come prevede la norma, presso la Corte di Appello di Roma, collegio regionale di garanzia elettorale è infatti tutto in regola. Ma dal M5S, visti gli annunci, ci si sarebbe aspettati un livello di trasparenza maggiore. Il mandatario elettorale della candidata Raggi era Andrea Mazzillo, un passato nel centro-sinistra, poi diventato fedelissimo dell’attuale sindaca, prima come capo staff e ora come assessore al bilancio per riparare i disastrati conti del comune. Mazzillo ha curato tutte le procedure come prevede la norma.
La sorpresa arriva quando, dopo aver fatto richiesta di accesso agli atti, scopriamo che gli unici nomi riportati nella documentazione consultabile sono quelli “dei soggetti diversi da persone fisiche” e quelli dei privati che hanno versato oltre 5 mila euro. E tutti gli altri? Coperti e non accessibili. La legge parla chiaro: l’obbligo di dichiarare i nomi non sussiste per le donazioni di privati sotto la soglia di 5 mila euro. Una soglia che fino al 2012 era addirittura di 20 mila euro. Quindi buona parte dei soldi che hanno finanziato la campagna elettorale di Virginia Raggi sono tracciati, depositati, ma non consultabili.
Diverso il caso di Chiara Appendino, sindaca di Torino che ha pubblicato i donatori, ma solo indicando il nome e l’iniziale del cognome. Scelta analoga anche per Stefano Fassina, ex sottosegretario e candidato a sindaco perdente di Sinistra Italiana.
Raggi è stata bacchettata anche dalla campagna “Saichivoti”. Chi sono i finanziatori? A quali famiglie romane appartengono? Quanto hanno versato? Restano domande senza risposte.
L’Espresso ha contattato Andrea Mazzillo, poco prima che assumesse l’incarico di assessore, per chiedere spiegazioni e l’accesso agli atti, visto che i grillini predicano trasparenza. Mazzillo ha spiegato che avrebbe depositato tutto in Corte di Appello e anche all’assemblea capitolina presso quest’ultima però senza indicare i donatori sotto i 5 mila. “Tutte le donazioni sono interamente rendicontate dalla prima all’ultima. Siamo intorno ai diecimila donatori. Io contravvengo alle disposizioni se dichiaro i donatori sotto i 5 mila”. Mazzillo ci dice di avere l’elenco dei donatori, ma quando gli chiediamo di verificare la presenza di un nome, risponde: “Questo non so dirglielo“. “Io non posso pubblicare i nominativi altrimenti mi mettono in galera”, ha concluso Mazzillo, “se lei andrà in Corte di Appello ci sarà tutto l’elenco“.
In realtà non è così: l’Espresso ha fatto richiesta di accesso agli atti, ma dalla Corte di Appello non ha ottenuto, come da norma, l’elenco completo dei donatori. Così abbiamo richiamato Mazzillo ponendogli alcune precise domande: ad esempio, se poteva fornirci l’elenco dei finanziatori privati che hanno versato sotto i 5 mila euro e perché il M5S non ha espressamente indicato che sarebbe stata pubblicata ogni tipo di donazione (in questo modo non avrebbe avuto problemi di privacy). Mazzillo ha risposto con un sms: “Io non dispongo dell’elenco da lei richiesto, sono dati desumibili dagli estratti conto che misurano operazioni di oltre 10 mila donazioni che non è possibile sistematizzare in maniera automatizzata“.
Eppure era stato proprio Beppe Grillo a invertire la tendenza quando sul suo blog, nel 2013, rendicontava tutte le spese dello “Tsunami tour” riportando nomi e cognomi di quasi diecimila donatori che avevano dato il loro assenso alla pubblicazione e aggiungeva: “Buona lettura a chi chiede trasparenza. Stancatevi gli occhi”. Ora c’è poco da stancarsi.
L’Espresso ha potuto leggere l’elenco dei pochi privati che hanno versato sopra 5 mila euro o dei soggetti giuridici, pochissimi, che hanno contribuito alla campagna elettorale di Virginia Raggi. Partiamo dai conti. Il totale delle spese sostenute per la campagna elettorale a sindaco è stato pari a 223.673 euro, che arrivano a 260.846 includendo le erogazioni in natura, con un attivo di quasi 1.800 euro versato al comitato promotore Italia 5 Stelle. I contributi di terzi, intesi come la somma delle donazioni (225.449), ma anche dei servizi ricevuti, ammontano a 262.580 euro. Passiamo ai finanziatori. Sono 28 in tutto i contributi, i cui nominativi sono consultabili. La somma totale si aggira intorno ai 70 mila euro. Tra i contributi, si parte dai 100 euro di Informa, società di Terracina ai 1330 della srl Lucina fino ai 1000 euro della società immobiliare S.i.o. Gli altri finanziatori privati, la gran parte, sono coperti dal principio della riservatezza, che li tiene lontano dai riflettori.
Nonostante i proclami, in questo caso, la trasparenza resta solo una promessa.