Nelle conversazioni che intercorrono all’interno del “direttorio” del Movimento Cinque Stelle è facile ascoltare da più di uno dei cinque membri, pensieri personali ormai senza alcun pudore e coerenza come ad esempio questo: “Ragazzi diciamoci la verità , il microcredito non ha funzionato, bisogna trovare il modo di usarli, i soldi, e usarli in maniera politicamente più proficua“. In poche parole: i giovani “rampanti” del M5S stanno per riuscire a riporre nella valigia dei sogni e delle promesse non mantenute anche quella che per il Movimento è stata la regola delle regole, cioè la regola “francescana” più cara a Casaleggio: i soldi pubblici in eccesso vanno restituiti a un fondo per le piccole e medie imprese. Rinuncia a questo proprio dogma il Movimento non potrà essere più la stessa cosa e si omologherà agli altri partiti . È esattamente quello che sta avvenendo.
Chiaramente e va riconosciuto, tutto ciò sta trovando più di qualche resistenza interna, naturalmente, ma alcune regole cruciali, stanno cambiando e facendo del M5S non più un movimento, ma bensì un vero e proprio partito. Se sia sia un passo avanti, o invece il fallimento di un dogma e la rinuncia e contestuale azzeramento e tradimento dei propri ideali, questo lo interpreteranno prima o poi i cittadini, ma sopratutto gli elettori. In ogni caso la regola “francescana” introdotta da Casaleggio sui soldi sta per essere infranta. O meglio, è stata già da tempo abbondantemente ignorata e calpestata.
Beppe Grillo disse ai parlamentari grillini riuniti alla fine del 2013 : “forse siamo stati tropo rigidi sui soldi, tremila euro per vivere a Roma, per chi non è di Roma, sono troppo pochi” . Dopodichè sono arrivate le elezioni europee 2014: all’indomani del voto, per evitare di ripetere la querelle sulla diaria, assai diffuse dagli organi di stampa (chiaraete tutti invisi al comico genovese) , ai parlamentari europei fu concesso di tenersi praticamente tutti i soldi. Così facendo però arrivarono le proteste degli eletti alla camera ed al Senato: “Perché noi dobbiamo restituire e loro no?. E’ molto indicativa un fatto più recente. Il M5s in Sicilia ha fatto mettere a posto, con i soldi pubblici incassati, una trazzera , cioè una strada rurale a Caltavuturo che è stata pavimentata in cemento per far ridurre i tempi necessari per scavalcare un punto del viadotto crollato sulla Palermo-Catania. Una iniziativa intelligente, molto bella, ma nel Movimento è servita anche a ragionare con il proprio cervello: “Vedete? Se i soldi si possono usare a fin di bene, perché restituirli, come ci impone la vecchia regola di Casaleggio?”.
La regola di Casaleggio, in contrasto con quella di Grillo sul cui blog, è stato scritto: “La selezione dei candidati per le prossime elezioni politiche manterrà lo stesso metodo di quelle del 2013″. In pratica Grillo ha smentiva se stesso, o meglio quanto dichiarato il giorno prima “abbiamo imbarcato di tutto“, o era Casaleggio che – in un soprassalto – gli ha corretto il tiro?
I due fondatori del M5S non sono più sintonizzati sulla stessa frequenza d’onda è evidente e sotto gli occhi di tutti . Casaleggio è sempre più isolato e sofferente . Grillo si manifesta sempre più “vicino” e d’accordo al gruppetto di Luigi Di Maio (uno dei 5 componenti del direttorio del M5S) dopo aver trascorso il ferragosto con Di Maio e la “first lady” Silvia Virgulti a Marina di Bibbona. I 5 “cittadini-deputati” del direttorio grillino spingono ogni giorno sempre di più per modificare una seconda regola: il doppio mandato. Attualmente sulla base del proprio regolamento interno nel M5S si può essere eletto solo due mandati. Ma voi ve li immaginati i neodeputati trentenni a tornare a casa al termine dei due mandati in cui sono entrati nel “Palazzi” del potere romano ? Noi non ci crediamo e siamo pressochè certi che anche questa regola salterà !
La terza regola è già cambiata: i Meet up, che prima erano l’ossatura del Movimento 5 Stelle, sono stati ridotti e sminuiti a dei semplici gruppetti “Amici di Beppe Grillo“, non avendo quindi nessuna possibilità di controllare il lavoro dei parlamentari. Adesso il Movimento è diventato invece “proprietà” degli eletti, in particolare dei cinque che fanno parte del direttorio. Luigi Di Maio sta organizzando ed allestendo una sua struttura personale, selezionando “consulenti” e “tecnici” a suo scelto, nel legislativo, nella comunicazione, attraendo deputati nella sua orbita, come ad esempio Mattia Fantinati, o come Alfonso Bonafede, l’ unico che mantiene la vicepresidenza di una commissione (la Giustizia n.d.r.). Ricordate il Movimento dello Tsunami tour che cantava “Non siamo un partito/ non siamo una casta/ siamo cittadini punto e basta” . bene. E’ tutto cambiato. Come prevedibile.
L’ Ufficio Stampa M5s Europa replicando ad un articolo del collega Jacopo Iacoboni del quotidiano La Stampa ha sostenuto che “in tema di restituzioni è falso che in Europa il M5S “tiene tutti i soldi”: i 17 europarlamentari, al pari dei colleghi italiani, restituiscono parte del loro stipendio versandolo nel Fondo di Garanzia per la piccola e media impresa gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico. Nel dettaglio, in un anno di mandato la somma restituita è pari a 257.000 euro. L’indennità di ogni deputato è pari a 6200€ netti al mese, a cui vanno aggiunti 304€ di indennità giornaliera per spese di soggiorno se il parlamentare è presente ad attività istituzionali ufficiali. Inoltre, gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle hanno rinunciato totalmente ad un fondo di 3 milioni di euro che il Parlamento mette a disposizione per la creazione di fondazioni politiche.”
La realtà è ben diversa, come ha controreplicato correttamente il collega Iacoboni: il M5S Europa ha restituito solo 257mila euro. Tradotto, significa circa mille euro per ogni europarlamentare. E va considerato che, oltre gli emolumenti citati, “l’indennità di assistenza” che ogni deputato riceve è di 21mila euro ! Di tutti questi soldi, gli europarlamentari restituiscono solo mille euro. Non è vero, in effetti, che tengono tutto. Tengono quasi tutto.