ROMA – Questa mattina è stata depositata all’ ufficio primi atti della Procura della repubblica di Milano una querela-denuncia per diffamazione aggravata a mezzo stampa, presentata dal magistrato di Cassazione Piercamillo Davigo, attuale consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura difeso dall’ avv. Francesco Borasi del Foro di Milano, nei confronti dei giornalisti Piero Sansonetti e Giovanni M. Jacobazzi, rispettivamente direttore e cronista del quotidiano IL DUBBIO.
Gli articoli incriminati, secondo Davigo, sono quelli pubblicati dal DUBBIO in data 9 febbraio 2019 dal titolo “Davigo giudicherà Woodcock. Ma non è incompatibile ?” (titolo all’articolo nelle pagine interne: “Davigo giudicherà Woodcock, ma lo ha già assolto” e dal sottotitolo “L’ ex pm del pool Mani Pulite è nella commissione disciplinare che dovrà valutare la responsabilità dei colleghi ma in un’intervista al Fatto si era già schierato con lui”, e di un altro articolo del 12 febbraio 2019 dal titolo “Caso Davigo-Woodcock. La scivolata di Travaglio“, ed in particolare la frasi: “può un magistrato che con tanta veemenza (ma anche con meno veemenza) ha difeso un accusato essere poi chiamato a giudicarlo ? In qualunque altro luogo della giurisdizione sarebbe tenuto a ritirarsi, a dichiarare la propria incompatibilità, se non lo facesse sarebbe sanzionato” e ” non è un peccato avere delle idee, no: lo è invece, di solito – e secondo i canoni universali del diritto – fare i giudici avendo già espresso una sentenza di condanna o di assoluzione“.
Secondo Davigo, quanto scritto da Jacobazzi sul DUBBIO , e cioè che il magistrato avrebbe “difeso con veemenza” ed addirittura “già assolto” il dottor Woodcock, cosicchè “gravi ragioni di convenienza” imporrebbero di astenermi dal giudizio disciplinare, scrive il magistrato nella sua querela “è semplicemente falso“.
Giovanni Maria Jacobazzi prima di darsi al giornalismo era un ex carabiniere diventato comandante della Polizia Municipale di Parma , ove balzò agli onori delle cronache per il suo coinvolgimento nell’indagine “Green Money 2“, in cui venne arrestato. La Guardia di Finanza nel corso di una conferenza stampa, dopo l’arresto di undici persone tra cui il Jacobazzi (a lato nella foto) all’epoca capo dei vigili, parlò di “un giro di soldi pubblici per mezzo milione di euro“.
Il Tribunale di Parma ha condannato Jacobazzi nel novembre 2017, a 3 anni e 6 mesi per “corruzione” per una manciata”di euro ottenuta dall’investigatore privato Lupacchini per fornire alcune informazioni riservate, e per “truffa” per alcuni buoni pasto, oltre alla sanzione di 40mila euro di provvigionale immediatamente esecutiva.
Jacobazzi, che oggi fa il giornalista per “Il Dubbio”, secondo la Procura di Parma avrebbe dimostrato una certa facilità a un “uso spregiudicato della cosa pubblica”. Egli venne anche intercettato mentre faceva pressioni su un agente che aveva multato un imprenditore per un dehors al di fuori di un suo locale perchè togliesse la sanzione.