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29 Aprile 2025 20:01

Il magistrato Michele Prestipino indagato per rivelazione di segreto d’ufficio

La conversazione sarebbe stata intercettata nell’ambito di una inchiesta di Caltanissetta sul periodo delle stragi del 1992

Il procuratore aggiunto dellaDirezione nazionale antimafia Michele Prestipino è indagato a Caltanissetta per rivelazione di segreto d’ufficio. Avrebbe riferito notizie riservate sullo stato delle indagini sulle cosche calabresi e sulle infiltrazioni dei clan nelle imprese del Nord all’ex capo della Polizia Gianni de Gennaro, ora presidente di Eurolink, il General Contractor per la progettazione e la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, e a Francesco Gratteri, consulente della società per le questioni legate alla sicurezza.

La conversazione sarebbe stata intercettata nell’ambito di una inchiesta della Procura di Caltanissetta sul periodo delle stragi del 1992.  Il magistrato ha ricevuto un avviso di garanzia e una convocazione per rendere un interrogatorio.

L’accusa è fondata sull’articolo 326 del codice penale: aver rivelato notizie riservate a Giovanni De Gennaro, presidente del consorzio di imprese Eurolink, e a Francesco Gratteri, ex poliziotto pure lui, ora consulente tecnico. In pratica si tratta delle società coinvolte nella realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. “Perché nella qualità di pubblico ufficiale essendo procuratore aggiunto presso la Dna (Direziona nazionale antimafia) con delega al coordinamento delle indagini su ‘ndrangheta e cosa nostra, in violazione dei doveri inerenti la suddetta funzione, rivelava notizie che dovevano rimanere riservata a De Gennaro Giovanni e a Francesco Gratteri” si legge nell’atto notificato a uno dei vertici della Procura nazionale antimafia guidata da Giovanni Melillo

Al momento non è ancora chiaro chi dei tre sarebbe stato oggetto di intercettazione, né perché. È ipotizzabile che a essere ascoltato sia stato Prestipino mentre parlava con il suo ex capo – a Palermo, Roma e a Reggio Calabria – Giuseppe Pignatone, anch’egli indagato da Caltanissetta per aver favorito alcuni boss insabbiando un’inchiesta quando era magistrato nel capoluogo palermitano.

L’indagine a carico di Prestipino, più che di Caltanissetta, potrebbe essere tecnicamente di competenza di Perugia, procura che indaga sui presunti reati compiuti dai magistrati capitolini, anche se il ruolo di Prestipino nella Direzione nazionale antimafia – su cui è competente Roma, vedi il caso dell’ex pm antimafia Antonio Laudati, coinvolto nel presunto dossieraggio dell’ufficiale Gdf Pasquale Striano – potrebbe riportare la competenza nella Capitale.

La procura di Caltanissetta

La rivelazione del segreto, contestata a Michele Prestipino che oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere “avrebbe riguardato rilevanti particolari delle indagini in corso da parte di alcune Dda, anche con riferimenti all’uso delle intercettazioni, nonché della funzione di coordinamento svolta sin dalle prime battute dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo” scrive in una nota il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca.

L’ipotesi dell’accusa, che trae origine dalle indagini eseguite dalla Sezione Anticrimine del Ros Carabinieri di Caltanissetta, “in questa prima fase delle indagini preliminari, ferma restando la presunzione di innocenza nella sua massima estensione – si spiega nella nota – può essere sinteticamente esposta: perché nella qualità di pubblico ufficiale essendo Procuratore Aggiunto presso la Procura Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, con delega al coordinamento delle sezioni ‘ndrangheta e ‘cosa nostra’ in violazione dei doveri inerenti la suddetta funzione ed abusando della relativa qualità, rivelava notizie che dovevano rimanere riservate ai sensi dell’art 329 c.p.p. (obbligo di segreto, ndr) a Giovanni De Gennaro, presidente del consorzio di imprese ‘Eurolink’ incaricato della realizzazione di opere pubbliche note come ‘Ponte sullo stretto di Messinà e a Francesco Gratteri, consulente della società ‘We Build’, socio di maggioranza del predetto consorzio”.

“Secondo l’ipotesi accusatoria, sono state rivelate, quindi, notizie gravemente pregiudizievoli per le indagini di più uffici distrettuali; peraltro, vi sono concreti elementi per ritenere che Gratteri, anche per conto di De Gennaro, avrebbe già avvisato del corso delle indagini medesime alcuni protagonisti della vicenda. Il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo è stato informato da questo Ufficio sin dall’inizio delle indagini; e ha assicurato personalmente, oltre alla massima collaborazione per lo sviluppo degli accertamenti, anche il necessario coordinamento con altre indagini, in varia guisa collegate, svolte da altri Uffici distrettuali”.

Il procuratore aggiunto della DNA Michele Prestipino

La difesa di Prestipino

Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Cesare Placanica, difensore di Prestipino ha dichiarato: “Il procuratore Prestipino, in un clima di grande serenità, si è presentato avanti al Procuratore della repubblica nisseno. Su mia espressa indicazione si è avvalso, allo stato (come da atto il verbale), della facoltà di non rispondere poiché , come argomentato nella memoria difensiva depositata , riteniamo ci siano dubbi sia in ordine alla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta. Superati tali passaggi, fondamentali al corretto esercizio della giurisdizione, saremo noi a chiedere di essere interrogati perché riteniamo sia agevole chiarire ogni aspetto controverso relativo ad una conversazione intercorsa non con imprenditori o, peggio malavitosi, ma con il prefetto De Gennaro, già capo della Polizia e investigatore di punta nella lotta alla criminalità organizzata ed un suo storico collaboratore. Non servirebbe neppure aggiungere come appaia lunare e privo di ogni aderenza alla realtà anche solo ipotizzare una accostamento dottor Prestipino a realtà criminali con cui non risulta, difatti, alcun collegamento”


“Ci sono molti dubbi sulle accuse sia in ordine – dice l’ avv. Cesare Placanica difensore di Prestipinoalla utilizzabilità del materiale probatorio su cui si fonda la provvisoria incolpazione, sia rispetto alla competenza territoriale del tribunale di Caltanissetta“. Il legale che ha suggerito a Prestipino di avvalersi della facoltà di non rispondere, contesta anche che ci siano altri aspetti controversi che verranno chiariti in un successivo interrogatorio.

Il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo

Il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo ha diramato una dichiarazione: “Al fine di concorrere ad una corretta e trasparente informazione pubblica. Fermo il rispetto della presunzione di innocenza, nell’esercizio dei miei doveri di garanzia dell’immagine stessa e del buon andamento delle attività della Direzione nazionale antimafia ed antiterrorismo, ho provveduto a revocare con effetto immediato le deleghe di coordinamento investigativo attribuite al dottor Prestipino Giarritta e ad adottare le ulteriori misure necessarie a tutelare le esigenze di riservatezza ed efficacia delle funzioni della DNA, dando di ciò comunicazione al Comitato di Presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura e al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione.  L’Ufficio che dirigo e le Procure distrettuali che conducono le indagini relative ad ogni tentativo di condizionamento mafioso delle attività d’impresa collegate alla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina continueranno ad assicurare il loro comune impegno e la loro immutata dedizione per la completezza e la tempestività delle investigazioni e l’effettività del loro coordinamento.”

Permane di fatto la spaccatura interna alla Procura Nazionale Antimafia. Prestipino e Pignatone hanno messo a segno diversi colpi contro le cosche calabresi e siciliane, è ipotizzabile che grazie agli ottimi rapporti con due ex prefetti come l’ex capo della Polizia De Gennaro, di origine calabrese, e Francesco Gratteri – anche loro con una storia di battaglie antimafia nel curriculum – il magistrato romano si sia lasciato scappare informazioni confidenziali per aiutare la battaglia dei due contro le infiltrazioni delle cosche nei lavori del Ponte sullo Stretto di Messina, con denaro pubblico e privato che certamente fa gola ai boss. Non è chiaro cosa abbia davvero rivelato ai due, ma è pacifico che questa vicenda rischia di inasprire ancora di più lo scontro interno all’Antimafia (già compromesso dopo le indagini di Caltanissetta contro Pignatone e di Firenze contro Ilda Boccassini) mentre si adombra di una verità ancora più oscura e poco chiara nella storia delle stragi che posero fine nel 1992 alle vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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