Massimiliano Latorre ha lasciato ieri mattina il Policlinico San Donato venendo trasferito all’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, dove dovrebbe rimanere per qualche giorno per sottoporsi ad accertamenti di tipo neurologico. Il marò tarantino dopo l’ operazione subita lo scorso 5 gennaio per un’anomalia cardiaca, intervento che ha indotto il Governo italiano, tramite il legale di Latorre e per canali diplomatici e quindi “ufficiali”, a rinnovare alle dalle autorità di New Delhi la richiesta di autorizzazione per un’ estensione del permesso accordato a Latorre di soggiornare in Italia, dopo che un ictus aveva colpito il marinaio.
Il permesso che durava quattro mesi scade per ironia della sorte il 12 gennaio, cioè lo stesso il giorno in cui la Corte suprema indiana verrà chiamata a valutare l’istanza italiana di una sua proroga collegata alle necessarie cure mediche a cui deve sottoporsi il militare italiano, coinvolto con il collega Salvatore Girone nella morte di due pescatori nel Kerala nel febbraio del 2012, rimasti uccisi in un’operazione anti-pirateria che vedeva i due fucilieri in servizio di vigilanza a bordo della petroliera Enrica Leixe. L’altro marò, Girone si trova attualmente in stato di detenzione, presso l’ambasciata italiana a New Delhi.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel confermare la nuova istanza del Governo italiano, per trovare una soluzione diplomatica alla vicenda di Latorre e Salvatore Girone, ha ricordato che “il dialogo con l’India è in corso, ma i risultati finora ottenuti non sono stati soddisfacenti, e non quelli che ci aspettavamo. Adesso ci aspettiamo una risposta dalla Corte Suprema indiana soprattutto dal punto di vista umanitario“. Qualora invece la risposta della Corte dovesse essere negativa, la Farnesina si troverebbe a dover decidere in tempi molto ristretti sul ritorno in India di Latorre o sulla necessità di assumere una posizione ben più dura con il Governo indiano, in quanto , proprio per la scadenza del permesso, non vi sarebbero conseguentemente i tempi necessari per la presentazione di un appello.
La vicenda dei marò resta, in ogni caso, un vero e proprio braccio di ferro tra l’India e l’ Italia, con il Governo italiano che vorrebbe richiedere a un arbitrato internazionale sull’operato di due suoi soldati impegnati in missioni di peacekeeping, anche l’ Onu continua a considerarla una “questione bilaterale“, come ribadito da Stephane Dujarric il portavoce del segretario generale della Nazioni Unite Ban Ki-moon, : “Nulla da aggiungere a quanto già detto da Ban sulla vicenda“. Ma in realtà lo stesso segretario dell’ Onu non ha nascosto la sua preoccupazione per i tempi di un’auspicata soluzione, che diventano sempre più lunghi.