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4 Novembre 2024 23:34

Il marò Massimiliano Latorre chiede un maxi-risarcimento allo Stato “per il ritorno in India”

La richiesta di risarcimento ammonterebbe a milioni di euro per le vicissitudini subite. A cominciare dal fatto che il marò è stato costretto a ritornare in India, dove è stato colpito anche da un'ischemia

La vicenda dei due marò che in realtà sono due fucilieri della Marina militare italiana, apre un nuovo capitolo con la causa civile allo Stato intentata da Massimiliano Latorre con la richiesta di un maxi-risarcimento milionario per averlo fatto rientrare in India, dove aveva trascorso 106 giorni in carcere ed avrebbe rischiato la pena di morte, lamentandosi di non aver potuto fare carriera e metter su famiglia. Latorre, era stato colpito tra l’altro da un’ischemia proprio durante la reclusione in India. Dopo la lunga vicenda giudiziaria durata dieci anni, i due marò chiedono il conto attraverso le azioni legali avviate dagli avvocati. Analoga azione infatti potrebbe essere intentata anche dall’altro marò, Salvatore Girone.

La posizione dei due marò sembrava essere conclusa definitivamente a febbraio 2022, quando il gip Alfonso Sabella del Tribunale di Roma, aveva archiviato le accuse nei confronti dei due fucilieri pugliesi della Marina, dopo l’uccisione di due pescatori al largo delle coste indiane del Kerala nel febbraio del 2012. “È chiarissimo come, più che legittimamente Latorre e Girone si trovassero in una situazione tale da far pensare a un attacco di pirati alla Enrica Lexie” si legge nelle motivazioni del Gip Sabellaragion per cui nessuna perplessità potrebbe giammai residuare sul fatto che i due militari abbiano agito in stato di legittima difesa, almeno putativa“. E anche qualora, scrive ancora il Gip “residuasse nella loro condotta un qualche profilo colposo, ovviamente tutto da accertare, il relativo reato di omicidio colposo sarebbe definitivamente prescritto”.

il fuciliere della Marina militare italiana Massimiliano Latorre 

Gli avvocati del fuciliere Latorre, Silvia Galeone e Fabio Anselmo quest’ultimo diventato noto per aver patrocinato le cause di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi, conclusesi con le condanne dei responsabili di quei delitti, a dare slancio all’iter giudiziario sono già invece in fase più avanzata: attualmente è in corso, all’Ordine degli avvocati di Roma, la mediazione che precede obbligatoriamente le cause civili. “L’azione è stata promossa nei confronti del precedente Governo – dichiara l’ avv. AnselmoCredo sia una cosa che non sconvolge e che anche l’altro militare, Salvatore Girone, ne abbia una in cantiere uguale. È chiaro che quello che hanno sofferto meriti considerazione da parte dello Stato. La gestione della vicenda da parte del Governo italiano non è stata soddisfacente e in linea con il rispetto delle loro situazioni personali, umane e familiari”.

All’Ansa l’avvocato Fabio Anselmo rivela dettagli sulla richiesta di risarcimento danni allo Stato: “Penso – sottolinea il legale – si confidi anche sul fatto che l’attuale governo, i cui esponenti politici sono sempre sembrati particolarmente sensibili nei confronti dei due militari, si faccia carico di ciò che deve essere loro riconosciuto“. Nella richiesta “vengono rappresentate – aggiunge l’avvocato Anselmo – le sofferenze patite per tutta la gestione che viene criticata ivi compreso il ritorno in India con la pena di morte“. Sull’ammontare della richiesta di risarcimento, il legale preferisce non entrare nel dettaglio spiegando che “è chiaro che hanno passato circa dieci anni un calvario molto pesante, personale, giudiziario e non solo“.

il fuciliere della Marina militare italiana Salvatore Girone 

“Abbiamo inviato insieme al pool di avvocati che mi segue – commenta il marò Salvatore Girone  composto da internazionalisti, civilisti e penalisti, stiamo studiando la situazione. na lettera conciliativa ai dicasteri più importanti, a Palazzo Chigi, agli Esteri e alla Marina. Chiedevamo un dialogo, ma non abbiamo avuto la risposta dialogante che cercavamo“. “La nostra situazione è paradossale: l’Italia – aggiunge Gironeha cercato a lungo un dialogo con l’India. Invano. Stavolta abbiamo chiesto noi un dialogo al nostro Stato e siamo stati messi in difficoltà. Senza dare colpe a nessuno, ho solo chiesto di discutere un riconoscimento alla mia famiglia e a me per compensare il sacrificio a cui siamo stati sottoposti per quello che è accaduto ingiustamente“.

“Sono deluso e ho un malcontento dentro perché ho faticato tantissimo a vedere la mia famiglia soffrire per lunghi anni – prosegue GironeSono scontento da uomo dello Stato perché ci tengo alla Marina militare: cose come quelle accadute a me non devono accadere. Abbiamo avuto una risposta totale di chiusura che ci lascia spiazzati. Ho difeso con l’immagine e la dignità la nostra nazione” lanciando un appello al ministro della Difesa Guido Crosetto, che domani per il 4 novembre sarà a Bari: “Da barese mi vien da dire ‘benvenuto ministrò’. Gli chiedo di prestare molta attenzione a noi militari, ci mettiamo l’anima. E poi gli gli chiedo di trovare tempo per dedicarsi alla nostra vicenda” .

Salvatore Girone  e Massimiliano Latorre

L’Italia con il governo Monti quando l’ammiraglio Giampaolo Di Paola era ministro della Difesa raggiunse un accordo con le famiglie dei pescatori e con il proprietario del peschereccio: vennero pagati circa 142 mila euro a testa per permettere che le famiglie e l’amatore si ritirassero dal processo agevolando il rientro dei due fucilieri in Italia. L’Avvocatura dello Stato al momento sembrerebbe poco conciliante anche perché l’Italia ha pagato diversi milioni di euro al pool internazionale di legali che si occupò del caso e oltre un milione di danni alle famiglie dei pescatori indiani.

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