ROMA – Cercare i migliori sul mercato e pagarli una miseria. O meglio.. niente! Il modus operandi di ogni imprenditore che sfrutta di lavoratori lo ha realizzato “legalmente” il Ministero dell’Economia e delle finanze (Mef), che ha pubblicato un bando per trovare “professionalità altamente qualificate” per una consulenza a rigoroso titolo gratuito. Attenzione non si tratta di consulenze da due soldi . “La consulenza – si legge nel bando – avrà ad oggetto la trattazione di tematiche complesse attinenti al diritto – nazionale ed europeo – societario, bancario e/o dei mercati e intermediari finanziari in vista anche dell’adozione e/o integrazione di normative primarie e secondarie ai fini, tra l’altro, dell’adeguamento dell’ordinamento interno alle direttive/regolamenti comunitari”.
Praticamente per conquistare un posto senza venir pagato, deve aver studiato e lavorato molto nella propria vita e sopratutto dovrà esserecapace di assumersi la responsabilità di aggiornare le leggi italiane guardando le normative europee. La platea dei potenziali consulenti è quindi ristretta a chi possa mostrare “consolidata e qualificata esperienza accademica e/o professionale documentabile”. Nessun spazio per gli improvvisati, ma incredibilmente senza alcuna spesa per l’Amministrazione dello Stato che ha stanziato “zero euro” per l’ incarico !
Il Mef è incredibilmente obbligato a selezionare consulenti a titolo gratuito. Un vincolo che resterà in vigore a seguito di una folle norma del 31 maggio 2010, scritta “al fine di valorizzare le professionalità interne”, impone alla pubblica amministrazione di limitare la spesa in consulenza al 20 per cento di quanto precedentemente speso dal Mef nel 2009. Quell’anno il Ministero dell’economia aveva sostenuto spese in consulenza pari a zero. Adesso di conseguenza gli uomini alle dirette dipendenze del ministro Giovanni Tria sono bloccati e non hanno alcun budget da cui attingere per poter destinare alle consulenze esterne un dovuto pagamento. Contrariamente si rischia l’illecito disciplinare con il pericolo di dover persino rimborsare lo Stato per “danno erariale”.
La consulenza “gratuita” si scontra pesantemente con la Costituzione. Infatti l’articolo 36 della Carta indica e prevede che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. Per esempio un docente universitario che, dopo decenni di studi e ricerche, dovendo occuparsi alla riforma del diritto societario non può essere inquadrato esattamente come un “volontario” che nel tempo libero monta e smonta banchetti per una raccolta firme in strada.
Sembra incredibile ma per affermare proprio questo principio folle è stato necessario ritoccare nel 2017 il diritto italiano per estendere a tutti i professionisti la norma sull’”equo compenso” che era già prevista per gli avvocati e con meno successo per i giornalisti ormai pagati una miseria. Il testo, approvato nell’ambito della manovra 2018, prevede che i cosiddetti clienti “forti”, come banche, assicurazioni e pubblica amministrazione, debbano essere in grado di garantire un giusto compenso ai professionisti che lavorano con e per loro.
La Legge sull’equo compenso pensata ed avviata per difendere i professionisti dai clienti più avidi e sfruttatori , non ha potuto nulla contro i ministeri. E sino a quando non cambieranno le norme che frenano le attività e casse del Mef sarà difficile veder versare pagamenti e bonifici ad esperti consulenti che decidono di prestare la propria consulenza al ministero di via XX Settembre.
“If you pay peanuts, you get monkeys”(traduzione: “Se offri noccioline, avrai scimmie”), ha commentato e twittato Veronica De Romanis, economista dell’ Università Luiss di Roma. Il problema è molto chiaro: le competenze vanno riconosciute e retribuite, altrimenti la conseguenza è che possa ambire una scrivania senza venir pagato soltanto chi spera di conquistare qualche piccolo boccone di “potere”. Anche l’ economista Riccardo Puglisi, docente dell’Università di Pavia e grande animatore di confronti sui social, si è chiesto come sia possibile che un’istituzione come il Mef cerchi consulenti senza prevedere un compenso adeguato.
A suo avviso sono tre le ragioni che fanno della scelta la peggiore tra tutte: “1) Crea selezione avversa; 2) crea azzardo morale; 3) non è dignitoso. Spero che nessuno dei miei colleghi accademici aderisca”. Per verificarlo bisogna aspettare fino al 14 marzo, giorno in cui scadrà il bando. È stato pubblicato il 27 febbraio sul sito del ministero e ha una validità di appena dieci giorni lavorativi. il minimo che basta per chiedersi se valga davvero la pena partecipare a reddito zero.