ROMA – Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha incaricato i tecnici dell’Ispra di effettuare i dovuti accertamenti sui valori di diossina a Taranto. A quanto si è appreso dal ministero, «i dati rilevati dalle centraline diffusi da associazioni ambientaliste e da Angelo Bonelli dei Verdi risultano parzialmente diversi e non sono confrontabili, oltre a non essere stati validati dall’Arpa».
“Ad una prima verifica, rileva il ministro Costa, “le centraline esterne non avevano infatti dato esiti coerenti con l’allarme. Pero’ ogni voce deve essere ascoltata per cui al piu’ presto ci sara’ un incontro tecnico con organi di controllo del Sistema nazionale di protezione ambientale“. Il sindaco di Taranto di fatto ha quindi chiuso le due scuole del quartiere Tamburi senza avere alcuna documentazione sanitaria certa, e peraltro su richiesta di un dirigente comunale (che non ci risulta avere competenze sanitarie o scientifiche ndr.) chiedendo, al ministro dell’Ambiente all’Arpa Puglia, di avere “risposte e dati certi” sull’ipotesi che le collinette ecologiche dello stabilimento siderurgico debbano ancora ritenersi una fonte di pericolo ambientale, al fine di adottare la più alta protezione possibile per i bambini che frequentano le due scuole.
Il ministro Costa ha immediatamente richiesto al direttore generale dell’Ispra, Alessandro Bratti, di disporre delle verifiche, il quale ha incaricato l’ufficio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente di controllare i rilevamenti dell’Arpa per dissipare i dubbi. Il ministro, si è appreso ancora, si è messo in contatto anche con il prefetto di Taranto.
Il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, e il consigliere comunale Vincenzo Fornaro, ex allevatore, avevano sostenuto che “In un anno il valore della diossina a Taranto è aumentato del 916%”, passando “da 0,77 picogrammi del 2017 a 7,06 picogrammi del 2018, molto vicino agli 8 picogrammi del 2009” quando nella “masseria Carmine furono prelevati 1.124 capi di bestiame per essere abbattuti“. Affermazioni attribuite ad ARPA PUGLIA, che non le ha mai confermate, e quindi al momento prive di fondamento e di veridicità, per le quali i due ambientalisti potrebbero rispondere anche del reato di “procurato allarme“