(A.d.G) “Ho partecipato con interesse e piacere alla prima del film Robinú di Michele Santoro nel carcere di Poggioreale a Napoli – ha detto il ministro Orlando – Un film crudo, duro e intenso che racconta uno spaccato di Napoli e delle sue contraddizioni, racconta il carcere, racconta la vita di ragazzi che non hanno avuto molte chance nella vita e che hanno intrapreso la via sbagliata. È un film che parla alla coscienza di ognuno di noi, ci fa chiedere perché non siamo stati in grado di dare molte possibilità a quei ragazzi e se domani saremo in grado, restituiti alla società dopo aver espiato la pena, di offrirgli la possibilità di cambiare”. che ha aggiunto “Molto dipende da loro, ma tanto dipende da noi”.
“Lo Stato è in campo con gli strumenti della repressione, ma poi emerge l’esigenza che si vada oltre, si intervenga sul fronte della scuola, dello sviluppo economico, della battaglia culturale” ha aggiunto Orlando nel dibattito che ha visto scambiare opinioni fra il guardasigilli, Michele Santoro ed alcuni carcerati, sui problemi carcerari e sul fenomeno dei “baby clan” armati che sempre più di frequente si registrano nel centro di Napoli ad opera di giovani e giovanissimi arruolati nelle varie bande dalla malavita organizzata.
“Si tratta di una dura battaglia culturale mirata prosciugare il bacino in cui questa pianta crescere costantemente dal momento che la lotta alla criminalità organizzata e alla sua diffusione tra fasce d’età sempre più non può essere delegata solo alle agenzie e ai soggetti istituzionali ma deve diventare una battaglia in cui ci sia un protagonismo di carattere collettivo” ha concluso Orlando.
Michele Santoro, a latere dell’anteprima istituzionale del suo docufilm, ha rivolto un duro attacco nei confronti del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, sulle sue posizioni referendarie e politiche confrontandolo a Giulio Andreotti dicendo “De Magistris non può andare a dormire la sera col vestito da rivoluzionario e svegliarsi la mattina col doppiopetto che aveva Andreotti, quando diceva di coprire le vergogne del Paese, di non farle vedere nei film”, ha detto il giornalista.