di Valentina Taranto
Erasmo Iacovone era solo un calciatore, un ottimo calciatore, amato ed indimenticato da una città, Taranto, da un popolo di tifosi che l’ha amato e venerato, e che oggi dopo 37 anni lo ricorda ed ama ancora come nessun altro. Una vera e propria “leggenda” sportiva, una “storia” di cuore fra un calciatore ed una città intera.
Iacovone giocava in provincia al sud a Taranto, in Puglia, e non ha mai calcato purtroppo, meritandolo, sui campi di serie A . Il “bomber” di Capracotta militò in serie B nel Taranto dal 1976 fino al 6 febbraio 1978. La squadra oggi è scivolata tra i campi dei dilettanti e milita in serie D. Ma se i tifosi tarantini potessero scegliere tra Baggio, Pirlo, Totti, ed Erasmo Iacovone, statene certi, ancora oggi non avrebbero alcun dubbio: solo e soltanto Iacovone.
“Iaco” si spense in un incidente stradale il 6 febbraio 1978 . Aveva solo 25 anni ed era il vero “idolo” dello stadio tarantino “Salinella” che poi avrebbe preso il suo nome, quello di Erasmo Iavocone. Capocannoniere della serie B, un vero “gladiatore” in campo, vero e proprio trascinatore di una squadra che sotto la presidenza dell’indimenticato presidente Giovanni Fico, veleggiava al vertice della classifica di serie B, che ha sognato con lui per la prima volta la serie A, riuscendo però soltanto a piazzarsi al termine del campionato, all’ ottavo posto in classifica .
Erasmo Iacovone , per chi ha avuto il piacere di conoscerlo ed ammirarlo,era sopratutto un bravo ragazzo che amava lo sport, il calcio, facendo esplodere la sua potenza nello staccare di testa, volando in alto, come un angelo. Dopo la sua morte, venne deciso in pochi giorni di dedicargli e dare il suo nome allo stadio comunale di Taranto. Il calciatore perse alla vita mentre era alla guida della sua Citroen Dyane all’una di notte, in un “maledetto ” scontro frontale della sua autovettura con un’Alfa Romeo che correva con fari spenti, guidata da un topo d’auto inseguito dalle volanti della Polizia.
A casa ad aspettarlo sua moglie incinta. Allo stadio ogni domenica 20mila tifosi pazzi di lui. Il giorno dopo la sua morte alla celebrazione del suo funerali, le scuole di Taranto, gli uffici, i negozi erano deserti. Tutti allo stadio uniti dalle lacrime, dal dolore come se fosse morto un fratello. Lo scrittore tarantino Cosimo Argentina in un intenso ritratto di Iacovone sul quotidiano Avvenire si è chiesto: “Si può piangere per un calciatore? Ai tempi avevo quasi 15 anni e marinai la scuola per andare ai funerali … Fu allora che mi accorsi che quell’uomo mi aveva permesso di sognare”. Iaco in definitivaa era solo un bravo calciatore, promettente, non ancora consacratosi nell’olimpo del calcio italiano: la seria A.
Ma era il più amato dai tarantini, era quello che poteva portare il Taranto in serie A. Da quel maledetto giorno, sono passati da 37 anni, ma ad ogni partita del Taranto, in qualsiasi serie, e stadio, ovunque ci siano dei tifosi rossoblù, si alza sempre un coro che credeteci, fa venire a tutti la pelle d’oca: “Iaco Iaco Iacovone“.
Adesso quell’ angelo con i baffi, non stacca più in alto di tutti nelle difese avversarie. Da questa stagione, hanno deciso di riportarlo in campo con il suo viso stampato sulle maglie ufficiali della squadra rossoblù. Qualcosa che non era mai successo in tutta la storia del calcio italiano. Iacovone è diventato una leggenda “stampata” sulle divise della squadra del Taranto, che ci auguriamo lo sappia rispettare ed onorare vincendo sul campo. Dove è importante vincere e riportare in alto una città e la sua squadra. Nonostante tutto.
Anche noi che siamo notoriamente molto critici con le varie diverse dirigenze che si sono avvicendate negli ultimi anni alla guida della squadra di calcio della città dei due mari, idealmente saremo sempre e comunque con gli altri a gridare “Iaco Iaco Iacovone“. Come quando eravamo bambini. Erasmo Iacovone storia di un’amore infinito.