di REDAZIONE POLITICA
Un fattore decisivo per indurre i partiti ad appoggiare o a non appoggiare – Draghi risiede nella popolarità dell’ex presidente della BCE. Qui i dati si fanno decisamente interessanti. Da molto tempo Mario Draghi è una figura piuttosto conosciuta e apprezzata dagli elettori. L’atlante politico di Demos dello scorso ottobre registrava per Draghi un tasso di apprezzamento pari al 53%, nonostante un 16% che dichiarava di non conoscerlo. In un sondaggio Quorum/YouTrend per SkyTg24, già a maggio 2020, un governo tecnico guidato da Draghi era visto come l’opzione più probabile dal 17,6% degli intervistati, seconda soltanto alla prospettiva di elezioni anticipate (35%), che però sono state espressamente escluse dal Presidente Mattarella.
Più recentemente a dicembre 2020, un sondaggio di Tecnè aveva chiesto agli italiani chi fosse più adatto a gestire i 209 miliardi del Recovery Fund spettanti al nostro Paese: il premier Conte oppure “una figura terza come Draghi”? Le risposte erano nettamente a favore di quest’ultimo, scelto dal 55,6% – contro il 28,9% che indicava Conte. Significativo, in quel caso, era il fatto che Draghi venisse scelto da quasi il 30% degli elettori della maggioranza giallo-rossa. Negli stessi giorni, in un sondaggio di SWG, Draghi emergeva come il più citato (26%) non più come figura terza “prestata” alla gestione del Recovery Fund, ma proprio come possibile capo dell’esecutivo in una “fase di rilancio” dell’Italia, davanti a Conte (21%) e al duo Salvini e Meloni (entrambi con il 10%).
Arrivando ai giorni nostri la scorsa settimana, soltanto pochi giorni prima di essere convocato del Quirinale, Draghi era ritenuto la figura più adatta a guidare un nuovo esecutivo, con il 51% delle citazioni totali.
Sempre nelle ore che hanno preceduto la chiamata di Mattarella, il 45% degli italiani aveva dichiarato in un sondaggio Euromedia, di apprezzare l’ipotesi di un governo Draghi, a fronte di un 36,6% di contrari; mentre Ipsos vedeva prevalere, sia pure di poco, gli italiani che avrebbero preferito Draghi come premier (41%). al posto di Conte (39%).
Ma il dato più interessante è l’imponente “shift” a favore di Draghi quando, da ipotesi puramente accademica, il suo insediamento a Palazzo Chigi è diventato una possibilità concreta: ed è un dato che è stato raccolto negli ultimissimi giorni dalla EMG di Fabrizio Masia. Quasi 7 italiani su 10, secondo questo sondaggio, ritengono che Draghi sia “la figura giusta per guidare il Paese”.
Una percentuale simile (67%) è quella che, potendo scegliere, preferirebbe un esecutivo guidato dall’ex capo della BCE piuttosto che le elezioni anticipate (scelte solo dal 20%). Uno smottamento di questo tipo può sorprendere, ma non è una novità: molto spesso gli eventi, soprattutto quelli che segnano una forte discontinuità, generano un forte mutamento nell’atteggiamento dell’opinione pubblica e negli elettori. In questo caso specifico, sembra che il materializzarsi di una terza opzione concreta rispetto a quelle intorno a cui la politica (e l’informazione) ha girato per molte settimane – e cioè l’alternativa secca tra governo Conte e nuove elezioni – abbia “scongelato” una grossa fetta di elettori che in questi giorni stanno manifestando un’apertura di credito rispetto al tentativo fatto dal Presidente della Repubblica.
NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto, realizzati dal 21 gennaio al 3 febbraio dagli istituti Demopolis, EMG, Euromedia, Ixè, Noto, SWG e Tecnè. La ponderazione è stata effettuata il giorno 4 febbraio sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.