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30 Novembre 2024 11:53

Il Papa accolto da Macron a Marsiglia: “Chi rischia la vita non invade”

Il pontefice alla Sessione Conclusiva degli Incontri sul Mediterraneo: "Il mare nostrum sta diventando mare mortuum, torni a essere laboratorio di pace". Papa Francesco torna a chiedere "giustizia" per chi rischia la vita in mare: "No a propaganda, fenomeno va governato con responsabilità europea. Integrazione faticosa ma lungimirante"

Papa Francesco ha presieduto al Palais du Pharo la Sessione Conclusiva degli Incontri sul Mediterraneo (Rencontres Mediterraneennes), iniziativa promossa dall’Arcidiocesi di Marsiglia dal 18 al 24 settembre.Al suo arrivo, il Pontefice è stato accolto all’ingresso dell’Auditorium dal presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron e dalla moglie Brigitte, dall’Arcivescovo di Marsiglia, il cardinale Jean-Marc Aveline e dal sindaco della città Benoit Payan. Tre bambini hanno offerto dei doni al Pontefice e Francesco li ha accarezzati e scambiato qualche parole con loro.

Il presidente francese ha poi preso sotto braccio il Papa e lo ha accompagnato all’interno del Palais du Pharo. Un applauso ha accolto il Pontefice al suo ingresso nella sala. Macron ha donato a Bergoglio un’edizione originale di “L’estate” di Albert Camus, ed “Ex-voto marins de Notre-Dame-de-la-Garde” di Felix Reynaud.

“Il Mediterraneo torni a essere laboratorio di pace”

“Nell’odierno mare dei conflitti, siamo qui per valorizzare il contributo del Mediterraneo, perchè torni a essere laboratorio di pace”, ha dichiarato il Papa nel suo intervento, “perchè questa è la sua vocazione, essere luogo dove Paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell’umanità che tutti condividiamo, non delle ideologie che contrappongono”.

“Sì, il Mediterraneo esprime un pensiero non uniforme e ideologico, ma poliedrico e aderente alla realtà; un pensiero vitale, aperto e conciliante: un pensiero comunitario“. ha aggiunto Papa Francesco.

Un pensiero comunitario

Un pensiero comunitario. Questa è la parola. Quanto ne abbiamo bisogno nel frangente attuale, dove nazionalismi antiquati e belligeranti vogliono far tramontare il sogno della comunità delle nazioni!”, ha proseguito, “ma – ricordiamolo – con le armi si fa la guerra, non la pace, e con l’avidità di potere si torna al passato, non si costruisce il futuro”.

“Occorre ripartire dal grido spesso silenzioso degli ultimi non dai primi della classe che, pur stando bene, alzano la voce”, ha detto ancora il pontefice, “ripartiamo, Chiesa e comunità civile, dall’ascolto dei poveri, che si abbracciano, non si contano – ha sottolineato citando Mazzolariperchè sono volti, non numeri“.

Da “mare nostrum” a “mare mortuum”

 “C’è un grido di dolore che più di tutti risuona, e che sta tramutando il mare nostrum in mare mortuum, il Mediterraneo da culla della civiltà a tomba della dignità. è il grido soffocato dei fratelli e delle sorelle migranti”, ha detto ancora il Papa.

“Marsiglia ha un grande porto ed è una grande porta, che non può essere chiusa. Vari porti mediterranei, invece, si sono chiusi. E due parole sono risuonate, alimentando le paure della gente: ‘invasione’ ed ‘emergenza’. Ma chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita”, avverte il Santo Padre.

“Quanto all’emergenza – ha sottolineato il Pontefice –, il fenomeno migratorio non è tanto un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste, ma un dato di fatto dei nostri tempi, un processo che coinvolge attorno al Mediterraneo tre continenti e che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea in grado di fronteggiare le obiettive difficoltà“.

“La soluzione non è respingere”

Contro la terribile piaga dello sfruttamento di esseri umani, la soluzione non è respingere, ma assicurare, secondo le possibilità di ciascuno, un ampio numero di ingressi legali e regolari, sostenibili grazie a un’accoglienza equa da parte del continente europeo, nel contesto di una collaborazione con i Paesi d’origine“, ha detto Bergoglio.

Dire ‘basta’, invece, è chiudere gli occhi“,tentare ora di ‘salvare sè stessi’ si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni“, ha sottolineato il Papa.

L’integrazione è faticosa ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà“, ha concluso, “l’assimilazione, che non tiene conto delle differenze e resta rigida nei propri paradigmi, fa invece prevalere l’idea sulla realtà e compromette l’avvenire, aumentando le distanze e provocando la ghettizzazione, che fa divampare ostilità e insofferenze“.

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