Nelle scorse settimane ci chiedevamo se e quando i clamorosi sviluppi della cronaca politica (interna, ma soprattutto estera) avrebbero finalmente iniziato ad avere delle ripercussioni sugli orientamenti degli italiani. Questa settimana abbiamo quantomeno la prova che le intenzioni di voto non sono congelate in modo irreversibile. Le variazioni che osserviamo nella Supermedia odierna, infatti, possono essere facilmente ricondotte agli eventi delle ultime settimane.
Fratelli d’Italia è in leggero calo (-0,3%) allontanandosi ancora un po’ dal 30%; ma chi perde di più in questa fase è il Partito Democratico, che arretra di mezzo punto e con il 22,4% fa segnare il suo peggior dato dalle Europee dell’anno scorso. I democratici pagano evidentemente lo scotto delle loro divisioni sul tema del riarmo europeo, verso cui l’elettorato progressista è molto sensibile – e a sua volta molto diviso al proprio interno. Il partito che cresce di più (+0,5%) è invece Azione: anche in questo caso, si tratta probabilmente di una conseguenza delle vicende politiche dell’ultimo periodo, e in particolare della visibilità ottenuta dal partito di Carlo Calenda in occasione del suo congresso, durante il quale è intervenuta anche Giorgia Meloni (oltre ad altri importanti esponenti politici).

Alcuni osservatori hanno ipotizzato che l’attuale congiuntura stia favorendo i partiti “pacifisti” a scapito di quelli “realisti” (o addirittura “bellicisti”). A confortare questa lettura sarebbe, nei dati di oggi, il calo di FDI e PD; ma, dall’altro lato, solo il Movimento 5 Stelle – reduce dalla manifestazione, molto partecipata, di sabato scorso a Roma – guadagna qualcosina (+0,2%), toccando il 12% per la terza volta nell’ultimo mese e mezzo; ma è una crescita che va a scapito dell’Alleanza Verdi e Sinistra, che scende al 6%; e sullo stesso fronte “pacifista” (o comunque a dir poco scettico sull’iniziativa di riarmo europeo) anche la Lega (8,6%) non mostra particolari segnali di ripresa, accusando quasi un punto di distacco da Forza Italia.

Si diceva del congresso di Azione: in quella sede, oltre alla presenza di Meloni, si è registrato un fortissimo attacco di Calenda verso il M5S. Alcuni analisti hanno ipotizzato che con questo congresso la linea del partito, finora improntata al terzismo centrista, potrebbe essersi spostata un po’ più verso il centrodestra. Per questo, nell’ultimo sondaggio per Sky TG24, Youtrend ha chiesto agli italiani come voterebbero di fronte a tre diversi scenari. Nel primo scenario, in cui si ricalcano sostanzialmente le coalizioni delle Politiche 2022, i risultati sarebbero in linea con quelli di due anni e mezzo fa, con un centrosinistra più competitivo rispetto ad allora (34,2% contro 26,1%) ma a scapito di M5S e Terzo Polo; nel secondo, un’ipotetica coalizione progressista allargata al M5S vincerebbe contro una coalizione di destra (Lega-FDI) e una moderata, comprendente tutti i soggetti dell’area centrista (che otterrebbe comunque più del 20% dei consensi); infine, in uno scenario con due sole coalizioni, con Azione nel centrodestra e Italia Viva nel centrosinistra, vi sarebbe un sostanziale pareggio.
Sempre secondo il #sondaggio Youtrend per @SkyTG24, se si tornasse a votare con le coalizioni delle elezioni politiche del 2022 vincerebbe nettamente il centrodestra (43,9%) davanti al centrosinistra (34,2%). Se ci fossero blocchi molto diversi, però, i giochi potrebbero… pic.twitter.com/d7u00DV4rE
— Youtrend (@you_trend) April 7, 2025
Sono solo ipotesi, naturalmente, ma che lasciano intendere come l’attuale predominio del centrodestra nei rapporti dii forza sia subordinato all’attuale impianto, caratterizzato da una forte solidità della coalizione di maggioranza e ad una altrettanto forte difficoltà delle opposizioni a trovare una sintesi. Senza queste condizioni, la leadership del centrodestra sarebbe certamente contendibile. Di certo, la maggioranza di governo non sta mostrando una particolare risolutezza in questa fase, né sulle iniziative UE né, da ultimo, di fronte alle scelte commerciali degli USA di Trump. Questo, in piccola parte, inizia a intravedersi anche nelle intenzioni di voto e nei giudizi (da tempo non più entusiastici) verso l’esecutivo e verso la stessa Meloni. Ma è soprattutto una difficoltà che emerge esplicitamente da alcune rilevazioni effettuate nelle scorse settimane.
Secondo un sondaggio Ipsos, ad esempio, il 43% degli italiani ritiene che la propria situazione economica sia peggiorata da quando è entrato in carica il Governo Meloni, contro un 16% che invece ha visto miglioramenti; il 46% si dichiara anche pessimista per quanto riguarda i prossimi 12 mesi, a fronte di un 11% scarso di ottimisti; ben il 61%, inoltre, si dice preoccupato dalle politiche commerciali degli USA di Trump, basate su un vasto (e alquanto disinvolto) utilizzo dei dazi. Peraltro, secondo l’ultimo sondaggio di Youtrend, gli italiani sono divisi su come il nostro Governo debba far fronte a questi dazi: il 36% vorrebbe che l’esecutivo esercitasse una funzione di mediazione tra Stati Uniti ed Unione Europea (posizione prevalente tra gli elettori di FDI e di Forza Italia), mentre il 32% preferirebbe imporre dei contro-dazi e cercare accordi commerciali con altri partner (ed è questa una linea condivisa in modo più netto dagli elettori di opposizione). Di certo, rispetto a quanto fatto finora su questo tema, il Governo non viene promosso: il 53% degli italiani, secondo SWG, ritiene che l’esecutivo sia stato inefficace nel prevenire i dazi americani contro i prodotti del nostro Paese, mentre solo il 24% (meno di uno su quattro) ne promuove l’operato su questo tema così delicato.
NOTA: La Supermedia Youtrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 27 marzo al 9 aprile, è stata effettuata il giorno 10 aprile sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti EMG (data di pubblicazione: 30 marzo), Eumetra (3 aprile), Euromedia (8 aprile), Ipsos (29 marzo), Quorum (7 aprile), SWG (31 marzo e 7 aprile) e Tecnè (29 marzo, 1° e 4 aprile).