Avete presente l’ex pm Ingroia? L’opposto. Ed il pm Di Matteo? L’opposto. Il magistrato Paolo Guido è ben altro, agli antipodi dello stile dei professionisti dell’Antimafia chiodata e idolatrata che imperversa nei talk show che hanno riempito palinsesti ma di fatto incapaci di portare prove nei processi. A Palermo città in cui non sono pochi i magistrati frequentano i “salotti” e sono mondani come lo era il magistrato Scarpinato, ora diventato senatore del M5S , il procuratore aggiunto Guido viene considerato da tutti l’ “anti-presenzialista”, come dovrebbe essere un vero magistrato.
Dopo aver trascorso notti prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro, partecipando alla perquisizione del covo del boss in pieno centro a Montebello di Mazara, Paolo Guido, che ha coordinato l’inchiesta per la cattura del boss mafioso, ha ceduto volentieri il palcoscenico delle telecamere e dichiarazioni alla stampa al procuratore capo (anche perchè lo prevedono le norme ministeriali) ed ai vertici dei Carabinieri del Ros, preferendo restare molto volentieri dietro la scrivania del suo ufficio sempre con la porta aperta, nel palazzo di giustizia di Palermo.
Questo magistrato 55enne che sta conducendo gli interrogatori chiede ai suoi selezionatissimi colleghi e amici con cui parla, che vuole restare al riparo dalla notorietà, preferendo restare nella sua vita riservata, che è proprio la sua, di vero “servitore” dello Stato che non vuole esaltare le folle e suscitare cori da piazza. All’inizio della sua carriere, Paolo Guido si era occupato dei reati contro la pubblica amministrazione, passando dopo ad occuparsi della criminalità organizzata.
Ha seguito anche l’indagine per concorso esterno sull’ex presidente del Senato Renato Schifani attuale presidente della Regione Sicilia, che venne prontamente archiviata non essendovi alcun riscontro . E adesso, in un momento in cui il teorema “trattativa Stato-Mafia” riecheggia di nuovo per colpa di qualche “masaniello” sotto le mentite spoglie di giornalista, la dichiarazione secca e decisa di Guido sull’arresto di Matteo Messina Denaro “Non c’è stata nessuna trattativa” acquisisce maggiore credibilità ed importanza la circostanza che a coordinare l’operazione del Ros, sia stato proprio un magistrato che non ha mai avallato quello che si rivelò un castello fatto d’aria, mentre invece, come dimostra l’arresto di “Iddu” la legalità e lo Stato hanno assoluto bisogno di sostanza e non di chiacchiere.
Per nostra fortuna ci sono ancora dei magistrati bravi e professionisti, che utilizzano i soldi pubblici per condurre indagini reali, così facendo l’Antimafia dei fatti, mentre ci sono altri magistrati più interessati a montare invenzioni giudiziarie pur di conquistare il palcoscenico e vedere il proprio nome sui giornali ed in televisione. Paolo Guido appartiene alla prima specie. Prima e dopo l’incarico del 2017 a coordinare le indagini contro Matteo Messina Denaro, ha lavorato tra Trapani e Agrigento sempre in modo silenzioso, senza mai creare clamore attorno al suo operato. Tempo fa ha detto: “Messina Denaro è un boss che impone un pesante controllo mafioso sul suo territorio, ma senza forzare. Si occupa dei grandi affari, e lascia vivere i piccoli commercianti, non li tartassa a differenza di quanto accade in altre zone. Perciò crea consenso e viene mitizzato come un potente che ha grandi auto e belle donne“.
Sono in molti a rivedere in Paolo Guido il nuovo magistrato antimafia “stile Falcone-Borsellino”. Nei primi mesi del 2013, da sostituto procuratore, Paolo Guido rifiutò di mettere la firma sotto all’azzardata inchiesta di rinvio a giudizio contro il generale Mori (che guidava il ROS dei Carabinieri) ed il capitano De Donno, predisposta dall’accoppiata Ingroia-Di Matteo sula fantomatica “trattativa Stato-Mafia. E quel allora sconosciuto pm originario di Cosenza, senza aver mai lavorato in Calabria, laureatosi a Roma dove ha mosso i primi passi ebbe ragione anzitempo alla luce di come è finita la vicenda processuale che ha visto l’ azzeramento in Corte d’Appello del teorema azzardato della “trattativa” e l’ ennesima figuraccia dell’Antimafia a parole.
Chi esaltava e conservava la celebre foto del pool di Milano, nel periodo di Tangentopoli, che insieme a Di Pietro e Borrelli attraversavano la Galleria di Milano tra le ali di popolo inneggiante al loro eroismo, la deve dimenticare se vuole capire il comportamento personale e professionale del magistrato “dottor Guido”. A cui dobbiamo tutti dire “grazie“.