Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti resta agli arresti domiciliari. Lo ha stabilito questa mattina il Tribunale del Riesame di Gonova. Il collegio giudicante presieduto da Massimo Cusatti (a latere Marina Orsini e Luisa Avanzino),hanno riconosciuto la linea della Procura rappresentata dai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, che aveva ipotizzato per il governatore come fosse ancora presenta il rischio di inquinamento probatorio e reiterazione del reato. Toti si trova agli arresti domiciliari nella sua villa di Ameglia nello spezzino dallo scorso 7 maggio nell’ambito della maxi inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza per corruzione.
È quella tecnico amministrativa e non quella “squisitamente politica“ l’area in cui si inserisce, secondo i giudici del Riesame di Genova, “la persistente pericolosità di Toti al quale – non a caso – viene contestato di aver scambiato utilità economiche con l’adozione di specifici provvedimenti amministrativi e non certo di aver adottato scelte ‘politiche’ nella sua veste di presidente della Regione”, si legge nella decisione del collegio.
Il Tribunale del Riesame ritiene pertanto corretto avere finora autorizzato Toti “a intrattenere plurimi incontri dalla schietta finalità ‘politica‘, trattandosi di tracciare le linee strategiche di indirizzo della vita gestionale della Regione Liguria e non ravvisandosi alcun periculum cautelare nel doveroso svolgimento di tale attività” – che risponde al mandato popolare ricevuto dal governatore – ma per i giudici “ben altro è occuparsi delle concrete forme, e dei correlati contatti personali, con cui quegli obiettivi sul piano tecnico-amministrativo: un’attività che ben potrebbe protrarre ove la custodia domestica venisse sostituita”.
In tal senso non potendosi applicare restrizioni a singole categorie , spetterà ai magistrati titolari dell’inchiesta “vagliare di volta in volta le singole istanze di autorizzazione a incontri formulate nell’interesse di Toti e valutarne la portata squisitamente ‘politica’ e non anche tecnico-amministrativa: un settore operativo, quest’ultimo, nel cui alveo s’è detto che persiste la concreta probabilità che l’indagato reiteri condotte di analogo disvalore confidando nel malinteso senso di ‘tutela del bene pubblico’ cui ha ammesso di essersi ispirato all’epoca dei fatti nei rapporti che ha intrattenuto con Spinelli e Moncada e che, sulla scorta di un quadro gravemente indiziario nemmeno formalmente contestato, ad oggi risultano correttamente qualificati in termini di corruzione” si legge nel provvedimento dei giudici.
L’ ordinanza ha evidenziato l’interrogatorio reso dal governatore ai pm il 23 maggio scorso: “L’interrogatorio di Giovanni Toti, infarcito da “non ricordo“, non ha brillato per chiarezza e trasparenza. I pretesi accordi corruttivi scaturiscono da puntuali intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno cristallizzato i contorni delle accuse”. Inoltre dai nastri delle intercettazioni, emerge “il quadro di un pubblico amministratore di rango apicale che, nel sollecitare costantemente finanziamenti per il proprio comitato elettorale, conversa amabilmente con gli stessi “finanziatori” di pratiche amministrative di loro interesse per le quali si impegna a intervenire presso le sedi competenti”. Per questo motivo secondo il Riesame sussiste una “persistente pericolosità” di Toti, che non è legata alla sua attività politica – su cui ha insistito il “consulente” della difesa prof. Sabino Cassese – ma alla possibile influenza sull’attività amministrativa della Regione Liguria per favorire interessi di parte
Stefano Savi, avvocato difensore di Toti, ha annunciato che presenterà ricorso in Cassazione. La decisione arriverà a questo punto, molto probabilmente, dopo l’estate, ha aggiunto il legale, incontrando la stampa davanti al Palazzo di Giustizia di Genova.
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