A seguito della recente decisione della Suprema Corte di Cassazione che ha confermato quale legittima sede processuale il Tribunale di Taranto, rigettando l’istanza di rimessione presentata dagli illustri avvocati e professori difensori dai legali di quindici imputati nel vano tentativo di far trasferire il processo a Potenza, è entrato oggi nel vivo il processo denominato “Ambiente Svenduto” con lo svolgimento dell’udienza preliminare a carico dei vertici dell’ ILVA, di politici, amministratori e funzionari di enti e ministeri, per i danni ambientali che secondo le accuse sarebbero stati causati dallo stabilimento siderurgico, sotto la gestione “privata” della famiglia Riva degli ultimi vent’anni. L’udienza sarà focalizzata a valutare le numerose richieste di costituzione di parte civile e di risarcimento danni, in merito quali è affidata la valutazione e decisione del Gup Vilma Gilli. Il processo giunge dopo una serie di azioni giudiziarie del pool dei pm, coordinato da Franco Sebastio procuratore capo di Taranto, e condiviso dal gip Patrizia Todisco , che ha portato a numerosi arresti e sequestri giudiziari
Il Comune di Taranto ha già chiesto sin dalla precedente udienza di giugno 10 miliardi di danni per le emissioni inquinanti dell’ILVA. Oltre a numerosi movimenti ambientalisti (veri e quelli presunti tali), come Legambiente , l’ associazione Altamarea, i sindacati metalmeccanici, le organizzazioni dei mitilicoltori , la Confagricoltura , la Regione Puglia, il Comune di Statte e il Ministero dell’Ambiente. Già nella richiesta di rinvio a giudizio f sono individuate 286 parti lese, prevalentemente cittadini che risiedono nel quartiere Tamburi adiacente allo stabilimento siderurgico, e quindi secondo la Procura, maggiormente sottoposti e danneggiati alle conseguenze ambientali. E proprio perchè è rilevante il peso dei risarcimenti che si profilano che, nelle trattative in corso per la vendita dell’Ilva, si parla della costituzione di una new company, dove trasferire impianti, attività, personale e debiti industriali, e di una bad company cui invece accollare tutto il contenzioso.
Sono 52 gli imputati, cioè 49 persone e 3 società della famiglia Riva, l’ ILVA spa, Riva Fire che è la società capogruppo che controlla l’ ILVA e la Riva Forni Elettrici. Sono complessivamente 286 le persone offese nella richiesta di rinvio a giudizio dalla Procura della repubblica di Taranto, tra cui il Comune di Taranto, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia ed il Ministero dell’Ambiente e quello della Salute. L’accusa più pesante è quella a carico di Fabio e Nicola Riva, i figli di Emilio ed attuali proprietari dell’ ILVA, dell’ex direttore del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso, e dell’ex addetto alle relazioni istituzionali dello stabilimento, Girolamo Archinà, e di altri imputati: associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Tra i politici chiamati a rispondere in giudizio compare Nichi Vendola, Governatore della Regione Puglia , con accuse a proprio carico di “concussione aggravata” , poichè gli sono state contestate ed addebitate indebite pressioni sull‘Arpa Puglia affinchè fosse più “morbida” e meno rigorosa nei controlli ambientali all’ ILVA. Imputato è anche l’attuale sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno. chiamato a rispondere, di “omissione di atti di ufficio” perchè, sempre secondo l’accusa, si sarebbe limitato a denunciare alla Procura, attraverso esposti, malattie e morti provocate si presume dall’inquinamento dell’ ILVA, senza far nulla pur avendo i poteri di autorità sanitaria locale, quale Sindaco
Praticamente tutti gli imputati sono a piede libero, cioè in stato di libertà, ad eccezione di Fabio Riva, il quale come ben noto si trova in libertà su cauzione a Londra essendo oggetto di ben due ordinanze di custodia cautelare , a seguito del procedimento in corso Taranto e per un’altra vicenda giudiziaria emessa dal Gip del tribunale di Milano . All’epoca dei fatti contestati Fabio Riva, figlio del defunto Emilio Riva, ricopriva la carica di vice presidente della Riva Fire,