ROMA – Il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, ha convocato nei giorni scorsi giornalisti e vertici delle forze dell’ordine del capoluogo piemontese per ricordare il “piano antirazzismo” già operativo da tre anni nel capoluogo piemontese e rispolverato a beneficio delle telecamere come monito contro “un sensibile aumento dei reati motivati da ragioni di discriminazione e odio etnico-religioso“.
“Per assurdo, se arrivasse un barcone di immigrati ai Murazzi, – ha spiegato Spataro nessuno potrebbe impedire a quelle persone di scendere“. Aggressioni verbali, che diventano anche fisiche, manifesti marchiati “Forza Nuova” con annessa traduzione multilingue. Una manciata di episodi finiti sui giornali. E in procura.
“Gli immigrati hanno diritto che venga vagliata la loro posizione“, ha aggiunto Spataro richiamando la Convenzione di Ginevra, che riconosce il principio del “non refoulement“, cioè il divieto “di respingere il rifugiato in luoghi dove la sua vita o la sua libertà potrebbero essere minacciati“.
Da questo, secondo il procuratore capo di Torino deriva “l’implicito diritto ad avere accesso alla procedura per l’accertamento dello status di rifugiato“. Un iter accelerato, per effetto del decreto legge del febbraio di un anno fa in materia di “protezione internazionale e contrasto dell’immigrazione clandestina“. Ed ecco la terza leva della “circolare Spataro“: la collaborazione con la “task force” di giudici del tribunale civile competenti sui ricorsi degli aspiranti rifugiati, bocciati dalla Commissione territoriale.
Spataro abbraccia il tema degli immigrati a tutto tondo. Chiede “maggiore sensibilità e impegno” alle forze dell’ordine nella stesura delle denunce di stranieri che abbiano subìto aggressioni, anche verbali. “Devono esser emessi nelle condizioni di capire quali siano i loro diritti“. Ai colleghi magistrati, il procuratore capo chiede di “non archiviare per tenuità del fatto” le indagini su aggressioni di quel tipo. E poi, auspica maggiore attenzione nella segnalazione di eventuali fenomeni di “tratta e sfruttamento degli immigrati”, da indirizzare al Pool Antiterrorismo.
“Questa esigenza è nata dall’aver constatato – ha spiegato Spataro – nell’ultimo periodo una crescita di questo tipo di reati, minacce, aggressioni, scritte e manifesti che imbrattano i muri spesso accompagnata dalla passività delle persone presenti. Non tocca a noi magistrati intervenire nelle analisi di tipo sociale e politico mentre è nostro compito dare risposta a questo tipo di reati, odiosi e insopportabili“
Un decalogo destinato a essere adottato in tutte le procure di Piemonte e Valle d’Aosta. “Proporrò ai colleghi di farle proprie, nell’ottica di uniformare il trattamento delle materie nei vari uffici“, ha annunciato il procuratore generale della repubblica di Torino Francesco Saluzzo. Anche lui è stato “notevolmente e malamente impressionato dal numero di comportamenti odiosi manifestati nell’ultimo periodo“, come se fosse “cambiato qualcosa nell’approccio al fenomeno dell’immigrazione e qualcuno avesse deciso di passare al contrattacco“. Anche con iniziative come i manifesti contro l’immigrazione, definiti “inaccettabili” da Spataro. Ma anche illegali? “Dico solo inaccettabili“, ha risposto con grande accortezza il procuratore capo.
Affermazioni che hanno scatenato la reazione politica di Matteo Salvini: «Forse il procuratore capo di Torino pensa che l’intera Africa possa essere ospitata in Italia? Idea bizzarra”. E ancora: “Mi ha incuriosito la dichiarazione del procuratore, che decide cosa può fare o non fare un Governo eletto da milioni di italiani. Io penso che bloccare i porti a chi aiuta i trafficanti di esseri umani non sia un diritto, ma un dovere. Se qualcuno la pensa diversamente può candidarsi alle elezioni“.
“La legalità sia uno scudo contro l’odio e le discriminazioni razziali”, ha commentato il vice presidente del Senato Anna Rossomando (Pd). Anche i parlamentari cinquestelle si mettono di traverso davanti a Salvini “socio di Governo” : “Non potremmo mai deridere un magistrato. Meno che mai se si trattasse, come in questo caso, di un procuratore della Repubblica”.