ROMA. – In un’intervista al quotidiano IL FOGLIO il prof. Franco Coppi, ritenuto il “principe” degli avvocati e cassazionisti italiani, è tornato a parlare del “caso Scazzi” di Avetrana. “Ho la certezza assoluta della loro innocenza, sarei pronto a giocarmi qualunque cosa. Non essere riuscito a dimostrarlo ha rovinato la mia vita di avvocato. Noi difensori non possiamo pretendere di vincere tutti i processi, non deteniamo il monopolio della verità e certe vicende si prestano a molteplici letture, d’accordo, ma nel caso di Sabrina Misseri no. Le prove della sua innocenza e della colpevolezza del padre reo confesso erano talmente schiaccianti che non riesco a capacitarmi di questo fallimento, il ricorso per Cassazione mi ha procurato una delusione insanabile. Questa ragazza sta in carcere da dieci anni: per me è un tormento”.
Mentre il Guardasigilli Bonafede sogna un Csm eletto con un mix di votazione e sorteggio, un meccanismo arzigogolato foriero di un paradosso: i candidati meno votati potrebbero essere quelli eletti. Coppi è molto chiaro: “Io resto contrario al sorteggio: se è indiscriminato rischia di far eleggere un magistrato fresco di concorso; se invece s’introducono criteri e paletti, legati per esempio all’anzianità di servizio, diventa un sorteggio pilotato e discriminatorio”.
Nel progetto Bonafede appena menzionato viene eliminata la figura del procuratore aggiunto, fino ad oggi individuato dal Csm, per sostituirlo con il “magistrato coordinatore” nominato dal procuratore capo. “La sostanza non muta cambiando nomi ed etichette. Il coordinatore assorbirà il mestiere dell’aggiunto, con il rischio di un maggiore accentramento di potere: il procuratore capo, se è illuminato, fa la fortuna di una procura; se è debole o sensibile alle lusinghe, è causa del disastro”. Intanto, sempre grazie al governo in carica, dal primo gennaio 2020 la prescrizione si blocca dopo il primo grado di giudizio.
“E’ la prova più evidente del fallimento della giustizia. Si è costretti ad abolire la prescrizione perché ci si rende conto che non si è in grado di celebrare il processo in tempi ragionevoli. Domando: quando saranno fissati i procedimenti in grado di appello o in Cassazione? Secondo quali criteri? A quali sarà data la precedenza? E’ giusto tenere per anni un cittadino nella totale incertezza circa la sua sorte? Non va poi dimenticato che insieme ai condannati, ai quali può far comodo il trascorrere del tempo, esistono le persone assolte: stando alle nuove norme, la spada di Damocle di un processo infinito continuerebbe a pendere sulla loro testa. Ci si dimentica poi delle vittime: quanto tempo dovrà attendere la moglie di un operaio, morto cadendo da una impalcatura, per ottenere il risarcimento ?“
Il correntismo però non fa bene alla giustizia. “La formazione delle correnti è inevitabile. Il tema non mi ha mai appassionato, a me piace mettere la toga sulle spalle”. “Non ho amici magistrati, non li frequento ma uso cordialità, certo. Quando sono in aula ho davanti a me il pm, un avversario, e non mi domando a quale corrente appartenga”.
Lo scandalo Csm, squadernato sui giornali, ha svelato il segreto di Pulcinella: toghe e politici negoziano le nomine. “La vicenda non mi ha stupito, mi sembra piuttosto emblematica del momento buio che sta attraversando la giustizia in Italia. Io però una soluzione l’avrei”. Quale? “Se al Csm venisse lasciata la sola funzione disciplinare e il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi fosse affidato a un organo diverso, non ci sarebbe più la corsa a farsi eleggere. Il compito di nominare procuratori capi, aggiunti e presidenti di sezione potrebbe essere assegnato a un collegio di giudici costituzionali, integrati con il primo presidente della Cassazione e con il procuratore generale, insomma con figure avanti nella carriera e perciò meno sensibili a pressioni esterne”.
La Corte d’Assise è la sua passione. “Sono un avvocato di vecchia scuola: reati societari e tributari possono essere interessantissimi ma un bell’omicidio rimane un bell’omicidio. Lì si manifesta il problema della prova che richiede analisi psicologiche ed esame dei testi; lì si dispiega il vero processo con lo scontro tra le tesi di accusa e difesa; lì si cerca di costruire, quasi a colpo di pollice, come se si dovesse plasmare una creta, questa verità che affonda le radici nell’uomo e nelle sfaccettature del suo animo”. L’umano pendolare tra l’angelico e il demoniaco.“L’imputato di corte d’assise lo devi dapprima capire e comprendere, poi lo devi far capire e comprendere al giudice”. Ha mai difeso un omicida pur essendo consapevole della sua colpevolezza?”
“In questi processi raramente l’imputato si confessa con il difensore né il difensore, per svolgere il proprio mandato, ha bisogno di sapere se egli sia colpevole o innocente. Tu lo difendi da un’accusa, punto. Il tuo dovere è trovare nel processo ogni elemento favorevole, anche perché un processo non sempre lo vinci con l’assoluzione: ottenere le attenuanti generiche, a volte, è un gran successo”. Il processo è un po’ di logica e un po’ di buon senso, parole sue. “Non s’interpretano solo le norme ma anche i fatti, e questi vanno valutati secondo regole d’esperienza. Se cammino per strada e qualcuno mi viene incontro, immagino che voglia festeggiarmi e non prendermi a schiaffi. Il buon senso ti permette di individuare le regole d’esperienza da applicare al singolo caso per interpretarlo correttamente. La logica serve a concatenare gli elementi raccolti secondo un principio razionale e coerente”.