ROMA – Si è spento l’immunologo Fernando Aiuti, pioniere della ricerca e della lotta contro l’Aids. Era ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul decesso dell’immunologo, 83 anni, fondatore dell’Anlaids (Associazione Nazionale per la lotta contro l’Aids) . La pm Laura Condemi della procura romana si è recata sul luogo della tragica morte in ospedale per verificare l’ipotesi che si sia suicidato.
Il prof. Ferdinando Aiuti immunologo di fama mondiale venne eletto nel 2008 come capolista del Pdl in Campidoglio. Ben prima, nel 1991, fece il giro del mondo la foto che immortalava il suo bacio in bocca a una donna sieropositiva, dato per dimostrare che il virus dell’ AIDS non poteva essere trasmesso per via orale. Nato ad Urbino l’8/06/1935, è coniugato ed ha tre figli. Ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia all’Università “La Sapienza” di Roma, è stato assistente e poi aiuto presso l’Istituto di malattie infettive e poi presso la III Clinica Medica della stessa Università dal 1966 al 1979. E’ stato libero docente in malattie infettive e Immunologia clinica. Ordinario di Immunologia clinica ed Allergologia dal 1980 e dal 1989 direttore della Scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia clinica presso l’Università di Roma La Sapienza.
Aiuti era un esperto dell’OMS, l’ Organizzazione Mondiale della Sanità, per le Immunodeficienze dal 1978 e sempre presso l’OMS ha fatto parte di numerosi comitati scientifici. La sua attività scientifica è costituita da oltre 500 pubblicazioni di cui oltre 300 in riviste internazionali. Ha portato contributi originali alla conoscenza dei linfociti T nell’uomo, ai meccanismi delle malattie allergiche, alla diagnosi e terapia delle Immunodeficienze, delle malattie autoimmuni e linfoproliferative. Negli ultimi anni si è occupato degli aspetti immunologici e terapeutici dell’AIDS.
La sua attività si è rivolta anche alla prevenzione dell’AIDS ed alla lotta alla droga in Italia, attraverso conferenze ai giovani, dibattiti in TV, articoli sui giornali e partecipazioni come esperto a vari organi consultivi dello Stato. Fondatore e Presidente della Associazione Nazionale per la lotta contro l’AIDS, ONLUS che opera nel campo della ricerca, assistenza e prevenzione dell’AIDS, era membro della Commissione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS del Ministero della salute ed è stato membro della Commissione contro la droga del Ministero della Pubblica istruzione (dal 1990 al 1993). Dal 1993 era anche membro della Commissione per i fondi della ricerca AIDS del Ministero della Sanità. Il professor Aiuti è stato Presidente della Commissione della Didattica per la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza per il triennio 1987-1990. Relatore e moderatore in numerosi congressi scientifici internazionali, sia nel campo immunologico che in quello sociale, etico e psicologico. Ha scritto un libro per le scuole “Sapere=Vivere” ed un libro di saggistica intitolato “Nessuna condanna” sugli ultimi 10 anni di AIDS in Italia.
Il ministro della salute Giulia Grillo ha espresso il suo cordoglio via Twitter : “La scienza oggi piange un grande uomo: la scomparsa dell’immunologo Fernando Aiuti, punto di riferimento mondiale per la lotta all’Aids, mi rattrista molto. Sono certa che il suo grande impegno vivrà attraverso il lavoro di @Anlaids”.
Il corpo del prof. Aiuti morto è stato trovato nella mattinata di ieri riverso sul pavimento, dopo una caduta dal quarto piano del reparto dove si trovava. Sarà ora l’autopsia, che sarà eseguita all’istituto di medicina legale dell’ Università La Sapienza di Roma, a dover fare chiarezza ed il medico legale dovrà verificare se Aiuti abbia assunto farmaci particolari o se sia stato colpito da infarto. L’immunologo era ricoverato per una cardiopatia ischemica da cui era da tempo affetto e che lo aveva già costretto ad altri ricoveri e trattamenti anche invasivi.
Al momento l’unica certezza al momento è che il decesso di Aiuti “è sopravvenuta per le complicanze immediate di un trauma da caduta dalla rampa delle scale adiacente il reparto di degenza“. Lo comunica noto lo stesso Policlinico romano dove il Professore era ricoverato presso il reparto di Medicina Generale per “il trattamento di una grave cardiopatia ischemica da cui era da tempo affetto e che lo aveva già costretto ad altri ricoveri ed a trattamenti anche invasivi”. Più recentemente, “il quadro cardiologico si era aggravato evolvendo verso un franco scompenso cardiaco, in trattamento polifarmacologico“.
Da quanto è emerso dal sopralluogo del pm si tratta di una caduta di oltre dieci metri nella tromba delle scale adiacenti al reparto di medicina generale del Policlinico Gemelli. Al momento non sono state trovate tracce ematiche né sulla balaustra né sulle scale del reparto. Stranamente però le pantofole di Aiuti erano sul pianerottolo da dove è caduto. Al momento nel fascicolo della Procura non è stato ipotizzato alcun reato, ma nelle prossime ore il pm potrebbe procedere per omicidio colposo o istigazione al suicidio.
Recentemente il suo quadro cardiologico si era aggravato. , ha dedicato gran parte della sua attività alla lotta all’Aids: attraverso la ricerca ma anche gesti provocatori. Fece il giro del mondo la foto scattata nel 1991 durante un congresso a Cagliari, che ritrae Aiuti mentre bacia sulla bocca la giovane sieropositiva Rosaria Iardino, che aveva in cura. Un bacio per dimostrare che l’Hiv non si poteva contrarre con un bacio e che non c’era nulla da temere nello scambiare effusioni con una persona sieropositiva: “Porterò con me per sempre il suo coraggio“, ha commentato oggi la Iardino.
“Perdiamo un pioniere nella lotta all’Aids” ha affermato il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’ex ministro della Salute Beatrice Lorenzin sottolinea come con Aiuti “se ne va un pezzo importante del mondo scientifico“. Il prof. Aiuti è stato prima linea fino alla fine: “L‘ho visto pochi giorni fa, abbiamo parlato di questioni legate all’Aids ed era combattivo come sempre. Lo conoscevo da 40 anni, uno degli assoluti pionieri della lotta all’Hiv, uno dei primi a lottare perchè si riconducesse il problema a una malattia e non a una peste“, afferma Massimo Galli, presidente della Società di Malattie Infettive e Tropicali. Un uomo, ricorda, dalla “forte generosità e anche dalla forte spinta polemica, che lo hanno portato a prendere posizioni decise e coraggiose“.