Al debutto davanti alla stampa della coalizione che aspira a fare da ago della bilancia della prossima legislatura, nonostante i sondaggi le accreditino una percentuale oscillante tra il 4 e il 5, assente l’altro protagonista di questa novità politica: Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Ma Carlo Calenda tranquilizza tutti e spiega: “Con Renzi faremo una grande iniziativa insieme a Milano, stiamo fissando la data. I nostri rapporti sono stati molto difficili – ammette Calenda – però lui ha fatto un gesto di grandissima generosità mettendosi di lato e dicendo “corri tu”, non è una cosa banale“.
Il leader di Azione non nega le differenze che continuano ad esserci: “Io ho un pensiero sulle sue conferenze in Arabia Saudita, lui ne ha un altro“, ma immagina un partito con il senatore fiorentino: “Dopo le elezioni partirà un processo costitutivo di una forza politica che a un certo punto deve superare me e lui, perciò stiamo costruendo una classe dirigente che ha tutte le caratteristiche per farlo“. I precedenti scontri durissimi con Renzi sono superati, Carlo Calenda non parla più con “orrore” del leader di Italia Viva, e diffonde pace sulle aspre polemiche passate: “Ho lavorato al governo con Renzi come ministro: non c’è un giorno in cui non abbiamo litigato, eppure non ho mai disconosciuto il fatto di considerarlo uno dei migliori presidenti del Consiglio che il Paese abbia avuto“.
L’obiettivo è semplice e delineato: andare avanti con l’agenda e il metodo Draghi, e continuare ad avere Mario Draghi presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Calenda si è presenta in sala stampa al Senato per illustrare il programma del Terzo polo, parlando senza prendere fiato per 32 minuti, ma il messaggio più importante è la volontà di proseguire sul sentiero delle riforme avviate con il governo dell’ex banchiere della Banca Centrale Europea: “O cerchiamo di ripartire da un governo Draghi con un polo liberale più forte, recuperando, com’è stato per la coalizione Ursula, un pezzo della destra e il Partito democratico, o il Paese è andato. E questo è quello che succederà se il centrodestra non vince – ha detto Carlo Calenda – perché si odiano talmente che Salvini governerebbe con Rifondazione comunista piuttosto che stare con Meloni”. Calenda non resiste e lancia una stoccata a Enrico Letta: “A persone come Carlo Cottarelli, Emma Bonino e Marco Bentivogli voglio dire che le nostre porte continuano a essere aperte perché il Pd dopo le elezioni tornerà dai 5 stelle”.
Il programma è un concentrato di 68 pagine dei cavalli di battaglia di Azione e Italia viva: basta con l’ambientalismo dei no, Ius scholae, salario minimo a 9 euro, il sindaco d’Italia, sgravi sui premi di produttività, una mensilità di stipendio in più detassata. Ma su alcuni temi come la giustizia, le priorità appaiono diverse, ma non contrastanti. Accanto a Calenda ci sono le ex berlusconiane Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, e un pezzo importante del mondo renziano: Maria Elena Boschi, Elena Bonetti e Luigi Marattin. La Boschi ha avanzato una proposta che nel programma non emerge in maniera così chiara: “Siamo per l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione“, che richiama la misura proposta in questi ultimi giorni a gran voce da Silvio Berlusconi , anche se già respinta dalla Corte Costituzionale nel 2006. Nel programma del Terzo polo si parla in modo più soft “di norme finalizzate a ridurre i casi di appello da parte del pubblico ministero della sentenza di assoluzione in primo grado“.
Sul reddito di cittadinanza argomento sul quale Matteo Renzi è “più tranchant“, al punto che voleva fare un referendum per abolirlo il programma prevede di togliere il sussidio al beneficiario che rifiuta la prima offerta di lavoro, e la riduzione di un terzo dell’assegno dopo due anni. Nel programma: una mensilità in più detassata. Sì al salario minimo di 9 euro l’ora. Di certo no Flat tax, ma un necessario ammodernamento delle imposte. No quota 41 cara a Salvini, che significherebbe un capitombolo per i conti con una spesa di 63 miliardi («Irrealizzabile»).
Calenda ha confermato la sua candidatura nel collegio di Roma 1, e si dice soddisfatto delle liste che verranno chiuse nelle prossime ore: “Non presentiamo persone senza esperienza nel pubblico o nel privato, basta coi Toninelli e coi Di Maio“. Per il voto del prossimo 25 settembre il leader di Azione Il voto è il primo passo di quello che Calenda immagina: un grande partito liberale con Renzi, e prevede una partita aperta: “Non esiste il voto utile perché ci sono in campo quattro coalizioni, non due. Ce la giochiamo sul proporzionale al Senato e possiamo vincere rivolgendoci a tutti gli italiani”.