E’ il collega Luca Fazzo sulle pagine online del quotidiano IL GIORNALE ad aprire un nuovo squarcio sulla procura di Milano, che sembra essere diventato il nuovo “porto delle nebbie” della magistratura italiana, nell’indifferenza preoccupante della sezione disciplinare del Csm che sembra non accorgersi di nulla. Così come l’ ANM, l’ associazione nazionale magistrati stranamente non ha nulla da dire.
Carte e documenti insabbiati per anni nella palude della Procura di Milano. Carte che secondo la Procura generale – superiore gerarchico della Procura, chiamata a vigilare sul suo operato – dimostravano come intorno al lungo dissesto del Monte dei Paschi di Siena si fosse verificato un caso senza precedenti di insabbiamento assolutorio, con un trattamento inspiegabilmente omissivo da parte degli inquirenti milanesi verso i massimi vertici di Mps, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, nominati dal governo Renzi per mettere ordine nella banca toscana, e che invece hanno lavorato nell’operato di occultamento dei conti reali.
Facciamo un passo indietro e torniamo al 13 novembre 2021, quando il procuratore Francesco Greco va in pensione al suo posto, in attesa della nomina del nuovo capo della procura ambrosiana, si insedia come facente funzione il più anziano dei vice, Riccardo Targetti. che si trova sul tavolo i fascicoli rimasti “dormienti” per anni. IL GIORNALE racconta che corre voce che Targetti trasecola e decide di trasmettere tutto a Brescia, cioè alla procura che giudica i reati commessi o subiti dai magistrati milanesi.
L’iscrizione di Greco emerge dalla proroga indagini notificata agli indagati. L’ipotesi della procura di Brescia, con il procuratore Francesco Prete e il pm Erica Battaglia, è che non sarebbero stati svolti tutti gli accertamenti necessari nell’inchiesta sui dirigenti della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, rispettivamente ex presidente e ex ad dell’istituto. Incredibilmente Greco è stato nominato “consulente alla legalità” del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, ex ministro Pd nel secondo Governo Conte.
Targetti trova tra le carte “dormienti” la richiesta della Procura generale di incriminare Roberto Tasca e Lara Castelli, i due consulenti che avevano firmato la perizia che scagionava i massimi vertici di Mps, presunti responsabili di avere falsificato la perizia sul Monte dei Paschi di Siena Ma la richiesta della Procura generale venne disattesa, ed infatti la procura di Milano guidata da Greco non ha mai proceduto all’iscrizione di Tasca (ex assessore al Bilancio del sindaco Beppe Sala, docente universitario e consulente di “fiducia” degli inquirenti milanesi) nel registro degli indagati. Adesso ha provveduto la Procura di Brescia ad incriminare Tasca e la sua collega Castelli per un motivo senza precedenti: la vittima della falsa perizia sarebbe Gemma Gualdi, il sostituto procuratore generale di Milano che aveva commissionato quella consulenza fidandosi di Tasca, dal quale avrebbe invece ricevuto una sfilza di omissioni.
La Gualdi dopo aver ricevuto la relazione-consulenza si era subito resa conto che nella perizia molte cose non collimavano. A partire da quella che viene ritenuta omissione più vistosa: e cioè non vi era alcun cenno alla relazione della Banca Centrale Europea che al termine della ispezione del 2 giugno 2017 aveva verificato e certificato l’esistenza di un megabuco da 7 miliardi e mezzo per crediti inesigibili privo di accantonamenti, concludendo drammaticamente che “il Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca de mondo, è esposta a rischi tali da pregiudicarne l’esistenza“.
Ed invece cosa fa la Procura di Milano ? Chiede l’archiviazione delle indagini su Viola e Profumo. E come la legge le consente, archivia direttamente lei stessa tutte le indagini nei confronti del Monte dei Paschi di Siena come ente giuridico. Allorquando la Procura generale si rende conto che tutto è basato su un clamoroso “falso”, chiede al procuratore Greco (quello che per sfuggire a delle indagini a suo carico ha dichiarato di aver perso il telefono…) di revocare quei decreti di archiviazione. Ma anche quella richiesta, finisce come quella di incriminare il consulente Roberto Tasca, resta inevasa: fino a quando il procuratore aggiunto Targetti non prende il posto di Greco, come facente funzione, quando va in pensione.
Risultato che adesso sono tutti indagati a Brescia: Greco ed i pm di Milano Stefano Civardi, Giordano Baggio e Maurizio Clerici (già indagati) che lavoravano con lui, ed i suoi consulenti Tasca e Castelli. Le carte arrivate da Milano si aggiungono a quelle che Brescia aveva già in mano, come gli esposti in procura del consulente dei piccoli azionisti Mps Giuseppe Bivona, che definiva fin dal 2020 le affermazioni di Tasca “fantasiose“. La procura di Milano aveva chiesto l’assoluzione anche in un altro filone del procedimento, quello sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati, che invece era stata respinta dal gip Guido Salvini. Anche in questo caso una nuova perizia aveva ribaltato la valutazione degli indagati. L’inchiesta ora è portata avanti da altri due pm della procura bresciana , i magistrati Roberto Fontana e Giovanna Cavalleri, che hanno iscritto nel fascicolo altri sette indagati.
Adesso mettere tutto a tacere si annuncia molto difficile. Incredibilmente le due inchieste più importanti della Procura di Milano, cioè quelle su Eni e su Monte dei Paschi di Siena, si sono rivelate in una vera e propria guerra tra toghe contrapposte. Mentre per l’accanimento accusatorio su Eni c’era una certa logica, per Mps la domanda è diametralmente opposta: perché si voleva salvare a tutti i costi Profumo e Viola ? Il fatto che nel 2017, all’epoca della relazione occultata dalla Procura di Milano, la Bce fosse presieduta dall’attuale capo del governo Mario Draghi dà corpo, inevitabilmente, alla necessità di fare luce e chiarezza totale su quanto accaduto.
Chissà come mai alla Procura Generale della Cassazione ed alla sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura tutto tace…