“Io non la ricevo, venga con me al confine a condannare Putin”. Mostrandogli una maglietta con il volto del leader russo, Wojciech Bakun sindaco di Predmysl ha contestato la presenza di Matteo Salvini, leader della Lega, appena giunto dall’Italia nella cittadina polacca che si trova a una decina di chilometri al confine con l’Ucraina, in missione con i volontari della onlus “Ripartiamo” dopo aver detto che voleva andare in Ucraina con Caritas e Croce Rossa, ma entrambe le organizzazioni avevano smentito qualsiasi contatto. Il sindaco prima ringraziato l’Italia e poi ha mostrato al leader della Lega la T-shirt col volto del dittatore russo Vladimir Putin che Salvini aveva indossato in varie occasioni.
Un gruppo di italiani presenti sul posto ha contestato Salvini urlandogli: “Buffoni, buffoni“, rivolgendosi anche alla delegazione della Lega di cui facevano parte anche l’eurodeputato Marco Campomenosi e il parlamentare Luca Toccalini, . Salvini che è abituato alle contestazioni. non ha raccolto la provocazione sostenendo di essere lì per portare “aiuti e la pace“. Prima di partire, aveva postato su Facebook: “Al lavoro per restituire Pace, casa e sorriso a questi bimbi e a queste mamme. Che questo 8 marzo, passato insieme alle donne fra Polonia e Ucraina, sia l’ultimo 8 marzo di guerra“.
Anche dall’ Italia dai radicali arrivano accuse a Salvini di aver tacitamente rinnovato il 7 marzo un accordo con “Russia Unita” il partito di Putin. Con una nota congiunta Massimiliano Iervolino, Igor Boni, rispettivamente segretario e presidente di Radicali Italiani e Giulio Manfredi dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta denunciano che Salvini a Mosca il 6 marzo 2017 firmò per conto della Lega, insieme a Sergey Zhelenznyak, responsabile esteri di Russia Unita, un accordo scritto di reciproca collaborazione. Il primo mai sottoscritto da un partito italiano con un partito straniero, mirato allo scambio di “informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica italiana, sulle relazioni bilaterali e internazionali”.
L’accordo di “partenariato paritario e confidenziale tra la Federazione Russa e la Repubblica Italiana” durava 5 anni, a meno che una parte non avesse notificato “all’altra entro e non oltre sei mesi prima della scadenza dell’accordo la sua intenzione alla cessazione”. Non essendo stata resa nota dalla Lega alcuna revoca dell’accordo, secondo i Radicali quell’accordo si è automaticamente rinnovato proprio alla vigilia dell’arrivo di Salvini a Putin. Per questo motivo Salvini, è stato invitato in virtù del suo accordo sottoscritto “a recarsi a Mosca per cercare di convincere i suoi amici russi a cessare l’aggressione all’Ucraina”.
“Non ci interessa la polemica della sinistra italiana o polacca, siamo qui per aiutare chi scappa dalla guerra”. Con queste parole Matteo Salvini ha risposto alla contestazione alla stazione di Przemysl, senza sapere che il Comune polacco è guidato da un movimento di destra. Il sindaco Bakun, infatti, è un esponente di Kukiz’15, un piccolo movimento di destra nazionalista e populista, fondato dal cantante punk rock, Paweł Kukiz.
“È opportuno salvare donne e bambini. Secondo me si, portare medicine, vestiti, giochi e portare in Italia donne e bambini, ne vale sempre la pena, per la polemica politica c’è sempre tempo” ha aggiunto Salvini. “Sono il primo politico a venire qui? Spero ne arrivino altri, se ciascuno fa il suo e aiuta una famiglia…la Polonia sta facendo tantissimo, un milione di rifugiati, mentre l’Europa dovrebbe fare di più. La Polonia è lasciata un po’ da sola” ha concluso Salvini. A chi gli ha chiesto se sia pronto a condannare anche il presidente Putin, Salvini ha risposto: “Certo, ovvio. Condanniamo la guerra, chiunque condanna la guerra e l’aggressione tranne qualche italiano che è qua a parlare di guerra”.
Un pullman della onlus “Ripartiamo” partirà domani dalla Polonia per portare almeno 50 persone ucraine verso l’Italia e sabato è prevista la partenza di altri mezzi per consegnare aiuti nelle zone di confine con l’Ucraina e aiutare decine di profughi a raggiungere il nostro Paese.