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5 Novembre 2024 01:23

Il Tribunale condanna il Comune di Taranto per le sue violazioni sulla privacy.

Il Garante Privacy ha sanzionato il Comune di Taranto e lì ex-AMIU Taranto spa azienda in house del Comune che ha pubblicato sulle proprie pagine social video di cittadini che violavano la normativa sullo smaltimento dei rifiuti ripresi dalle fototrappole: dalla lettura delle ordinanze ingiunzione si evince che i due enti siano incorsi in una serie di violazioni dei principi su cui si fonda il GDPR

Il Giudice Monocratico dr. Antonio Pensato, 1a sezione civile del Tribunale di Taranto, a seguito di una sanzione pecuniaria di 200mila euro, comminata dall’ Autorità Garante per la Protezione ed il Trattamento dei Dati Personali , rappresentata e difesa dall’ Avvocatura dello Stato di Lecce, ha condannato il Comune di Taranto che si era opposto in giudizio, a pagare la somma di 20mila euro, per la sanzione disposta nel giugno 2022 dal Garante Privacy al Comune di Taranto ed all’ AMIU Spa (ora Kyma Ambiente) azienda “in house” dell’ amministrazione comunale, che aveva pubblicato sulle proprie pagine social video di cittadini che violavano la normativa sullo smaltimento dei rifiuti ripresi dalle fototrappole.

COMUNETARANTO_PRIVACY

L’Autorità Garante, aveva avviato l’attività ispettiva, ha rilevato che AMIU e il Comune di Taranto, destinatario di un’altra ordinanza ingiunzione resa contestualmente a quella nei confronti della municipalizzata, non avessero rispettato la vigente normativa in materia di protezione dei dati personali, commettendo una serie di violazioni che hanno causato loro l’irrogazione di due sanzioni, rispettivamente di 200mila euro e 150mila euro.

Dalla lettura delle ordinanze-ingiunzione emerge come i due enti siano incorsi in una serie di violazioni dei principi su cui si fonda il GDPR , motivo per cui il Garante ha ritenuto illegittimo e quindi illegale il comportamento dell’ Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Rinaldo Melucci, e dell’ ex-AMIU Spa presieduta dall’ Avv. Giampiero Mancarelli, che ha pubblicato sulla pagina Facebook della società comunale, dei video di persone riconoscibili in volto nell’intento di abbandonare i rifiuti.

Illecito è stata la pubblicazione sulle pagine social della società in house dei video che ritraggono i trasgressori, anche se i loro volti sono stati opportunamente mascherati. Infatti, come si legge chiaramente nell’ordinanza in esame, la diffusione dei dati personali, riferiti o riferibili agli interessati, raccolti per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri, può avvenire solamente se sia prevista da una norma di legge o, comunque, da un regolamento. Dunque, l’ AMIU spa non poteva in alcun modo pubblicare le immagini del trasgressore sulla propria pagina Facebook, dato che la loro ostensione indiscriminata non è prevista da alcuna normativa di specie.

l’ avv. Giampiero Mancarelli presidente di Kyma Ambiente (ex AMIU Taranto spa)

L’ AMIU spa , durante la fase istruttoria, non ha mai indicato quale sia questa normativa, e, quindi, il trattamento dei dati dei trasgressori è avvenuto in violazione dei principi di liceità, corretta e trasparenza, così come previsto dal combinato disposto di cui all’art. 6 par. 3 lett. B) del GDPR e dal comma 3 dell’art. 2-ter del Codice Privacy.

Tra l’altro, l’AMIU non ha mai adottato alcuna procedura sul mascheramento dei volti, né autorizzato i propri dipendenti ad eseguire dette operazioni, senza nemmeno formarli adeguatamente. Perciò, il personale eseguiva dette operazioni non solo senza gli opportuni permessi, ma anche sulla scorta della propria esperienza.

Il Comune di Taranto aveva adottato il 28 marzo 2012 l’ordinanza sindacale con la quale aveva rilasciato ad AMIU spa i poteri di accertamento e contestazione degli illeciti amministrativi derivanti dalla violazione della normativa sullo smaltimento dei rifiuti, ma, sino al 14 gennaio 2022, cioè dopo ben 10 anni (!!!) non erano stati disciplinato in alcun modo i ruoli privacy fra i due enti, nonostante tale obbligo fosse previsto anche dalla normativa previgente.

Il sindaco Melucci sostenitore della (inutile) candidatura di Mancarelli

AMIU a sua volta si era rivolta alla società ITS (che, invece, è stata regolarmente designata come responsabile del trattamento), in totale autonomia,, cioè, senza avere un’autorizzazione scritta da parte del Comune, così previsto dal GDPR. Dunque, l’Autorità ha ritenuto di multare non solo AMIU ma anche il Comune, proprio perché non aveva disciplinato le responsabilità in merito al trattamento dei dati personali con AMIU.

Secondo il Garante, l’ AMIU Taranto S.p.A., esercitando una attività di natura sostanzialmente pubblica che comporta, un monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala, avrebbe dovuto nominare un proprio responsabile per la protezione dei dati personali. Tale mancanza costituisce una violazione dell’art. 37 del GDPR e, pertanto, è stata inclusa nel computo della sanzione comminata all’azienda.

il sindaco di Taranto Melucci ed il presidente dell’ ex-AMIU Taranto spa Mancarelli

AMIU Taranto spa aveva annunciato di aver impugnato l’ordinanza del Garante, ritenendo di non dover fare alcun passo indietro sul sistema di deterrenza adottato, nonostante non abbia presentato al Garante nessuna memoria difensiva al termine della fase istruttoria. Dalla lettura di entrambe le ordinanze ingiunzione, è evidente che i due enti siano incorsi in una serie di violazioni dei principi su cui si fonda il GDPR e di alcune prescrizioni che non sono certamente di una complessa interpretazione giuridica del dettato normativo che può essere messa in discussione in sede di opposizione.

Ma lo scorso 11 maggio è arrivata la prima sentenza contro il Comune di Taranto ed è atteso a breve il giudizio nei confronti dell’ ex- AMIU Taranto spa che ha non pochi problemi di gestione societaria e finanziaria, che potrebbero indurre il vertice societario a depositare i libri contabili della società sulla via di un fallimento gestionale.

E’ bene ricordare che quei 20 mila euro da pagare sono soldi dei contribuenti e non escono certamente dalle tasche degli amministratori pubblici, dirigenti e funzionari comunali responsabili di queste violazioni di Legge.

Adesso resta solo da attendere l’azione della sezione regionale pugliese della Corte dei Conti che chiamerà i responsabili (Sindaco, Assessore, Dirigenti ecc.) del Comune di Taranto e dell’ AMIU spa, a risarcire in proprio il danno erariale causato.

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