Il Tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza per Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. costituendo il secondo passaggio fondamentale dopo che il ministero delle Imprese nei giorni scorsi, a seguiito della richiesta del socio di minoranza Invitalia, ha ammesso la società in amministrazione straordinaria e nominato un commissario nella persona di Giancarlo Quaranta. La dichiarazione di insolvenza è l’anticamera procedurale della Magistratura sull’amministrazione straordinaria.
La decisione adottata dal collegio presieduto dalla giudice Laura De Simone, presidente della sezione Crisi d’impresa, dopo aver accertato l'”assoluta assenza di liquidità di cassa per la sopravvivenza” costituisce la premessa per l’amministrazione straordinaria che era stata già richiesta da Invitalia al Mimit.
La decisione del Tribunale di Milano assume un fondamentale risvolto economico oltre agli aspetti più tecnici del diritto. Il Decreto legge numero 4 del 18 gennaio del 2024, relativo alle “Disposizioni urgenti per l’esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell’area di Taranto” impedisce che possano essere presentate o proseguite domande di accesso “ad uno degli strumenti di regolazione della crisi o dell’insolvenza”, l’articolo 2 consente all’ex Ilva che “qualora le società che gestiscono gli impianti siano ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria, possono essere concessi dal Ministero dell’economia e delle finanze uno o più finanziamenti a titolo oneroso della durata massima di cinque anni, in favore delle medesime società, nel limite massimo di 320 milioni di euro per l’anno 2024“. Finanziamenti che sranno disponibili sotto forma di prestito ponte alla gestione commissariale.
Il Tribunale Fallimentare di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza di Acciaierie d’Italia spa, a seguito dell’istanza dal socio pubblico e di minoranza Invitalia dal Commissario straordinario Giancarlo Quaranta, ed ha respinto le richieste di AdI attraverso il socio privato di maggioranza insolvente ArcelorMittal che invece chiedeva un concordato “in bianco” per tutto il gruppo senza fornire alcuna garanzia.
I giudici del collegio hanno quindi dichiarato “improcedibile” la domanda di concordato presentata da AdI spa a firma Lucia Morselli per raggiungere un accordo con i creditori e così poter scadenzare nuovamente la propria peesante situazione debitoria debito, in quanto era già stata aperta la procedura di amministrazione straordinaria e quindi, in attuazione di quanto previsto dal Decreto legge del 18 gennaio scorso, non possono essere ammessi altri strumenti di protezione del patrimonio. Secondo i giudici inoltre una richiesta di concordato con riserva che, non può valere neanche per le altre tre società del gruppo, ossia AdI Energia srl, AdI Servizi Marittimi srl e AdI Tubiforma srl, i quanto i rispettivi “business” delle quattro società del gruppo sono “interdipendenti” fra di loro. Ma anche perché il management è esclusivamente in capo ad AdI spa e sarebbe quindi impossibile gestire un progetto ristrutturazione del gruppo senza AdI.
Inoltre, il legale rappresentante delle altre tre è sempre Lucia Morselli. Pertanto è stata conseguentemente dichiarata “inammissibile” la richiesta di concordato per le altre tre società del gruppo . Le altre tre, potrebbero entrare anche loro in una procedura di amministrazione straordinaria di gruppo. E’ stata fissata per il prossimo 19 giugno l’udienza per adunanza dei creditori in cui si procederà all’esame dello stato passavo davanti al giudice.
Da ricordare anche che con la composizione negoziata della crisi, il rigetto delle misure cautelari e protettive chieste da Acciaierie d’ Italia è avvenuto il 16 febbraio a seguito dell’ ordinanza del giudice Francesco Pipicelli. Attraverso queste misure, Acciaierie avrebbe voluto cercare di bloccare i creditori (a partire da Ilva in amministrazione straordinaria alle banche pasando per le società energeriche Eni, Snam ecc.) nella “facoltà di segnalare in Centrale Rischi (di Banca d’ Italia – n.d.r..) e alla Crif l’intervenuta sospensione dei pagamenti nel corso delle trattative, nonché di revocare le linee di credito già esistenti ed utilizzate“.
Questo è stato il terzo rigetto arrivato ad AdI dallo stesso giudice, che aveva già respinto in precedenza la richiesta societaria da parte di Acciaierie d’ Italia di impedire a Invitalia di chiedere al Mimit l’amministrazione straordinaria e dichiarato, inoltre, che il decreto legge di gennaio 2023 (quello che ha posto il primo tassello dell’amministrazione straordinaria) non é anticostituzionale. Ma questa volta tutti i tentativi border line utilizzati dal nuovo studio legale (il precedebte non era stato pagato !) utilizzato dalla Morselli , che per assistere legalmente gli interesse di Arcelor Mittal in Acciaierie d’ Italia spa ha preteso il pagamento in anticipo delle proprie competenze.
Lo stato di insolvenza dichiareato dal Tribunale Fallimentare di Milano apre però un secondo capitolo per la gestione Arcelor Mittal di Acciaierie d’ Italia che però è di natura penale con le indagini in corso sull’ipotesi di reato di bancarotta ipotizzato da parte della Procura di Milano che al momento si era limitata solo ad aprire un fascicolo senza indicazioni specifiche, né indagati, ma é facilmente deducibile che adesso la Procura potrà avviare tutti gli accertamenti necessari per verificare se ci sono state, e quali, irregolarità nella gestione di Acciaierie. A partire dall’ incessante utilizzato di voli aerei privati utilizzati dal rappresentante legale Lucia Morselli del costo di circa 200 mila euro al mese persino nell’ultimo periodo pre-fallimentare.
L’apertura del fascicolo di indagine era già stata annunciata dalla Procura milanese lo scorso 27 febbraio. Il presidente De Simone nel provvedimento del 29 febbraio scrive: “Quanto allo stato di insolvenza, l’irreversibile impossibilità di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni e l’assoluta assenza di una liquidità di cassa per la sopravvivenza della continuità aziendale diretta, la stessa non é in alcun modo contestata dalla società ed in ogni caso é stata acclarata dall’esperto nel corso della composizione negoziata e vagliata dal Tribunale negli argomentati provvedimenti adottati dal giudice designato per la conferma delle misure protettive richieste nel contesto della composizione“. In quella sede emerse un indebitamento alla data di fine novembre 2023 per 3,1 miliardi da parte di Acciaierie d’ Italia .
Un fascicolo di indagine era stato aperto a suo tempo dalla Procura di Taranto sotto la gestione del procuratore Capristo che d’intesa anche con la Procura di Milano guidata all’epoca dei fatti dal procuratore Francesco Greco mandò la Guardia di Finanza negli uffici della Morselli, per acquisire tutte le necessarie documentazioni. Indagine sulla quale però non si è avuta alcuna successiva traccia allorquando la procura jonica è stata affidata prima nelle mani del procuratore aggiunto facente funzione Maurizio Carbone e dell’ attuale procuratore capo Eugenia Pontassuglia.
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