Il giudice monocratico del Tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano ha rigettato l’istanza avanzata da Ilva spa in amministrazione straordinaria con la quale, l’azienda stessa, aveva chiesto l’utilizzo dell’impianto nonostante l’applicazione del provvedimento giudiziario. Di conseguenza l’Altoforno AFO2 che era stato sottoposto a sequestro il 26 giugno del 2015 adesso dovrà essere definitivamente spento dando esecuzione, come riportato nell’ordinanza, a quanto già indicato nel cronoprogramma predisposto dal custode giudiziario ing. Barbara Valenzano, dirigente della Regione Puglia .
Naturali e prevedibili i conseguenti riflessi occupazionali della prossima chiusura dell’altoforno Afo2, che alimenta da solo un terzo della produzione dello stabilimento siderurgico di Taranto, il cui attuale gestore in locazione ArcelorMittal, “eredita” dall’ ILVA in Amministrazione Straordinaria questa decisione del Tribunale di Taranto .
Ecco il testo integrale dell’ ordinanza:
RIGETTO TER FACOLTA' D'USO ILVA SPAArcelorMittal in una nota prende atto della decisione del Tribunale di Taranto, di rigettare la revoca del sequestro dell’altoforno Afo2 notificata ad ILVA in Amministrazione straordinaria, e ricorda di non essere “parte” nel procedimento legale, e sta quindi valutando le ripercussioni che possono conseguire per l’operatività dello stabilimento di Taranto a seguito di questa decisione giudiziaria .
Il gruppo franco-indiano ha preparato un calendario per la chiusura dell’altoforno 2 come disposto, continua ancora il comunicato emesso ieri sera. In ogni caso ArcelorMittal auspica che venga trovata una soluzione alternativa poichè il funzionamento dell’altoforno 2 è parte integrante della sostenibilità del sito di Taranto.
Immediate le redazioni dei sindacati che prevedono circa un migliaio di nuovi possibili cassintegrati. “Da tempo segnaliamo i ritardi proprio su Afo2 e tutta l’area altoforni relativi ad alcune prescrizioni vigenti – dichiara Marco Bentivogli segretario generale della Fim Cisl – Questa ulteriore tegola si aggiunge ai 1400 lavoratori in cassa integrazione dal 2 luglio a cui potrebbero aggiungersi altri 1000 proprio a causa del sequestro di Afo2“.
“Da qui al 6 settembre, data di cessazione dello scudo penale, la tensione in stabilimento aumenta ogni ora . Se aggiungiamo a questi 2400 i 1700 in cassa integrazione comprendiamo come la lentezza con cui si cerca di disinnescare i problemi ambientali si somma ad un’incertezza del Governo che innesca una bomba sociale inaccettabile” aggiunge Bentivogli, ricordando che “ancora oggi in audizione al Senato un rappresentante del M5S ha ribadito la necessità di riconvertire l’area ex Ilva ad altra attività economica. I lavoratori non vogliono sussidi ma rientrare al lavoro, in un’ambiente salubre. Il benaltrismo non aiuta né il lavoro né l’ambiente. Il ministro Di Maio chiarisca definitivamente se rispetto all’accordo del 6 settembre 2018 ha cambiato idea – conclude Bentivogli – e dia risposte chiare a lavoratori di tutto il Gruppo e ai cittadini di Taranto“.
Ieri si è riunita la Commissione Industria e Attività Produttive del Senato con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm per un confronto sulle prospettive industriali, ambientali ed occupazionali del sito di Taranto e del gruppo ArcelorMittal. Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil, che ha partecipato all’audizione ha chiesto con una nota che “il Governo ed il Parlamento si assumano la responsabilità di scegliere e di garantire le prospettive del sito ex Ilva di Taranto e del gruppo ArcelorMittal a cominciare dal rispetto degli impegni che sono stati sottoscritti con l’accordo di settembre del 2018 dal punto di vista del piano industriale, ambientale e occupazionale“.
“Le vicende di questi mesi con il superamento delle esimenti penali, – continua Venturi – già previsto dal decreto Salva Ilva del 2015, hanno introdotto invece elementi di incertezza che insieme alla insicurezza prodotta tra i lavoratori per gli incidenti ricorrenti, purtroppo anche mortali, hanno riportato le prospettive dell’ex Ilva ad un tornante particolarmente drammatico. Abbiamo quindi chiesto alla Commissione – conclude il segretario nazionale della Fiom-Cgil – di farsi carico di rappresentare e di audire il Governo in merito all’urgenza di trovare una soluzione equilibrata in vista della scadenza del 6 di settembre, data fissata per il definitivo superamento delle esimenti penali. A conclusione dell’audizione il Presidente della Commissione si è assunto l’impegno di dare seguito alle richieste delle organizzazioni sindacali nell’ambito di un’iniziativa più generale tesa alla salvaguardia di un settore strategico per l’economia complessiva del Paese“.
“ Abbiamo chiesto e ottenuto questo incontro per informare e aggiornare la Commissione Industria, commercio e turismo del Senato e il Parlamento tutto sulla situazione drammatica dell’ex Ilva di Taranto e sulle preoccupanti prospettive occupazionali per i lavoratori” ha dichiarato a sua volta Rocco Palombella, Segretario Generale della Uilm, durante l’audizione da parte della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato della Repubblica sulla situazione dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
“A circa un anno dall’accordo del 6 settembre 2018 e a 9 mesi dall’inizio della gestione di Arcelor Mittal la situazione rischia di precipitare con tutte le conseguenze nefaste per i lavoratori e per tutta la comunità di Taranto e della Puglia . La gestione di questa multinazionale – continua il leader della Uilm – si è dimostrata fin da subito complicata per i gravi problemi ereditati ma la situazione nell’ultimo mese è diventata allarmante. La grave crisi del mercato dell’acciaio ha fatto assumere la decisione ad AM di ridurre la produzione negli stabilimenti euopei e in Italia ha fatto ricorso alla cigo per 1.400 lavoratori nel sito di Taranto”.
“Accanto a questa decisione unilaterale da parte della multinazionale – aggiunge Palombella – c’è la decisione del Ministro dello sviluppo economico di eliminare l’immunità legale con il Decreto Crescita del 26 giugno 2019 che ha visto la reazione di ArcelorMittal con il conseguente annuncio da parte del Ceo Geert Van Poolverde della chiusura dello stabilimento dal 6 settembre 2019.Il nuovo sequestro dell’Altoforno Afo2 da parte della Magistratura e, soprattutto, la tragica morte del giovane operaio Cosimo Massaro – prosegue – hanno fatto precipitare la situazione dal punto di vista della sicurezza e del clima all’interno e all’esterno del sito di Taranto”.
“Ora nella fabbrica si è creata una situazione di punto di non ritorno. – continua il Segretario Generale della Uilm – All’insicurezza si è aggiunta una prospettiva occupazionale e industriale drammatica, nonostante l’accordo del 15 luglio al Mise. Sono diminuiti notevolemente i livelli di produzione arrivando ad un dimezzamento dalle sei milioni di tonnellate previste dal piano industriale alle tre che si potranno produrre con gli attuali impianti in esercizio entro la fine dell’anno” e conclude “La situazione rischia di arrivare a una condizione ingovernabile e per questo vogliamo sapere cosa intende fare il Parlamento e questa Commissione ma soprattutto quali sono i provvedimenti che il governo metterà in campo per salvaguardare la sicurezza e i livelli occupazionali dello stabilimento di Taranto e la salute dei cittadini all’esterno dell’acciaieria”.