di Antonello de Gennaro
Come avevamo già scritto in passato numerose volte ogni attività del nostro giornale non poteva che essere che di competenza della magistratura romana e non certo dell’ostile procura tarantina, essendo il nostro giornale registrato presso il Tribunale di Roma, ed avendo la nostra società editrice sede legale a Roma, ove è iscritta presso la locale Camera di Commercio,. La Procura di Taranto nonostante la presenza al suo interno di ottimi e validi magistrati, di persone per bene e rispettose delle toghe che indossano, era diventata (come avevo scritto nell’ aprile di tre anni fa) “la Procura della Diossina“ . Una procura dove esercitava (per modo di dire…) l’azione penale l’ ormai ex pubblico ministero Matteo Di Giorgio, che poteva contare sul sostegno di alcuni colleghi, e nonostante ciò, è stato condannato in primo grado, appello e dalla Corte di Cassazione a 9 anni di carcere, ed è attualmente detenuto nel carcere di Matera.
Non a caso in quel processo il Tribunale di Potenza dopo aver condannato inizialmente il pm Di Giorgio alla pena di quindici anni di carcere, aveva inoltre disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Potenza per valutare la posizione di diversi testimoni in ordine al reato di falsa testimonianza. Tra questi vi erano anche altre figure “togate”, come l’ex procuratore di Taranto Aldo Petrucci e l’ex- procuratore aggiunto di Taranto, Pietro Argentino salvatosi grazie ad un cavillo giudiziario.
Era il lontano 27 luglio 2015 quando in un’ editoriale a mia firma dal titolo “ QUEL MALEDETTO VENERDI’ 17” scrivevo queste testuali parole : “cari lettori, sono consapevole e pressochè certo di subire prima o poi, qualche attenzione o ritorsione dalla Procura della Repubblica di Taranto, così come l’ ha subita a suo tempo una nostra collega (che stimiamo) e cioè Annalisa Latartara che è attualmente sotto processo (“violazione del segreto d’indagine“) per aver fatto anche lei il proprio lavoro, e cioè informare“. Infatti la collega Latartara successivamente è stata assolta dal Tribunale di Taranto dalle fantomatiche accuse mosse a suo carico dai soliti “noti”….della Procura tarantina.
Nello stesso editoriale quasi profetico aggiungevo ” tutto ciò, cari lettori, non mi preoccupa. Per fortuna competente sul nostro e mio operato, è la Procura di Roma, guidata da un gentiluomo, da un “signor Magistrato” , il dr. Giuseppe Pignatone. E quindi possiamo dormire sonni tranquilli” e concludevo : “Una cosa è certa: negli uffici giudiziari di Taranto si preannuncia un autunno caldo. Molto “caldo”.
Ma non avevo fatto i conti con la vicinanza e “comparanza” fra alcuni magistrati in servizio presso la Procura di Taranto ed un giornalista-sindacalista, tale Cosimo (detto Mimmo) Mazza che lavora presso la redazione tarantina della Gazzetta del Mezzogiorno.di cui si “spaccia” esserne il capo, senza in realtà esserlo. Poco dopo, infatti la “macchina del fango” tarantina si attivò immediatamente contro il sottoscritto, forte di poter contare sull’esercizio abusivo della leva giudiziaria nei miei confronti.
Ho subito oltre 20 querele false e piene di menzogne, dal Mazza con accuse inizialmente di estorsione giornalistica, esclusa e trasformata in “stalking” dalla “manina” del procuratore aggiunto (all’epoca dei fatti) Pietro Argentino e del pm Giovanna Cannarile, la quale aveva stralciato le inesistenti ed insussistenti accuse di “estorsione” denunciate dal Mazza nei miei confronti, per le quali molto presto risponderà dinnanzi alla Procura ed al Tribunale penale e civile di Roma,
Il procuratore aggiunto Pietro Argentino affidò le indagini ad una loro “sodale” di turno…, cioè il sostituto procuratore Rosalba Lopalco. Magistrati questi, appena citati, che insieme alla Cannarile sono iscritti attualmente nel registro degli indagati della Procura della repubblica di Potenza a seguito di una mia circostanziata e documentata querela-denuncia nei loro confronti.
E tutto ciò con la “complicità” silente del Procuratore capo Franco Sebastio che aveva avvallato le indagini a mio e nostro carico illegittimamente, arrivando ad iscrivere nel registro degli indagati senza alcun legittimo motivo persino mia madre , quale rappresentante legale della nostra società cooperativa, editrice del quotidiano onliene IlCorriere del Giorno.it che state leggendo in questo momento, e da circa quattro anni vi offre un’informazione senza “favoritismi” e compromessi su quanto avviene in Italia, in Puglia ed anche a Taranto. Sebastio arrivò addirittura a far finta di non saperne nulla quando gli contestai l’accaduto alla presenza del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Taranto
La vendetta della Procura di Taranto
Questa “costola” ostile della Procura di Taranto contro chi scrive, non aveva fatto però i conti con l’oste… e cioè la “Giustizia“. Quella con la “G” maiuscola. Infatti la Procura di Taranto si era inventata letteralmente una misura interdittiva per 6 mesi della professione nei confronti del sottoscritto. Il loro obbiettivo era molto chiaro: metterci a tacere. Arrivando successivamente a richiedere persino il mio arresto sostenendo (contrariamente al vero ) che il sottoscritto avesse violato la misura interdittiva. Ma per fortuna a Tarato, come ho scritto e sostenuto pubblicamente più volte esistono ancora dei giudici onesti, seri, liberi ed indipendenti. E molto ma molto lontani dalla “cricca” del Tribunale !!!
Le decisioni della Procura di Taranto nei miei confronti, sono state tutte annullate in sequenza in prima battuta dal Tribunale del Riesame sempre di Taranto (presidente dr. Petrangelo, relatore dr.ssa Di Roma, a latere dr. Caroli) , contro il quale la Procura di Taranto presentò un ricorso in Cassazione firmato dai magistrati Cannarile e Lopalco. La misura cautelare richiesta nei miei confronti venne invece revocata dal Gup dr.ssa Gilli del Tribunale di Taranto che annullò quanto erroneamente disposto inizialmente dal Gip dr. Tommasino.
Un ricorso illegittimo a dir poco vergognoso e ridicolo, quello della Procura di Taranto, che infatti non caso, è stato ritenuto “inammissibile” prima dalla Procura Generale presso la Corte di Cassazione, e successivamente rigettato dalla Va Sezione della Corte di Cassazione. che lo ritenuto “totalmente inammissibile“
Ma evidentemente per questi magistrati “ostili” a chi vi scrive ed al giornale da me diretto credevano di essere destinatari del “verbo“, e si sentivano degli “intoccabili” utilizzando come una clava il potere giudiziario nei mei confronti arrivando a far verificare dalla Guardia di Finanza persino i consumi energetici dell’ abitazione da me condotta in locazione a Taranto, appartamento che utilizzavo durante i miei soggiorni nel capoluogo jonico. Tutto questo non era bastato, e la Procura di Taranto arrivò a chiudere le indagini, accusandomi di essere responsabile di “stalking“, “diffamazione” e persino di “stampa clandestina” !
Come dicevo prima questa “cricca” non aveva fatto i conti con la Giustizia, quella con la “G” maiuscola, questa volta rappresentata ed esercitata dal Gip dr. Benedetto Ruberto del Tribunale di Taranto, il quale pur in presenza della richiesta di rinvio a giudizio formulata in udienza venerdì scorso dal procuratore aggiunto di Taranto Maurizio Carbone (notoriamente amico personale e vicino alle posizioni idologiche-politiche “sinistrorse” del Mazza) che era presente in aula a sostenere le accuse inconsistenti delle sue colleghe Cannarile e Lopalco contro il sottoscritto, mentre nei corridoi del Tribunale e della Procura appariva la presenza “anomala” dell’ex procuratore aggiunto Pietro Argentino, attuale procuratore capo a Matera.
Il Gip del Tribunale di Taranto dr. Ruberto ha confermato l’incompetenza territoriale della Procura di Taranto nell’esercitare l’azione giudiziaria nei miei/nostri confronti, accogliendo le tesi difensive del mio difensore Avv. Giuseppe Campanelli, e dichiarando con la propria sentenza il Tribunale di Taranto incompetente a decidere, rimettendo quindi tutti gli atti alla Procura di Roma che dovrà accertare, valutare e decidere sulle accuse farneticanti sostenute dall’ Avv. Coda del Foro di Taranto, per conto del suo “caro” assistito Mimmo Mazza.
Una sentenza quella del Tribunale di Taranto che è stata una vera propria “mazzata” giudiziaria per la “cricca” degli amici degli amici che voleva metterci a tacere utilizzando una giustizia deviata e teoremi giudiziari inventati di sana pianta.
Ma di tutto quello che di illegale hanno fatto questi magistrati “ostili” (Pietro Argentino, Giovanna Cannarile e Rosalba Lopalco) non solo al sottoscritto, ma anche alla corretta applicazione della Legge, adesso dovranno occuparsene altri magistrati di Potenza e del Consiglio Superiore della Magistratura. Ed ai magistrati tarantini da me denunciati, nei prossimi giorni si aggiungeranno altre due toghe in servizio nel palazzo di Giustizia di Taranto.
La “Giustizia” ha trionfato come scrivevo prima , ma sulla base delle verità processuali e sull’applicazione delle norme di Legge. che non vanno interpretate ma rispettate. Non si avviano azioni giudiziarie basate sullo stretto legame collusivo fra i soliti giornalisti ed alcuni magistrati della Procura di Taranto smaniosi di protagonismo mediatico. Su tutto ciò l’ottimo nuovo procuratore capo di Taranto dr. Carlo Maria Capristo che è persona per bene, ha ancora molto da fare.
Non basta trasferire e riunire gli uffici e far cambiare i numeri di telefono dei suoi magistrati. Il lavoro da fare per il procuratore Capristo è ancora tanto. A partire dal fare installare un bel pò di telecamere nei corridoi della Procura di Taranto e seguire l’esempio di suoi colleghi del “calibro” di Giuseppe Pignatone ed Armando Spataro. Allora si che verrebbero a galla non pochi conflitti di interesse, fughe di notizie e strane frequentazioni degli uffici giudiziari di Taranto
E come ho più volte scritto e sostenuto pubblicamente, il Procuratore Capo di Taranto dr. Capristo è persona per bene, ma per riportare la piena legalità negli uffici giudiziari di Taranto ha ancora molto da fare. E lo diciamo per il suo bene e con la stima che abbiamo nei suoi confronti. Altrimenti fra qualche anno a Taranto potrebbe succedere quanto è accaduto nella precedente procura di Trani che lui dirigeva.