di Paolo Campanelli
La legge entrata in vigore che istituisce i reati autonomi di omicidio stradale e lesioni personali stradali, la n. 41/2016 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 70/2016, prevede pene fino a 12 anni di carcere, che possono arrivare a 18 nei casi più gravi, prelievi coattivi per stabilire se il conducente si trova in stato di ebbrezza, arresto in flagranza obbligatorio e revoca della patente. Le novità numerose della legge, che continua a fare discutere, per l’impianto sanzionatorio estremamente severo, visto da molti come non conforme al principio di proporzionalità tra illeciti e sanzioni, in quanto non colpisce soltanto i cosidetti “pirati della strada” ma anche coloro che commettono infrazioni diffuse, la cui gravità andrà valutata caso per caso.
Ma le nuove sanzioni, possono essere applicate anche a carico di chi effettua manovre pericolose, come l’eccesso di velocità, il passare col rosso, il circolare contromano o il fare inversioni di marcia in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi, o ancora il sorpasso in corrispondenza di una linea continua o di un attraversamento pedonale.
È proprio affiancare gli incidenti causati dalla guida in stato di ebbrezza (da alcol o droghe) a quelli derivanti dalle specifiche violazioni del codice della Strada ad aver scatenato le maggiori critiche, anche da parte di coloro che erano favorevoli a un inasprimento delle sanzioni . Un’assimilazione di condotte che farà rischiare la galera allo stesso modo sia a chi si mette alla guida consapevolmente, pur avendo alzato troppo il gomito o con la mente annebbiata dalla droga, sia agli automobilisti “normali” che commettono infrazioni a volte attribuibili alle carenze di manutenzione o di progettazione delle strade: basta pensare al sorpasso sugli attraversamenti pedonali che i test qualificati denunciano da anni come poco visibili.
La domanda che sorge spontanea fra i giuristi è se l’Italia potrà permettersi un sistema di sanzionatorio così severo, molto vicino a quello americano. Tutto si giocherà sulla serietà delle indagini, ma queste dovrebbero prevedere innanzitutto un’adeguata preparazione degli agenti che effettuano i rilievi sul luogo dell’incidente, anche se ci sono settori delle forze dell’ordine, come ad esempio la Polizia Stradale, che è in forte carenza di organico, e poi dai periti, ai quali non è richiesta una preparazione specifica sulla materia essendo chiamati indifferentemente per sparatorie o incidenti, e infine sui magistrati, sottoposti a carichi di lavoro sempre più imponenti che non permettono di affrontare al meglio le indagini.
Il sistema disegnato sicuramente parte, dunque, già squilibrato, con sanzioni e colpe certe per gli utenti finali ma senza aver fatto nulla sul fronte degli altri attori da cui dipende la sicurezza stradale.