ADGNEWS24 – La cordata ArcelorMittal continua a voler mantenere aperta la negoziazione con il governo italiano, manifestando la propria disponibilità ad entrare con una posizione minoritaria (nella prima fase) in presenza un azionariato pubblico-privato, che si renderebbe possibile grazie all’intervento del Fondo strategico nazionale , braccio economico della Cassa Depositi e Prestiti, che finanzierebbe anche la presenza del Gruppo Marcegaglia . Infatti, nonostante le offerte della multinazionale e del gruppo italiano, non siano state ritenute congrue, il Governo è costretto a correre ai ripari, in quanto ormai la liquidità di cassa proveniente del prestito ponte delle banche si sta esaurendo, a fronte dell’indebitamento crescente della società, valutato in circa in 1,5 miliardi.
Aditya Mittal, numero uno di ArcelorMittal Europa dopo l’incontro avvenuto mercoledì mattina con il ministro dello Sviluppo economico Guidi ha dichiarato: “Crediamo che la nostra partnership con il Gruppo Marcegaglia sia in grado di offrire un sicuro futuro all’ ILVA. Intendiamo incrementare la produzione della società per raggiungere la piena capacità di utilizzo degli impianti in modo da generare più lavoro e garantire importanti livelli occupazionali. Siamo anche pronti a fare i necessari investimenti per introdurre migliorie nel ciclo produttivo, nell’ambiente e in nuove tipologie di prodotti che permetteranno a Ilva di mantenere ed spandere la propria offerta al mercato italiano internazionale. Siamo sicuri di essere i migliori partner perILVA, in grado di garantire un futuro sostenibile per i dipendenti e per tutti gli stakeholder”.
ArcelorMittal e Marcegaglia non hanno interrotto il dialogo con il Governo, e sarebbero pronti ad affrontare e sostenere il costo dell’Aia, come ieri ha lasciato intuire uscendo dal Mise Antonio Marcegaglia, l’amministratore delegato del gruppo ( accompagnato da sua sorella Emma Marcegaglia attuale Presidente dell’ Eni ) il quale ha dichiarato: “Siamo flessibili, dovremo esserlo e lo saremo”. Anche se battono sulla necessità di creare una “bad company” nella quale far defluire le richieste di risarcimento ambientale e i contenziosi giudiziari, ed una “newco” (cioè una “new company“) ove trasferire impianti , personale ed attività industriali. Risanare il siderurgico tarantino, non solo ha un costo, ma ha scadenze precise: entro il 31 luglio — dopo il decreto che ha stabilito uno slittamento di cinque mesi — dovrà essere applicato l’80% delle prescrizioni fissate dalla legge. Proprio per questo motivo è al vaglio uno slittamento della data, mentre per il completamento della bonifica rimane il termine ultimo del 4 agosto 2016 . Operazioni per le quali è necessaria la liquidità che si attende dello sblocco di 1,2 miliardi dei 1,9 sequestrati dalla magistratura milanese alla Riva Group, reso possibile grazie all’emendamento del senatore Salvatore Tomaselli al decreto Competitività di luglio, a seguito del quale è arrivato in consenso del Gup di Milano.
Ieri sera il premier Renzi affiancato dal suo nuovo super-consulente economico il consulente economico Andrea Guerra, ha convocato il ministro Federica Guidi, il commissario Piero Gnudi, ed i vertici della Cassa depositi e prestiti e del Fondo strategico nazionale , per arrivare ad una decisione finale collegiale prima di affrontare un nuovo decreto salva ILVA all’ordine del giorno nel Consiglio dei ministri di venerd’. Al termine dell’incontro ha dichiarato: “C’è un Paese da cambiare, oggi abbiamo lavorato sull’ILVA mentre altri preferiscono giochetti parlamentari“. Quindi siamo arrivati alle ore conclusive che vedono in trepida attesa le banche esposte sul fronte Ilva ee le imprese pugliesi dell’indotto siderurgico in fibrillante preoccupazione che con il decreto si adotti la legge Marzano che, nella sostanza, potrebbe congelare la situazione debitoria. Ma non dovrebbe essere così.
L’ipotesi su cui si sta lavorando il Governo non è ben vista dal presidente della commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti per il quale “Lo Stato fa da sgabello ai privati“, ma anche fra i sindacalisti della Fiom il responsabile siderurgia Rosario Rappa sostiene che «si fa avanti il modello Alitalia, ripulire l’ILVA e scaricare sulla collettività 40 miliardi di perdite» . nel frattempo la Procura della repubblica del capoluogo jonico ha aperto un fascicolo a carico di diversi indagati, a causa di materiali inquinanti scoperti grazie alle segnalazioni di alcuni lavoratori proprio nel sottosuolo dell’area dove dovrà sorgere il nuovo impianto di aspirazione dell’acciaieria 1 dell’ ILVA, secondo quanto previsto dall’Aia . Più che una soluzione, un vero e proprio compromesso.