di REDAZIONE ECONOMIA
Chi lavora al “dossier Ilva” conosce molto bene la realtà : un Ilva “carbon free” non può essere un progetto di breve termine. Come sempre vane le promesse pre-elettorali come il documento del Pd presentato a ridosso delle elezioni regionali e le numerose dichiarazioni di esponenti del M5S con in testa il ministro del Mise, Stefano Patuanelli.
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Il piano industriale tavolo della trattativa tra ArcelorMittal e governo, resta quindi quello dell’accordo stipulato lo scorso 4 marzo, che prevede due altoforni tradizionali affiancati da due elettrici.
Persino Frans Timmermans vice presidente della Commissione europea ha dichiarato che l’acciaio verde non potrà arrivare a Taranto in tempi brevi, pur augurandosi che sia questa la strada per una riconversione giusta da percorrere. A dire il vero ArcelorMittal non si è mai sottratta a tale ipotesi industriale, ma “il gruppo sarà carbon neutral soltanto nel 2050 ” ha detto Aditya Mittal, Presidente e Cfo della multinazionale dell’acciaio, e CEO of ArcelorMittal Europe, parlando ovviamente della strategia mondiale, non solo di Taranto
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Intervenendo in occasione della “Financial Times Commodities Conference” Mittal ha dichiarato che “l’idrogeno ha un grande potenziale” evidenziando però che i costi di transizione sono molto elevati per cui è necessario l’intervento della politica.
Il processo attuale sfrutta il carbonio presente nel coke per sottrarre l’ossigeno ai minerali di ferro e ricavare il ferro puro, mentre nei futuri processi industriali l’idrogeno potrebbe strappare l’ossigeno ai minerali, formando così H2O anziché CO2. Ma per il momento bisogna fermarsi a livello di progetti pilota come la sperimentazione avviata proprio da ArcelorMittal sull’impianto di pre-riduzione di Amburgo per la sostituzione del metano con il 100% di idrogeno.
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Il progetto più avanzato è senza dubbio l’Hybrit lanciato nel febbraio 2018 da SSAB, in collaborazione con LKAB e Vattenfall: l’entrata in funzione degli impianti è prevista nel 2030. Uno dei grandi ostacoli per la riconversione di impianti di grandi dimensioni come lo stabulimento siderurgico di Taranto (il più grosso in europa, n.d.r.) è il costo di produzione dell’idrogeno green.
Secondo Carlo Mapelli, docente di Materials Engineering & Environmental Impact del Politecnico di Milano “Il costo di produzione dell’idrogeno necessario per arrivare ad una tonnellata di pre-ridotto è intorno a 88 euro , contro i 27 euro la tonnellata per la preriduzione con gas naturale, che già abbatte del 66% le emissioni di CO2 rispetto alla produzione con il coke. Oggi è insostenibile” come ha affermato durante webinar organizzato dal sito specializzato Siderweb .
ArcelorMittal ha reso noto ieri che la situazione degli ordini sta migliorando, che ha conseguito la ripartenza di alcuni impianti come il reparto Pla/2 (Produzione Lamiere) a Taranto.