di REDAZIONE ECONOMIA
E’ fallita la mediazione tra ArcelorMittal e i commissari di Ilva in A.S. sulle tre rate di affitto non pagate (da 22,25 milioni ciascuna) dal gruppo franco-indiano: adesso l’amministrazione straordinaria può chiedere ed ottenere l’incasso la fidejussione di 90 milioni fornita a suo tempo da Banca Intesa ad ArcelorMittal.
Qualora il Governo non intervenga bloccando la procedura d’incasso, peraltro legittima, tutto ciò rappresenterebbe una vera e propria dichiarazione di guerra che di fatto aprirebbe la porta dell’uscita dall’ Italia della multinazionale siderurgica, in virtù del diritto al recesso già previsto dagli accordi stipulati, mediante il pagamento di una penale da 500 milioni entro novembre.
Secondo alcune fonti i Mittal si svincolerebbero anche da quest’obbligo monetario a cause di eventuali modifiche al piano ambientale imposte dallo Stato. Incredibilmente questo intreccio di contenzioso corre parallelamente alle trattative occulte in corso tra Invitalia ed i Mittal, per tentare di mettere in piedi un asse pubblico-privato ipotizzato per la futura guida dell’Ilva.
Come prevedibile, la vicenda Ilva si è riaccesa un minuto dopo le elezioni regionali in Puglia .
Sempre sul versante delle trattative fra il Governo ed Arcelor Mittal entro qualche giorno dovrebbe concludersi la due diligence effettuata alla valutazione dell’azienda e, quindi, all’ipotetica spartizione delle quote azionarie. Soltanto quel punto sul tavolo verranno sciolti eventualmente i veri nodi della trattativa, cioè gli esuberi connessi agli obiettivi industriali
Nel frattempo i lavoratori hanno riconquistato, anche se forse un pò troppo tardi, il palcoscenico della vicenda Ilva. Ieri infatti è iniziata una serie di incontri con i sindacati conseguente al vertice ottenuto martedì dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, a seguito della proclamazione dello sciopero , in seguito sospeso, ed il picchettaggio allo stabilimento di Taranto . Purtroppo i segnali che arrivano dagli altri versanti della crisi aumentano sensibilmente la difficoltà di un percorso che dovrebbe consentire l’auspicato rilancio dell’azienda.
Al Mise ieri si sono incontrati i sindacati e l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, in un vertice iniziato malissimo, allorquando i rappresentanti dell’Usb hanno abbandonato la riunione accusando la Morselli di mancanza di rispetto: “Noi parlavamo e lei leggeva il giornale disinteressata invece di ascoltarci” mentre la Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno definito “timide aperture” quelle prospettate sulla sicurezza degli impianti e sull’utilizzo “improprio e massivo” della cassa integrazione.
Da oggi si svolgeranno anche una serie di incontri tra le rappresentanze sindacali unitarie di Taranto ed Arcelor Mittal che, a latere, si sarebbe impegnata a saldare entro due settimane la quasi totalità delle fatture scadute con le imprese dell’indotto. Accadrà ? I precedenti lasciano più di qualche perplessità.
I sindacati hanno chiesto a Patuanelli la convocazione per lunedì di un tavolo tecnico, ed il ministro potrebbe incontrare nelle prossime ore la Morselli. Il rischio è che la rottura fra il Governo, i sindacati ed Arcelor Mittal fermi il cuore dell’ acciaio italiano.
Ma forse è proprio questo il vero obbiettivo di Arcelor Mittal.