di Marco Ginanneschi
In data odierna Corrado Carrubba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi , i Commissari Straordinari di ILVA S.p.A. in Amministrazione Straordinaria, hanno aperto le buste presso lo studio notarile del Prof. Piergaetano Marchetti in via Agnello 18 a Milano ed iniziato l’esame delle offerte vincolanti per l’acquisizione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA che sono state presentate da AcciaItalia e Am Investco Italy. Le offerte sono state trasmesse all’ “advisor” finanziario della procedura di Amministrazione Straordinaria, Rothschild, per gli adempimenti connessi alla procedura.
La joint venture Am Investco Italy si presenta con la cordata guidata dalla multinazionale ArcelorMittal, numero uno mondiale dell’acciaio, insieme alla società Marcegaglia Carbon Steel del gruppo italiano Marcegaglia (al 20%) con la sigla di una lettera di intenti con Banca Intesa SanPaolo per unirsi al Consorzio, mentre nella cordata AcciaItalia fanno parte l’ Acciaieria Arvedi (10%), Cassa depositi e prestiti (27,5%), Jindal South West (35%) . e la Delfin (27,5%) l’ holding finanziaria dell’industriale Leonardo Del Vecchio .
Negli ultimi giorni i due colossi siderurgici si sono spesi molto sulla stampa compiacente (alcuni giornalisti, violando le norme deontologiche) addirittura si sono fatti trasportare e ospitare all’estero presso la sede della Jindal South West che cerca di convincere l’opinione pubblica che la loro sia la migliore offerta migliore per Taranto. In serata saranno resi noti i dettagli dell’offerta dell’altra cordata in gara, AcciaItalia, che riunisce gli indiani di Jindal Secondo le dichiarazioni rese alla vigilia anche in questo caso si dovrebbe puntare a una produzione nel 2018 di 6 milioni di tonnellate all’anno da ciclo integrale.
Nei giorni scorsi Sajjan Jindal il chairman di Jsw, la società indiana azionista di riferimento nella cordata AcciaItalia) ha dichiarato di essere pronto a investire in un piano di alcuni miliardi di euro per portare la produzione di ILVA a 10 milioni di tonnellate, mantenendo in parte l’attuale produzione da altoforno, e contemporaneamente con la realizzazione di forni elettrici alimentati a preridotto, adottando una scelta tecnica che potrebbe offrire un minore impatto ambientale dell’attività, avendo l’obiettivo di raggiungere il break-even nell’ arco di un triennio. Il Gruppo Jindal, che con questo investimento in Italia vorrebbe presidiare un mercato siderurgico europeo di qualità, manifestando la volontà di investire anche socialmente sul territorio pugliese, prendendo come esempio l’attività della Fondazione Jindal in India.
Il cfo di ArcelorMittal durante la conference call sui risultati del 2016 ha aggiunto che “Sono numerose le ragioni per cui la nostra offerta è la migliore – ha aggiunto Mittal – Innanzitutto abbiamo una maggiore esperienza; poi abbiamo capacità e forza in termini di sicurezza e alti standard ambientali e sociali che ci permettono di offrire un futuro sicuro a ILVA, con miglioramenti nel breve tempo. Inoltre siamo leader nella tecnologia di questo settore: vedo l’opportunità per la nostra azienda di contribuire ad un rapido miglioramento di ILVA“.
“Riteniamo che il consorzio composto da ArcelorMittal e Marcegaglia costituisca il miglior partner in assoluto per l’ILVA” ha dichiarato Lakshmi N. Mittal, presidente del colosso numero uno mondiale dell’acciaio. “Siamo convinti di avere il giusto piano industriale, il piano ambientale corretto e il piano commerciale idoneo per sostenere la trasformazione dell’Ilva in una società che, ancora una volta, sarà un gioiello del panorama produttivo italiano e che andrà ad apportare valore sia all’economia italiana che a tutti gli stakeholder” conclude. Antonio Marcegaglia, presidente e ceo del Gruppo Marcegaglia, (a lato nella foto) si è dichiarato “entusiasta di avere l’opportunità di contribuire alla rinascita di questa iconica azienda italiana dell’acciaio”.
La proposta di acquisto presentata dalla cordata Am Investco Italy prevede che la produzione sarà portata entro il 2018 dagli attuali 5,8 milioni di tonnellate a 6 milioni l’anno. I tre altiforni attualmente in servizio, verranno utilizzati nel rispetto dello standard Aia. Il piano prevede la “massimizzazione della capacità di finitura, apportando all‘Ilva fino a 4 milioni di tonnellate di lastre e coils laminati a caldo (HRC)». La cordata prevede di incrementare la produzione primaria di 8 milioni di tonnellate sul più lungo termine, con l‘aggiunta di 2 milioni di lastre e coils laminati a caldo (HRC).
Per quanto riguarda le emissioni è previsto l'” impiego di nuove tecnologie a bassa emissione di anidride carbonica, tra cui la cattura e l‘utilizzo del carbonio e la produzione di acciaio a impatto ridotto”. per la cui realizzazione oltre al prezzo di acquisto sono previsti investimenti per oltre 2,3 miliardi di euro,, dei quali poco meno della metà (cioè 1,1 miliardi) verrebbero utilizzati per il comparto ambientale, a partire dal completamento delle operazioni di bonifica; gli altri 1,2 miliardi utilizzati per l’ambito più prettamente industriale, compreso anche il rifacimento del rivestimento interno dell‘altoforno 5 che attualmente spento.
Le intenzioni della multinazionale franco-indiana sono quelle di sviluppare la gamma di prodotti dell ILVA, realizzando produzioni di qualità elevata per i segmenti automobilistico, edilizio ed energetico, e di venderli in tutto il mondo attraverso la sinergia con l’estesa rete di vendita e di marketing del colosso ArcelorMittal. Previsti anche investimenti iniziali investimenti nel nuovo centro per la ricerca e lo sviluppo di Taranto: si partirà inizialmente con 10 milioni di euro.
L’offerta di ArcelorMittal contiene un impegno a realizzare un centro di ricerca e sviluppo a Taranto. Impegno a implementare nuove tecnologie per la produzione di acciaio a bassa emissione di anidride carbonica, secondo quanto comunica il consorzio stesso. Banca Intesa San Paolo è il partner della cordata Arcelor Mittal-Marcegaglia per l’acquisizione dell’ILVA.
Nei prossimi trenta giorni a valutare l’offerta e il piano industriale sarà l’advisor Banca Leonardo & Co. Successivamente la cordata vincitrice avrà altri 30 giorni per presentare il proprio piano ambientale adattato alle prescrizioni contenute in un decreto del Ministero dell’Ambiente.
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